ItaliaOggi: Professionali, parte il taglio
L'orario degli istituti professionali passerà dalle attuali 40 a 36 ore
L'orario degli istituti professionali passerà dalle attuali 40 a 36 ore di lezione settimanali. Lo prevede un decreto emanato dal ministero della pubblica istruzione il 25 maggio scorso. L'orario ridotto partirà dal prossimo anno nelle prime classi. E la decurtazione avverrà principalmente nell'area di approfondimento. Dunque, soprattutto per lettere e matematica. Ma sono in bilico anche le classi di concorso delle materie specifiche di indirizzo, che potrebbero perdere addirittura tre ore la settimana: scienze agrarie (A058) nell'indirizzo agricoltura e ambiente; discipline tecnologiche (A020) nell'indirizzo meccanico; chimica (A013) nell'indirizzo chimico-biologico (ma spariranno anche due ore di biologia: A060). Persino tre ore in meno di disegno professionale (A025) nell'indirizzo pubblicità. In ogni caso, il condizionale è d'obbligo, perché la decisione finale spetterà alle istituzioni scolastiche. Che dovranno far quadrare i conti tenendo presente che gli alunni non potranno andare a scuola per più di 36 ore la settimana. Ma i tagli, secondo il ministero, sono per una buona causa. Meno scuola vuol dire noia per meno ore. E se gli studenti non si annoiano troppo vanno a scuola più volentieri. Oltretutto nei professionali, di solito, si iscrivono proprio i ragazzi meno bravi. E paradossalmente proprio questi ragazzi sono costretti a rimanere a scuola per più tempo rispetto agli altri. Insomma, meno scuola, meno abbandoni.
O per lo meno così si spera.
Una cosa è certa, però: ridurre il numero delle ore di lezione vuol dire anche meno cattedre. E meno cattedre significa meno stipendi da pagare. Dunque, il vantaggio per l'erario è assicurato. Per il momento la mannaia si abbatterà sui precari. Il prezzo più alto lo pagheranno proprio i supplenti che lavorano nelle classi di concorso più tecniche. Che non potranno riciclarsi in altre classi di concorso se non frequentando i corsi di specializzazione all'insegnamento secondario per altre discipline. Con tutte le incognite del caso.
Carlo Forte