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ItaliaOggi: Studenti, vi rimando a settembre

Il ministro Fioroni pronto a ripristinare l'esame di riparazione

13/07/2007
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ItaliaOggi

Un alunno su tre è promosso con debiti. Che non sana perché le scuole non fanno i corsi di recupero.

Messo alle strette dall'emergenza finanziaria, le scuole hanno accumulato negli ultimi anni oltre un miliardo di euro di debiti per supplenze, forniture di materiali e tasse non pagate, il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, ha passato al setaccio tutti i capitoli di bilancio del dicastero e delle direzioni scolastiche regionali. E così, alla ricerca di fondi non utilizzati, ha scoperto che le scuole hanno speso poco, pochissimo i soldi per i corsi di recupero. Oltre un centinaio di milioni di euro, lasciati lì ogni anno in giacenza piuttosto che essere utilizzati per le attività di recupero dei ragazzi che hanno debiti formativi alle superiori. Il che vuol dire che ci sono studenti che vanno avanti senza aver mai sanato le lacune degli anni precedenti. Un dato che ha allarmato il ministro, perché è come dire che i tassi di promozione degli studenti italiani sono gonfiati. Allora, tanto vale tornare ai vecchi esami di riparazione a settembre. Soluzione alla quale Fioroni ha messo al lavoro i tecnici del ministero in vista di un decreto da emanare eventualmente a settembre, alla ripresa delle attività didattiche. Il nuovo finanziamento per gli Idei, gli interventi didattico-educativi-integrativi, ovvero i corsi di recupero, che il dicastero sta per fare alle scuole potrebbe così essere l'ultimo. E dal 2008/2009 si potrebbe tornare ai vecchi esami di riparazione, che Francesco D'Onofrio nel 1995 aveva cancellato.
«Se i corsi non si fanno, meglio tornare agli esami di riparazione», ha argomentato Fioroni, che proprio quest'anno ha modificato anche la maturità: niente ammissioni agli esami di stato per gli studenti con debiti non sanati e docenti esterni nelle commissioni giudicatrici.

Ufficialmente al dicastero non confermano: sul progetto riparazione a settembre è ancora tutto in alto mare, stiamo verificando le varie soluzioni, è il tono delle risposte. Quello che è certo è che il problema esiste: i corsi di recupero normalmente non si fanno. In media ogni anno un ragazzo su tre è promosso alla classe successiva delle superiori avendo uno o più debiti da recuperare.

La situazione più grave si registra negli istituti professionali e nei tecnici, dove la percentuale sale addirittura al 40%. Le scuole, con i fondi passati dal ministero, devono organizzare le attività di recupero, potendo pagare in media circa 300 euro per ogni docente che dovesse essere disponibile a svolgere i corsi. E c'è chi denuncia che sono troppo pochi, per l'impegno che le attività richiedono. Sarebbe questa una delle cause, in una scuola che è alla débâcle finanziaria, del fallimento del binomio debito-recupero. «Non credo che questo sia l'unico problema», commenta Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «ma dobbiamo ammettere che i corsi di recupero hanno fallito nella maggior parte dei casi. Se gli esami a settembre saranno strutturati in maniera ragionevole, potrebbero anche funzionare». Per Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, prima di un ritorno alle vecchie riparazioni è preferibile comunque «verificare la risposta che daranno le scuole all'invito del ministro a darsi da fare. Se ci saranno più fondi, la situazione potrebbe anche sbloccarsi».

Decisamente favorevole, invece, Marco Nigi, segretario dello Snals: «Finalmente una cosa giusta, con i corsi di recupero non ci si capisce più niente e i ragazzi non recuperano proprio nulla. Meglio gli esami di riparazione, sono più seri per tutti». Mette in guardia dai rischi di un ritorno «al mercatino delle lezioni private», il leader della Flc-Cgil, Enrico Panini


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