ItaliaOggi: Scoppia la grana degli organici
Alle elementari l'80% delle famiglie ha scelto il tempo lungo di 30-40 ore di lezioni settimanali Dopo il flop del maestro unico, tagliare diventa più difficile
Alessandra Ricciardi
È stato un tripudio per il modello scolastico lungo. Il maestro unico -nel senso di un insegnante che da solo fa lezione in classe per 24 ore la settimana- non lo vuole quasi nessuno. Solo il 3% delle famiglie ha chiesto per i propri figli il nuovo modello di gelminiano conio. Una maggioranza bulgara, l'80%, si è invece espressa a favore dei modelli orari più consistenti: quello a 30 ore (il 56%) e a 40 ore (il 34%). La restante offerta a 27 ore è stata indicata nel 7% dei casi. I dati, raccolti dallo stesso ministero dell'istruzione su un campione di 900 scuole elementari all'indomani della chiusura delle pre-iscrizioni per il prossimo anno, minacciano di creare non pochi problemi alla Gelmini. Il ministro dell'istruzione infatti è alle prese con la definizione del decreto sugli organici dove attuare tutti i tagli previsti dal decreto legge 112/2008: 44 mila da cancellare alle elementari, in tre anni. In questo contesto, garantire a tutti l'offerta formativa richiesta sarà un'impresa. E se pure è vero che possono saltare le compresenze, è anche vero che un solo maestro non potrà mai fare 30 o 40 ore. Il che significa che comunque alle elementari andranno garantiti in organico più insegnanti per la stessa classe: un docente che fa le 22 ore previste da contratto e un altro -o anche più di uno se si fa lo spezzatino- che fa le altre 8 o addirittura 18 mancanti. Il favore delle famiglie per il modello allargato di scuola pare -il dicastero sul punto non fornisce precisazioni- sia stato registrato anche in regioni dove finora era quasi sconosciuto, come la Sicilia. Un boomerang per l'Istruzione. Le richieste più consistenti al Centro-Nord, in quelle regioni, come l'Emilia Romagna, dove c'è esperienza e ci sono strutture per il tempo pieno. Nonostante tutto, Mariastella Gelmini chiarisce che il «maestro unico» (alias insegnante prevalente) ci sarà in ogni caso, sia nelle classi a 24 ore, sia in quelle a 27 e a 30 ore, in quanto «punto di riferimento esclusivo» per l'alunno. Gli altri prof copriranno gli orari restanti, ma evidentemente non saranno quella «figura indispensabile per la formazione del bambino» che ha motivato, precisa la Gelmini, la riforma. Nei prossimi giorni i dirigenti scolastici dovranno trasmettere alle direzioni regionali i dati sulle iscrizioni. Sarà la prova del nove, anche per il ministero che così potrà verificare se il nascituro dispositivo sugli organici reggerà alla prova dei fatti e garantirà il tempo-scuola come richiesto dalle famiglie. «I dati sulle prescrizioni sono la sonora smentita dell' operazione nostalgia costruita dal governo per motivare e giustificare i tagli», attacca il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima. Per capire che l'offerta del maestro unico «era improponibile, bastava venire in piazza lo scorso 30 ottobre, durante la manifestazione di protesta contro la riforma», ragiona il coordinatore di Gilda, Rino Di Meglio. «Le famiglie hanno scelto la continuità di un modello educativo vincente rispetto ai tagli selvaggi», aggiunge Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil. Che intanto scalda i motori per lo sciopero di scuola e università del prossimo 18 marzo.