ItaliaOggi: Terza media, cancellato il '68
Alla camera, la commissione cultura rafforza in via emendativa il rigore della riforma Gelmini
Alessandra Ricciardi
Giudizio addio, torna il voto per la promozione alle superiori
È stato uno dei frutti della rivoluzione del '68, cancellare il voto finale all'esame di terza media, ritenuto troppo duro e poco educativo nel rapporto adulti-studenti, per sostituirlo con un giudizio sintetico: l'ottimo, il buono, il discreto e il sufficiente contraddistinguevano e valutavano chi passava alle superiori; non licenziato, invece, indicava chi la terza media doveva ripeterla. Ora, dopo quasi 40 anni dalla riforma, non sarà più così. Perché, in sede di emendamenti al decreto legge su scuola e università, ieri sera la commissione cultura della camera ha modificato la riforma Gelmini. Rafforzandone l'intento rigorista. E così il testo (Ac 1634), che lunedì andrà in aula per il via libera, elimina, a partire dal prossimo, anno il giudizio complessivo e introduce il voto finale espresso in decimi. Si sarà promossi dal 6 in su, insomma, bocciati dal 6 in giù. Come avveniva prima della legge n. 119/1969, che convertì un decreto emanato d'urgenza quando ministro dell'istruzione era il democristiano Mario Ferrari Aggradi. A spiegare l'intervento, la sua stessa autrice, nonché relatrice del provvedimento e presidente della VII commissione, Valentina Aprea: «Il voto in decimi anche in sede di esame finale renderà omogenea la valutazione degli studenti per tutto il corso del primo ciclo, visto che i voti sono stati ripristinati dal ministro dell'istruzione sia alle elementari che alle medie. Nessun intento punitivo nei confronti dei ragazzi», chiarisce l'Aprea, ex sottosegretario all'istruzione e tra gli esperti del settore di Forza Italia, «ma solo l'esigenza di fare ulteriormente chiarezza e ripristinare il rigore e la qualità nella scuola italiana». Dopo quasi sei ore di dibattito, presente lo stesso ministro, MariaStella Gelmini, la commissione ha licenziato il provvedimento che riforma la scuola accogliendo anche alcune modifiche proposte dal Pd. Come quella, a firma Luigi Nicolais, che aggiunge al voto finale comunque una nota esplicativa. Oltre a una certificazione delle competenze acquisite dallo studente. Per la Gelmini, un confronto, quello parlamentare, «sereno», di collaborazione tra maggioranza e opposizione. Non la pensa così il centrosinistra. «Abbiamo detto alla Gelmini», spiega Manuela Ghizzoni, capogruppo in commissione del Pd, «che non c'è nessun dialogo e lei ci ha risposto che non possiamo invocare il dialogo mentre organizziamo le piazze». Il riferimento dovrebbe essere alle intenzioni di andare allo sciopero fatte trapelare, al momento del suo insediamento, dal neo segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. Che potrebbe raccogliere il consenso di altre sigle sindacali, anche confederali. Intanto, la prossima settimana la camera dovrebbe licenziare la riforma Gelmini, che passerà per il via libera definitivo al senato.
Rispetto al dl approvato dal consiglio dei ministri, la commissione cultura ha sancito la possibilità per i docenti iscritti al nono corso di specializzazione delle Ssis di accedere alle graduatorie permanenti, ad oggi bloccate, e ha rivisto la rigidità della valutazione alle elementari dei bambini che hanno difficoltà di apprendimento o handicap. Ma altre novità sono attese per l'aula, dove, per esempio, il blocco delle edizioni dei testi scolastici per 5 anni (previsto dalla Gelmini per combattere il caro-libri) potrebbe salire a 6 anni e coprire così un intero ciclo scolastico.