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ItaliaOggi: P.a., sindacati pronti alla lotta

Si mette in moto la protesta contro le misure paventate per la Finanziaria.

19/08/2006
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ItaliaOggi

I confederali: le idee sui tagli sono trite e ritrite

Si infiammano i rapporti governo-sindacati sul fronte del pubblico impiego. Cgil, Cisl e Uil sono pronti alle barricate per contrastare il piano di tagli nella pubblica amministrazione allo studio del governo in vista della prossima Finanziaria. I risparmi della spesa pubblica ´non possono essere fatti sulla pelle dei lavoratori', dicono compatti.
Il ministero della funzione pubblica guidato da Luigi Nicolais dovrebbe indicare, in base al mandato ricevuto dal ministero dell'economia, tagli per circa 3 miliardi di euro. Interventi che vanno dall'eliminazione dello zoccolo duro degli enti inutili alla riduzione del personale dipendente. ´Le ipotesi di riduzione del personale pubblico di almeno 200 mila unità entro quattro anni', circolate sulla stampa, ´sono idee vecchie, cifre trite e ritrite', ´stime senza senso', è il commento di Cgil, Cisl e Uil, ´un piano che non potremo mai accettare'. È Carlo Podda, segretario della Cgil funzione pubblica, a sintetizzare la posizione: ´Si rimasticano cifre note e idee molto vecchie che appartenevano alla Ragioneria centrale dello stato'. E aggiunge: ´Dal ministro per le riforme e l'innovazione della p.a. ci aspettavamo uno scatto di conoscenza e intelligenza in più'.

La cifra dei risparmi complessiva è la stessa che servirebbe a coprire gli aumenti dei contratti,scaduti da oltre 8 mesi, dei 3,5 milioni di dipendenti pubblici a un tasso del 5%, lo stesso dell'ultimo rinnovo 2004/05. Ma di questo stanziamento non c'è ancora traccia nella bozza di manovra a cui i tecnici dell'economia stanno lavorando. Ci sono tracce invece, almeno stando alle anticipazioni della stampa,dei tagli. Con un effetto boomerang sulle casse dello stato, che hanno già registrato un aumento delle domande di uscita anticipata dalla p.a. del 45% nei primi sei mesi del 2006. Già perché, complici le notizie ricorrenti di una nuova riforma delle pensioni, l'Inpdap ha stimato che a giugno di quest'anno circa 84 mila dipendenti pubblici hanno fatto richiesta di pensionamento. Sono in crescita soprattutto le domande di dimissioni volontarie, cioè quelle fatte da chi possiede i requisiti per la pensione di anzianità ma non ha ancora raggiunto i limiti per accedere a quella di vecchiaia. Un dato che testimonia, a parere dell'Inpdap, l'effetto paura sui dipendenti. E che costa un aumento della spesa dell'ente di previdenza dei dipendenti pubblici del 4%. Una maggiore spesa che non è controbilanciata da nuove entrate, stante il blocco delle assunzioni.

Ma di interventi a gamba tesa sul pubblico impiego i sindacati non sono disposti a sentir parlare. Per esempio, di taglio agli organici: in quattro anni sparirebbero dalle piante organiche 200 mila posti.

´Queste cifre sui tagli sono trite e ritrite e non sono neppure credibili', commenta il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo,´però è vero che, a forza di parlarne, sempre più lavoratori chiedono di andare in pensione anticipatamente'.

Secondo Foccillo il problema andrebbe affrontato diversamente, ´non imponendo il blocco del turn over ma procedendo ad assunzioni programmate, riassorbendo i precari e diminuendo così l'età media del personale pubblico, senza incidere sui bilanci dello stato'.

L'idea poi che la riduzione del personale possa partire dalla scuola solleva più di una perplessità.

´Nella scuola ci sono 180 mila finti precari', sottolinea il segretario confederale della Cisl, Gianni Baratta, ´di cui 100 mila insegnanti il cui contratto viene rinnovato di anno in anno. È inutile dire quanti lavoratori devono uscire senza rimodulare un nuovo piano'.

Dubbioso sulla possibilità di stringere anche sul settore sicurezza, Podda: ´Mi sembra complicato, nessun governo ha potuto e voluto farlo'.

Bocciata poi l'ipotesi di sistemi di valutazione dei risultati certificati dalla presidenza del Consiglio dei ministri. No deciso, infine, al blocco del rinnovo dei contratti. ´Non vi è nessun rapporto tra spesa pubblica e contratti', spiega Podda, ´come dimostra il forte aumento della spesa nel 2004/5, anche se i contratti non furono rinnovati'. Di questo passo, ´non andiamo da nessuna parte. Sarebbe triste dover ammettere', dice Foccillo, ´che cambiano i governi ma non la filosofia'.


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