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ItaliaOggi-Per il ministero la batosta Ata vale 450 mln di euro

Per il ministero la batosta Ata vale 450 mln di euro La Cassazione dà ragione agli Ata e torto al ministero dell'istruzione. Una decisione potrebbe costare allo stato qualche milione ...

03/03/2005
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ItaliaOggi

Per il ministero la batosta Ata vale 450 mln di euro

La Cassazione dà ragione agli Ata e torto al ministero dell'istruzione. Una decisione potrebbe costare allo stato qualche milione di euro. La Suprema corte, dopo che lo avevano fatto in precedenza decine di giudici del lavoro sia in prima che in seconda istanza, riconosce il diritto del personale ausiliario, tecnico e amministrativo e degli assistenti di laboratorio già dipendenti dagli enti locali e trasferiti allo stato per effetto della legge n. 124/1999 a vedersi valutare, ai fini giuridici ed economici, l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza. Il riconoscimento (si veda ItaliaOggi di sabato scorso) si desume dalla lettura del dispositivo con il quale i giudici della Cassazione hanno respinto un ricorso del ministero che aveva chiesto l'annullamento della sentenza del giudice del lavoro confermata peraltro dalla Corte d'appello, che riconosceva al personale Ata trasferito allo stato, sia ai fini giuridici che economici, l'anzianità maturata alle dipendenze degli enti locali dalla data di assunzione presso lo stato. La Corte di cassazione ha affermato che 'fermo restando il potere attribuito all'amministrazione dalla legge in ordine alla determinazione dei tempi e altre modalità del trasferimento di personale, il trasferimento medesimo, una volta divenuto operativo, comporta l'adozione di atti di inquadramento rispettosi dei principi dettati dall'art. 2112 c.c. e dalla conforme legislazione di settore, principi che implicano l'attribuzione della qualifica corrispondente a quella posseduta con l'anzianità già maturata'. Fino a quando non saranno note le motivazione che hanno portato i giudici della Cassazione a respingere il ricorso del Miur (la sentenza richiederà qualche settimana per essere depositata), appare prematuro formulare ipotesi sulle conseguenze che ne potrebbero derivare in ordine alle retribuzioni che, per effetto del riconoscimento della anzianità maturata fino al 31 dicembre 1999 alle dipendenze degli enti locali, dovrebbero essere corrisposte al personale direttamente o indirettamente coinvolto nella vertenza. Le sentenze di primo grado, se fossero applicate, potrebbe comportare mediamente, nei confronti degli interessati, il passaggio automatico a una posizione retributiva (cosiddetto gradone) superiore rispetto a quella attribuita in sede di inquadramento nei ruoli della scuola.
Se si considera che il passaggio a una posizione retributiva superiore comporta un aumento stipendiale medio tra i 1.000 e 1.300 euro annui e si tiene conto che sono circa 75 mila gli Ata coinvolti, il costo aggiuntivo annuo per lo stato sarebbe, compreso gli oneri previdenziali, dell'ordine di 97 milioni di euro. Gli arretrati che dovrebbero essere corrisposti potrebbero aggirarsi intorno ai 388 milioni di euro ai quali andrebbero ad aggiungersi i costi delle spese legali derivanti dai ricorsi che inonderanno i tribunali. Un macigno per le esauste casse dello stato e un salasso per il bilancio del ministero dell'istruzione. Un salasso che probabilmente si sarebbe potuto in parte evitare se l'amministrazione scolastica non si fosse caparbiamente impuntata su una interpretazione restrittiva dell'accordo tra Aran e sindacato recepito con il decreto interministeriale 7 aprile 2001. Le parti in quel contesto furono costrette a definire le modalità dell'inquadramento, oggi contestate dai giudici, dovendo rispettare la volontà del legislatore secondo il quale l'inquadramento andava disposto 'a costo zero'. In quella sede non si poté fare diversamente, ma nella convinzione, soprattutto da parte sindacale, che quello che si andava a definire doveva serviva esclusivamente a consentire il primo inquadramento.


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