ItaliaOggi: Per sindacati e Pd solo cassa
Pronta la replica della Gelmini: porto a termine il lavoro anche del centrosinistra
Di Emanuela Micucci
Scuola superiore, si cambia. Parte, dopo anni di attesa, la riforma delle superiori, «epocale» secondo il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini, che chiede ai sindacati, «in particolare a quelli moderati, di proseguire con la collaborazione e un'assunzione reciproca di responsabilità». Ma le organizzazioni e il Pd all'unisono bocciano il governo: una riforma all'insegna di tagli. Il riordino del sistema di istruzione secondaria «era e rimane necessario» ma alcuni aspetti «rischiano di fare implodere la riforma»: è l'osservazione del segretario della Cisl scuola Francesco Scrima. «Noi avevamo chiesto 3 cose», spiega, «ovvero che si partisse solo con le prime classi, che cominciassero insieme tutte e 3 le filiere (licei, tecnici e professionali) e che non ci fosse destrutturazione dei quadri orari». Solo le prime 2 richieste sono state soddisfatte. Sindacati contrari soprattutto alla riduzione in corso d'opera delle ore di lezione, da 36 a 32, nelle classi successive alla prima nei tecnici. Riduzione che prevede il taglio delle materie professionalizzanti, fino al 20% per le materie sopra le 99 ore, e che porterà a tagliare circa 6.500 docenti. Queste sono anche le classi che la riforma «penalizzerà fortemente», ricorda il coordinatore della Gilda insegnanti Rino Di Meglio, perché «non avranno più alcuna certezza rispetto ai percorsi didattici intrapresi». Inaccettabile la mancata previsione di una «vera» fase transitoria della riforma anche per lo Snal-Confsal. «Si deve garantire l'indispensabile gradualità di avvio, partendo, come previsto, solo dalle prime classi ma lasciando invariati gli ordinamenti attuali con i rispettivi quadri orari per le classi successive», dichiara il segretario generale Snals Marco Paolo Nigi che minaccia azioni forti. Come la Fcl-Cgil, che chiede un «confronto vero» sui punti critici. «Il biennio non ci pare affatto unitario» insiste Mimmo Pantaleo, il segretario, «vista la grande diversificazione delle materie, che rischia di far saltare l'idea dell'obbligo scolastico a 16 anni. Resta aperto il pacchetto dell'istruzione professionale visto che i profili vanno concordati con la Conferenza Stato-Regioni». Il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, insiste sulla definizione degli organici. «Non sono previsti», osserva, «interventi di supporto dal punto di vista finanziario e per la formazione degli insegnanti, in particolare quelli che andranno in esubero». Preoccupa quello che accadrà a settembre. «Se non ci sono gli insegnanti le opportunità lasciate alla quota di autonomia rischiano di rimanere sulla carta e le scuole non potranno organizzare l'offerta formativa lasciata alla loro discrezione», afferma Di Menna. Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, «non è una riforma, ma un taglio epocale alla scuola pubblica che ci allontana dall'Europa. Vengono penalizzati i saperi tecnico scientifici e tagliate le ore di laboratorio negli istituti professionali». «Una drastica politica di ridimensionamento della spesa per l'istruzione pubblica attuata senza discussione in parlamento e senza alcuna logica educativa», commenta Francesca Pugliesi, responsabile scuola del Pd. Stessa linea dell'exministro dell'istruzione Beppe Fioroni: «Rischia di essere una beffa ai danni di famiglie e giovani.». Eppure la riforma, ricorda la Gelmini, è frutto di un lavoro iniziato dal ministro Letizia Moratti e proseguito, soprattutto per l'istruzione tecnica, anche dal ministro Fioroni. «Un voto contrario su tutta la riforma da parte della sinistra significa sconfessare il lavoro fatto anche dal governo di centro sinistra».