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ItaliaOggi: Paritarie, i soldi non li darà Roma

La Corte costituzionale fa saltare il vincolo di destinazione per l'infanzia. E rimette tutto in gioco . fondi devono essere gestiti direttamente dalle regioni

01/04/2008
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ItaliaOggi

IIn piena bagarre elettorale, rischiava di passare sotto silenzio. E invece la sentenza minaccia di essere esplosiva, perché scardina l'attuale sistema di finanziamento dell'universo delle scuole private, paritarie comprese. Togliendone la gestione al ministero per attribuirla alle regioni. La sentenza è quella della Corte costituzionale (n. 50/2008), emessa a seguito di un ricorso presentato dal Veneto contro, tra l'altro, il comma 635 dell'articolo unico della Finanziaria 2007 il quale prevede che «al fine di dare il necessario sostegno alla funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie nell'ambito del sistema nazionale di istruzione, a decorrere dall'anno 2007, gli stanziamenti, iscritti nelle unità previsionali di base «scuole non statali» dello stato di previsione del ministero della pubblica istruzione, sono incrementati complessivamente di 100 milioni di euro, da destinare prioritariamente alle scuole dell'infanzia». Secondo quanto sostenuto nel ricorso, l'articolo in esame, da cui discende anche il comma 636 con il quale si demanda al ministero della pubblica istruzione il compito di regolamentare i criteri per l'attribuzione dei fondi alle scuole paritarie, «per il suo contenuto dettagliato, inciderebbe, ledendola, sulla competenza regionale concorrente in materia di istruzione». Il fulcro della questione, insomma, è quella precisazione sulla priorità dei finanziamenti da dare alle scuole dell'infanzia. Un vincolo eccessivo, dicono i giudici. Ma non è finita qui. Perché la Consulta va oltre e precisa che il vincolo contestato attiene a un settore nel quale la competenza amministrativa è delle regioni e non dello stato. «Già prima della riforma del titolo V, l'articolo 138, comma 1, lettera e), del decreto legislativo n. 112 del 1998», argomentano i giudici costituzionali, ha conferito «alle regioni le funzioni amministrative relative ai contributi alle scuole non statali nel cui ambito devono essere ricomprese anche le paritarie». Ergo non solo è incostituzionale il vincolo sugli aggiuntivi 100 milioni di euro, ma l'intero apparato di finanziamento perché in contrasto con gli articoli 117 e 119 della Costituzione. A oggi sono circa 565 i milioni di euro ripartiti tra le paritarie dal ministero della pubblica istruzione e che, stando al tenore della sentenza, dovrebbero passare di mano. «La natura delle prestazioni contemplate dalla norma censurata, le quali ineriscono a diritti fondamentali dei destinatari, impone, però, che si garantisca continuità nella erogazione delle risorse finanziarie», scrive la Corte, che così fa salvi gli eventuali procedimenti di spesa in corso, anche se non esauriti. Insomma, per il 2008 non cambia niente. «Il problema si pone dal 2009 in poi», ammette il viceministro uscente all'istruzione, Mariangela Bastico, «e riguarderà non solo i 100 milioni di euro aggiuntivi, oggetto della sentenza, ma l'intero meccanismo di finanziamento delle paritarie, che è ormai evidente a tutti va ridefinito». Nel 2000 le scuole paritarie, in base alla legge approvata dal governo D'Alema, ricevevano poco più di 179 milioni di euro. Alla fine del 2006 la cifra si è triplicata e oggi siamo a 565 milioni. La partita, insomma, è grossa. E attiene non solo e non tanto a una gestione materiale dei fondi, ma alla definizione dei criteri in base ai quali quei fondi vanno attribuiti.


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