ItaliaOggi: Tarsu, congelati i conti correnti
Pignorati i fondi delle scuole che non hanno pagato la tassa
Le società di riscossione sono scese in campo. L'ad di Equitalia, Attilio Befera: è solo l'inizio
Il problema, per gli agenti delle società di riscossione, è stato riuscire a individuare cosa potessero pignorare. Una scuola, a differenza di un normale contribuente moroso, ha infatti poche fonti di denaro aggredibili. Si possono mettere le ganasce ai pulimini, certo, ma solo nei casi in cui magari sono stati donati e non sono di proprietà del comune, e, comunque, si tratta di poca roba. Meglio congelare i conti correnti delle scuole, che vengono periodicamente alimentati dal ministero della pubblica istruzione per pagare le spese vive e minute, dall'acquisto del materiale di cancelleria alle supplenze per brevi periodi di assenza dal lavoro dei docenti titolari. Detto, fatto. In queste ultime settimane, le varie società di riscossione, a partire dalla Equitalia spa, i cui soci sono Agenzia delle Entrate (51%) e Inps (49%), hanno cominciato a presentare il conto agli istituti che in questi anni non hanno pagato la Tarsu, la tassa sulla raccolta dei rifiuti. Per un debito complessivo stimato in circa 200 milioni di euro. Un conto salato, che è diventato ancora più salato con il passare del tempo, perché ci sono pure gli interessi di mora e le spese che intanto sono lievitate. E, per chi non paga, si passa alla fase esecutiva. E' il caso, per esempio, di un istituto di Lecce, a cui Equitalia spa ha congelato il conto fino a concorrenza del debito che ammonta a oltre 92 mila euro. O di un altro istituto, sempre a Lecce, il cui pignoramento è per circa 25 mila euro. Il bello però deve ancora venire. Perché finora i casi di messa in mora e pignoramento sono poche decine, da Cuneo a Cesena, da Forlì a Lecce a Ferrara, ma siamo solo all'inizio, come spiega l'amministratore delegato di Equitalia, Attilio Befera: «Fin quando qualcuno non dirà di fermarci, noi non lo faremo. Piena disponibilità a venire incontro alle specificità del settore, ma stando così le cose, a normativa invariata, le scuole devono essere trattate al pari degli altri contribuenti». E, dunque, sì a tutte le procedure utili per riscuotere il credito vantato da anni dai comuni. La misura più estrema è appunto quella del congelamento dei c.c., che comporta il blocco automatico di tutti i pagamenti che fanno capo alla scuola. Nell'indisponibilità degli istituti sono finiti pure il fondo per le spese di personale e i contributi eventualmente dati dai genitori per attività aggiuntive. Una situazione impensabile fino a un poche settimane fa, quando il debito per la Tarsu era sì oggetto di continue diatribe tra comuni e dirigenti scolastici, tra ministero della pubblica istruzione e Anci, l'associazione nazionale dei comuni italiani, ma il pignoramento era un'ipotesi che restava sulla carta. Viale Trastevere è già intervenuto d'urgenza in alcune realtà per evitare gli effetti del blocco totale dei conti. Ma, a questo punto, non si tratta più solo di casi sporadici, la sensazione è che si è in presenza di una slavina inarrestabile. «Quello che è certo è che le scuole sono davanti a un baratro», spiega Giorgio Rembado, presidente dell'associazione nazionale presidi che ha scritto al ministro degli affari regionali, Linda Lanzillotta, per chiedere un intervento urgente. «Le scuole sono già con l'acqua alla gola, il blocco dei conti è insostenibile», aggiunge il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna. Messi in allerta dal crescendo rossiniano delle segnalazioni, al ministero dell'istruzione hanno attivato contatti con l'Associazione guidata da Leonardo Domenici per spuntare un pagamento forfetario della Tarsu pregressa, fermo restando che dal prossimo gennaio dovrebbe essere lo stesso dicastero a pagarla direttamente. Una proposta di accordo che finora, però, può vantare sul piatto della bilancia una cinquantina di milioni di euro. Un quarto del debito complessivo delle scuole.