ItaliaOggi: Più autonomia agli atenei
Lo prevede il piano d'azione per l'università messo a punto dalla Confindustria.
Fondi su base concorrenziale e incentivi fiscali
Attribuzione di quote crescenti del finanziamento pubblico su base concorrenziale, incentivi fiscali per le imprese che investono sull'università. Ma, soprattutto, rafforzamento dell'autonomia responsabile degli atenei, attraverso la modifica dei ruoli degli organi di governo delle università. Parte da qui il piano d'azione sull'università messo a punto da Confindustria con cui il viale dell'Astronomia fornisce al nuovo governo l'elenco delle priorità per lo sviluppo del sistema di formazione italiano. Anche se l'associazione degli industriali tiene a precisare, sarebbe auspicabile, un impegno bipartisan per dare continuità al progetto di modernizzazione. E proprio perché sull'istruzione e sulla ricerca si gioca il destino del paese, Confindustria mette così nero su bianco questo documento, sottoscritto da 18 associazioni imprenditoriali lo scorso marzo, su cui si è discusso ieri a Roma, in un incontro tra parlamentari, rettori e docenti. Sono sette i punti del ´piano d'azione' che partono dalla constatazione che il sistema universitario italiano non è competitivo. Nella classifica 2005 del Times higher education supplement, infatti, la prima università italiana è al 125esimo posto nel mondo e al 50esimo in Europa. E in quella delle 100 università tecniche, il primo ateneo italiano è solo 56esimo. Una situazione difficile a cui si può rimediare, ha sottolineato Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria per l'education, cominciando con il portare a compimento il processo di autonomia dell'università, ridefinendo le responsabilità dei soggetti della governance universitaria e attribuendo alle università poteri decisionali sull'assunzione dei docenti, sul curriculum di studi e sulle remunerazioni e determinazione degli obblighi dei docenti. Si è poi ribadito la necessità di mettere gli studenti al centro delle università e favorirne in tutti i modi la mobilità, liberare le migliori energie presenti nelle università italiane, consentendo agli atenei di competere senza le mani legate con le migliori università internazionali.
Tra i capisaldi della proposta poi, l'attribuzione di quote crescenti del finanziamento pubblico su base concorrenziale, utilizzando i sistemi di valutazione della qualità già oggi disponibili e l'abolizione del valore legale del titolo di studio sostituito da un sistema di accreditamento incentivi fiscali. Punto di arrivo questo su cui si trova perfettamente d'accordo Giuseppe Valditara (An).
Il senatore di centro-destra considera poi prioritario legare l'attribuzione delle risorse pubbliche alla qualità della ricerca e della didattica, fare in modo che le imprese possano dedurre dalla dichiarazione dei redditi quanto hanno investito nelle università e differenziare le retribuzioni dei docenti. D'accordo sull'opportunità di superare la logica di schieramento il diessino Andrea Ranieri che suggerisce l'idea di un patto e il varo di una sorta di libro bianco della sperimentazione. Per l'ex sottosegretario all'istruzione Valentina Aprea (Fi), invece, se il governo dovesse lavorare per eliminare alcuni dei mali storici come l'autonomia senza responsabilità, la scarsità di finanziamenti è l'eccesso di studenti, ´non si farà fatica a sostenerlo'