ItaliaOggi: Soldi Alle Private? Decida Il Parlamento
di Enrico Panini
La situazione sul versante del rapporto fra stato e scuole private paritarie è in profondo sommovimento ed è necessario, a mio avviso, rendere esplicito un dibattito che rischia di essere ignorato nelle sue reali conseguenze o reso oscuro da tecnicismi e forzature.
Non intendo soffermare tanto l'attenzione sui crescenti finanziamenti destinati alle scuole private o su altre norme che per tutto il 2007 sono costantemente intervenute a sostegno della privata, quanto su una vera e propria torsione in atto nelle regole previste da leggi dello stato ancora in vigore. Il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, rispondendo il 19 settembre a un question time, esplicita due scelte. La prima è relativa al fatto che d'ora in poi l'erogazione dei contributi alle scuole private sarà sganciata dalle prestazioni che esse dovevano garantire e considererà solo il loro essere in quanto tali.
Non a caso il decreto del 2 agosto, che destina 100 milioni di euro in più previsti dalla Finanziaria 2007, nel ribadire che le somme saranno assegnate alle scuole paritarie senza fini di lucro, non aggiunge alcuna altra considerazione. Siamo di fronte a una condizione giuridica (peraltro autocertificata dal gestore e senza che esista alcuna norma nazionale di regolamentazione) che esclude ogni riferimento alla prestazione della scuola in oggetto. Il decreto non indica le preesistenti prestazioni a favore dell'utenza, non ne anticipa di nuove, e per l'erogazione dei contributi segue criteri diversi da quelli che si propongono in un regolamento approvato dall'ultimo consiglio dei ministri. Né è pensabile che il requisito del «senza fini di lucro», aggiunto dal comma 636 della Finanziaria, possa assorbire natura e qualità delle prestazioni che le scuole devono fornire all'utenza per ricevere contributi.
Non sfugge poi che il requisito del «senza fini di lucro» non comporta in alcun modo gratuità o forme di facilitazione economica per gli utenti che continuano regolarmente a pagare le rette previste. Con il decreto citato, questa è la prima considerazione, si sgancia il contributo dalla prestazione violando lo spirito della legge n. 62/2000 e di conseguenza il dettato costituzionale: cioè si intende finanziare la scuola paritaria in quanto tale e complessivamente intesa.
Se si vogliono modificare le regole si deve passare dal parlamento, il voler evitare a tutti i costi questo passaggio sta producendo una serie di violenze normative e di irregolarità inaccettabili anche sul piano delle regole generali.
Enrico Panini segretario Flc-Cgi