|
È uno dei casi eclatanti del dossier che i tecnici dell'Istruzione hanno messo a punto per il loro ministro, MariaStella Gelmini. Un elenco di città, rappresentative delle «disfunzioni» riscontrabili nell'organizzazione della rete scolastica italiana. È il caso di Cosenza, dove, nel solo centro, si possono contare sei scuole medie che hanno tra i 155 e i 472 alunni iscritti. Scuole che, a rigore di norma, non dovevano essere costituite visto che gli attuali range per la formazione di un istituto autonomo parlano di un minimo di 500 studenti e di un massimo di 900. Insomma, ragionano a viale Trastevere, se ne potrebbero accorpare almeno tre, di scuole medie a Cosenza, continuando a garantire il servizio agli studenti e a far lavorare gli insegnanti. E risparmiando al tempo stesso, però, circa 500 mila euro all'anno, tanto quanto costano due posti da dirigente scolastico e due direttori di segreteria e relativo staff. Ed è proprio da questi casi che il ministro è intenzionato a partire per riorganizzare la scuola italiana. La ricetta, che sarà prevista nei decreti attuativi della manovra finanziaria approvata definitivamente dalla camera martedì scorso, prevede di accorpare gli istituti sottodimensionati, salvo alcune eccezioni, per le scuole di località molte isolate dal punto di vista logistico. Nell'incontro che ieri ha avuto con i segretari sindacali della scuola, il ministro ufficialmente non ha ancora scoperto le carte. Ma ha messo ben in chiaro che con un ministro dell'economia così forte, come Giulio Tremonti, che gode dell'appoggio incondizionato del premier, Silvio Berlusconi, la partita dei risparmi di spesa si mette male per tutti. Non solo l'Istruzione, del resto, ma anche la Difesa e la Sanità sono chiamati a dare un contributo imprescindibile al risanamento dei conti pubblici. L'unica strada da perseguire per tentare di addolcire i tagli, si leggeva tra le righe dell'intervento della Gelmini, è quella di eliminare intanto i rami secchi, eliminando gli sprechi. Come a Cosenza. Per poi sperare, nell'ambito della legge di bilancio che dovrà essere approvata a settembre, di poter scucire una dilazione dei tagli. E, per tentare, il ministro ha chiesto collaborazione ai sindacati. La prima proposta operativa arriverà a settembre. Mentre il piano definitivo, ovvero i regolamenti attuativi, dovrà essere varato dalla Gelmini nel giro di un mese. La manovra prevede una riduzione di 143 mila insegnanti in tre anni, e, di questi, 43 mila sul conto del 2009. «In pratica si tratta di un taglio del 10%, che significa la dismissione della scuola pubblica», ha commentato Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil, «un taglio a cui ci opporremo duramente». Secondo Francesco Scrima, numero uno della Cisl scuola, «con questa manovra il governo presenta la sua idea di scuola: un terreno di caccia in cui razziare risorse e sacrificare sull'altare del risanamento un servizio essenziale per il futuro del paese. I tagli che verranno dall'applicazione del decreto non sono razionalizzazioni, sono dismissioni del sistema pubblico di istruzione che comporterà, tra l'altro, la scomparsa della scuola in tanti piccoli comuni».
|