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ItaliaOggi: Sotto il maestro unico 40mila tagli

Ecco gli obiettivi finanziari del progetto di riforma proposto dal ministro dell'istruzione Gelmini

29/08/2008
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ItaliaOggi

di Alessandra Ricciardi

Entro il 2011 la riduzione delle cattedre alle elementari

In un colpo solo, fatta metà dell'opera. Con il ritorno al maestro unico, il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, realizzererebbe quasi il 50% del piano di risparmi imposto alla scuola dal decreto legge 112-2008, la manovra finanziaria estiva. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, le stime ufficiose del tandem Economia-Istruzione parlano infatti per le elementari di un taglio di circa 40 mila cattedre. «La riforma è motivata dalla necessità di dare ai bambini un punto di riferimento pedagogico unico», spiega Giuseppe Valditara, responsabile scuola e università di Alleanza nazionale. Ma dietro la revisione dei modelli didattici delle elementari -oggi scuola primaria- vi sarebbe forte lo zampino dei tecnici dell'Economia. Che nelle riunioni della commissione mista, che presiede all'attuazione del decreto a viale Trasvetere, hanno fatto la voce grossa con i colleghi dell'Istruzione. Indicando chiaramente i campi di azione per ridurre le spese: abolizione dei docenti specializzati alla primaria con il ritorno a un solo maestro per classe, contrazione dell'orario di lezione e delle materie nelle medie e superiori, in particolare presso gli istituti tecnici; accorpamento delle scuole dei piccoli centri, con l'eliminazione di circa 1300 sedi. Il tutto per tagliare entro il 2011 circa 87 mila cattedre. Un piano molto ambizioso, visto che molte scuole, in questi giorni propedeutici dall'avvio del nuovo anno scolastico, già lamentano di essere in difficoltà per la copertura delle classi. Eppure i tagli fatti per il 2008 sono «solo» 11 mila, quelli imposti dalla Finanziaria di Tommaso Padoa-Schioppa. Ma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, pretende molto di più dalla scuola, il settore più corposo, per numero di dipendenti, del pubblico impiego. E così ha stilato una tabella di marcia, con tanto di penali (ovvero il blocco alla fonte dei finanziamenti in misura pari ai risparmi non realizzati) che non ammette deroghe. Si parte dalla riforma del mastro unico, che pure la Gelmini, solo poche settimane fa in un'intervista radiofonica, aveva cautamente allontanato come ipotesi operativa. «E' chiaro che razionalizzare la rete scolastica impone alcune scelte», aveva detto, « ma credo che le elementari siano un ciclo scolastico che funziona, lo dicono anche i dati Ocse-Pisa, e quindi mi auguro che non sarà necessario tornare al maestro unico». A ridosso di Ferragosto, però, la Gelmini aveva fatto capire che alla fine si sarebbe andati a finire lì: «In un'ottica di riduzione della spesa pubblica e di razionalizzazione della spesa della scuola è una delle ipotesi al vaglio da parte del ministero». Il maestro unico è andato in soffitta nel 1990 con il ministro dell'Istruzione Gerardo Bianco. Attualmente la scuola primaria conta150 mila maestri specializzati per ambiti disciplinari (italiano, storia e geografica, matematica e scienze) che si alternano su due classi. Complessivamente 103 mila classi, che nel giro di pochi anni dovranno ritornare ad avere un solo maestro. Le stime parlano di un taglio possibile di 40 mila posti, che potrebbe salire a 50 mila a seconda di come verrà articolata la nuova didattica e soprattutto l'orario di lavoro dei docenti. Insomma, circa il 20% del complessivo organico di diritto delle elementari.

«Quando negli anni '80 rimettemmo mano alle elementari lo facemmo per adeguare la scuola a un'utenza che era fortemente cambiata», spiega a ItaliaOggi Alberto Alberti, componente della commissione riformatrice che abolì il maestro unico, «in cui il bambino non aveva più nella scuola l'unica fonte di formazione. C'era bisogno di dare qualcosa in più rispetto al maestro tuttologo. Mi pare difficile ora tornare al passato, e per farlo bisognerà tra l'altro rivedere la formazione di tutti i docenti in servizio». Già sul piede di guerra i sindacati. «Un'operazione vergognosa dettata da motivazioni solo finanziarie», attacca Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, che così poi sintetizza il giudizio sulla Gelmini: «5 in condotta, 4 in pedagogia». Parla di «un'idea sbagliata», Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «anche perché intacca il segmento che oggi funziona meglio in Italia, come testimoniano le rilevazioni Ocse». Molto duro anche Enrico Panini, numero uno della Flc-Cgil: «Incredibile, si propongono per i ragazzi di oggi soluzioni didattiche che andavano bene negli anni '60. Questo governo guarda al passato, non costruisce il futuro».


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