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ItaliaOggi: Rientro dei cervelli, via al piano

Il governo rimette mano alla riforma Gelmini al senato. Riscritte le commissioni d'esame

22/11/2008
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ItaliaOggi

Chiamata diretta per i ricercatori emigrati all'estero da tre anni

Nessun concorso per i ricercatori e i professori emigrati, quei cervelli italiani che non hanno trovato spazio in patria e che sono stati costretti ad andare in strutture straniere per portare avanti le loro ricerche e la loro didattica. Potranno essere assunti dalle università italiane, su chiamata diretta, senza doversi sottoporre a una nuova selezione. E poi, per gli esperti di chiara fama, ci sarà una procedura speciale, con l'autorizzazione ad essere assunti del ministro dell'istruzione, università e ricerca, Mariastella Gelmini, sul parere di una commissione nominata dal Cun, il consiglio universitario nazionale. Sono questi i contenuti di uno degli emendamenti che il governo si accinge a presentare al senato al decreto di riforma dell'università (As 1197). Provvedimento-relatore Giuseppe Valditara- che è entrato nel vivo del dibattito in commissione cultura di Palazzo Madama, dove dovrebbe essere licenziato già la prossima settimana. Tra le altre modifiche in arrivo, quella della composizione delle commissioni d'esame dei prossimi concorsi: 2700 posti solo per i ricercatori. Una rivisitazione del dl con cui il governo punta a dare una connotazione ancora più meritocratica alla riforma. Non solo tagli, è la filosofia, ma anche un cambio di rotta radicale rispetto al sistema del baronato tipico del mondo universitario. E che pare accogliere in pieno le sollecitazioni che proprio ieri giungevano dal presidente della repubblica, Giorgio Napolitano. «Bisogna tener conto, eccome, dello stato dei conti pubblici. Però le cifre non dicono tutto. Occorre confrontarsi nel merito dei problemi», ha detto il capo dello Stato, «c'è questo problema dei ricercatori, dei talenti giovani o già maturi che rischiamo di perdere. Spero che su questa questione ci si soffermi con molta attenzione». L'attenzione del governo si concretizza in un emendamento che dà il via al piano di rientro dei cervelli dall'estero: le università italiane, nell'ambito dei propri bilanci, potranno procedere all'assunzione a tempo indeterminato di ricercatori, docenti associati e ordinari che lavorano e studiano stabilmente all'estero -in strutture universitarie e di ricerca, equipollenti a quelle italiane- da almeno tre anni. Per i professori ordinari di chiara fama la procedura autorizzativa è del ministro dell'istruzione, su parere di una commissione composta da altrettanti esperti della stessa disciplina del candidato. L'attenzione del governo si è poi riversata sulla composizione delle nuove commissioni dei concorsi. «Perché i conti non tornano, per rispettare i criteri indicati inzialmente nel decreto Gelmini, servirebbero 22 mila ordinari, ce ne sono solo 19 mila», spiega il senatore Franco Asciutti (Pdl). E così si è previsto che la rosa nella quale sorteggiare i 4 esterni di ogni commissione sarà data utilizzando il moltiplicatore di tre, se vi sono abbastanza docenti di quella stessa materia, altrimenti di due, oppure di uno. E così la rosa potrà essere di 12 oppure di 8 o di soli 4 in base alle disponibilità delle varie discipline. In ballo anche i parametri che servono a definire le università virtuose. «È insufficiente il mero richiamo al rispetto del limite del 90% per le spese del personale», incalza la senatrice Adriana Poli Bortone (Pdl) «atteso che molte spese possono essere destinate agli investimenti». Dello stesso tenore le argomentazioni del presidente della VII commissione, Guido Possa, ex vice ministro del precedente governo Berlusconi proprio alla Ricerca. Che evidenzia la necessità di una ulteriore deroga al rispetto del tetto. Anche il fronte parlamentare potrà riservare delle sorprese.


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