ItaliaOggi: Professionali fuori dalla riforma
Per gli istituti cogestiti con le regioni tutto rinviato di un anno
Di Alessandra Ricciardi
Pronti i regolamenti che riscrivono orari e indirizzi di elementari e medie, licei e tecnici
Tra gli studenti che frequentano le scuole secondarie uno su cinque studia negli istituti professionali. Circa mezzo milione di ragazzi. E vi insegna, secondo un'indagine della Uil scuola, il 21% dei docenti di ruolo nella secondaria. È proprio questo troncone dell'istruzione, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, a restare fuori dalla riforma che decollerà dal prossimo anno per la scuola italiana. Sono in arrivo -saranno firmati probabilmente entro questa settimana- i regolamenti attuativi della legge 133/2008 e del relativo piano programmatico, che ha incasso la scorsa settimana il via libera anche del senato. Sono quattro: razionalizzazione della rete, scuola primaria, licei e istituti tecnici. Nulla invece per i professionali, per i quali il confronto con le regioni, che ne hanno la cogestione, è tutto in salita e richiede ancora tempo. Con il rischio di bloccare anche il resto. E così il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, si è decisa a rispettare la scadenza del prossimo settembre solo per una parte della riforma. E di rinviare all'anno scolastico 2010/11 i professionali. Un rinvio dettato dalla necessità di incassare da subito i risultati mediatici e finanziari della parte certamente più cospicua della riforma. Ma che rischia di condannare definitivamente i professionali, per i quali le incertezze su programmi e sbocchi lavorativi partono dalla riforma Moratti. Ora, con il nuovo stop, molti ragazzi potrebbero decidersi a boicottarli e a preferire i tecnici o i licei. Una scelta che va in controtendenza rispetto a quanto avviene invece in altri paesi, dove i professionali sono una chiave di accesso privilegiata al lavoro, dal turismo all'industria. «Se è così, non si capisce perché non si sia deciso di rinviare l'intera riforma di un anno», commenta Fabrizio Foschi, presidente dell'associazione professionale Diesse.
Restano invece confermate, dalla lettura delle bozze di regolamento, le anticipazioni finora fatte per gli altri gradi scuola. Il numero di alunni per classi alla primaria passa dall'attuale minimo 10-massimo 26 a 15-27. Nei comuni di montagna il minimo per la costituzione delle classi sale da 8 a 10 studenti. Ci sarà, a seconda delle scelte delle famiglie, il maestro unico a 24 ore settimanali di lezioni, ma anche l'opzione a 27 ore, quella a 30 e quella a 40. Ovvero il tempo pieno. Le classi a tempo pieno saranno attivate nel limite dell'organico assegnato. A livello nazionale rimane comunque confermato il numero dei posti attivati complessivamente per l'anno scolastico 2008/2009. «Ulteriori incrementi di posti per le stesse finalità possono essere attivati, in sede di definizione degli organici, sulla base di economie realizzate ad altro titolo». Per le scuole medie inferiori l'organico è stabilito sulle 30 ore settimanali, due ore in meno rispetto alle attuali. Si taglieranno un'ora alla disciplina di Educazione tecnica e una all'Italiano. Alle medie, ogni classe dovrà avere da un minimo di 18 a un massimo di 30 alunni. Classi dunque più corpose, visto che prima la forchetta era di 15-30. Il tempo prolungato sarà autorizzato in relazione alla disponibilità o meno di mense per gli alunni.
Passando ai licei, saranno 6: artistico, classico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico e delle scienze umane, portati tutti a 30 ore. Tranne l'artistico (a 35 ore) e il musicale e coreutico (a 32 ore). La fascia opzionale sarà attivabile solo nei limiti dell'organico assegnato alle scuole. I licei saranno organizzati in due bienni e in un quinto anno tarato sulla specificità del liceo e sull'orientamento all'università. Dal secondo biennio è previsto l'insegnamento di una disciplina non linguistica in inglese. Al termine della maturità si consegue il diploma liceale. Gli istituti tecnici saranno riordinati in due settori (economico e tecnologico), con un orario di 32 ore settimanali articolate in un'area di insegnamenti generali e in un'area a indirizzo, con curricoli organizzati per competenze, abilità/capacità e conoscenze, che promuovono didattica laboratoriale e attività di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini formativi, dotati infine di una flessibilità basata sul monte ore annuale delle lezioni, crescente nel percorso fino al 35%. Alla fine dei cinque anni, ci sarà l'esame di stato, dove la commissione potrà avvalersi anche di esperti del mondo economico. Chi lo supera conseguirà il diploma di perito, utile per accedere alle scuole di alta formazione e all'università. Per la fase transitoria, tutti i percorsi già attivati confluiranno nei nuovi, ma gli ordinamenti restano gli stessi