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ItaliaOggi: Ordini professionali, è al capolinea il dpr Siliquini su accesso ed esami

Il Miur non invia alla Corte dei conti i chiarimenti richiesti. Per il decreto spazio all'archiviazione.

18/07/2006
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ItaliaOggi

di Ignazio Marino

La riforma dell'accesso agli ordini professionali al capolinea. Il ministero dell'università non intende portare avanti il dpr messo a punto dal governo Berlusconi. L'ufficio del neoministro Fabio Mussi, infatti, avrebbe dovuto fornire alla Corte dei conti entro il 15 luglio i richiesti chiarimenti sul provvedimento. Fonti vicine allo staff di Mussi, però, fanno sapere che nessuna informazione è stata data, né sarà data in futuro. Aprendo di fatto la strada all'archiviazione da parte della magistratura contabile chiamata a dare il suo ´visto di legittimità' al decreto. Finisce così il travagliato iter legislativo di un dpr che, da quando è stato approvato dal consiglio dei ministri (era dicembre e al governo c'era il centro-destra), ha trovato sulla sua strada più di qualche ostacolo.
Un iter a ostacoli. Sin da quando è stato approvato in via preliminare dal consiglio dei ministri il 22 dicembre, non sono mancate le critiche e le polemiche da più parti: regioni, Consiglio di stato e Antitrust. Le autonomie, infatti, hanno denunciato al Cds (si veda ItaliaOggi del 25 gennaio 2006) il loro mancato coinvolgimento nell'iter legislativo del dpr, invocando il nuovo articolo 117 della Costituzione che prevede la competenza concorrente fra stato e regioni in materia di professioni. A seguire è arrivata la censura di palazzo Spada: per innalzare il titolo di studio, dopo la riforma del titolo V nel 2001, è necessaria una legge e non un regolamento. Un rilievo formale, che il Miur attraverso una memoria ha cercato di superare, confermato anche in un secondo parere di palazzo Spada. Con un'aggiunta, però. Il Consiglio di stato, recependo le forti critiche espresse con un parere dall'Antitrust (si veda ItaliaOggi del 14 marzo 2006), ha sottolineato anche l'inopportunità di prevedere il tirocinio obbligatorio per quelle professioni per le quali ancora non è previsto. Per il garante, infatti, la previsione di un periodo di pratica in studio per tutti non fa altro che rallentare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. E quindi si aumentano le barriere. Tuttavia, nonostante le polemiche, il ministero dell'istruzione ha preferito spingere per l'approvazione definitiva in consiglio dei ministri.

Il nuovo governo. Il decreto che aggiorna le norme contenute nel dpr 328/01 è stato firmato dal presidente della repubblica l'11 aprile e spedito dopo qualche giorno alla Corte dei conti per il visto di legittimità. Il complicato iter legislativo del regolamento aveva già messo in allerta il neosottosegretario all'università, Luciano Modica. Il quale a ItaliaOggi ha espresso forti perplessità sul decreto. E annunciato la volontà di fermare il dpr. Una scelta mal digerita dal Cup (ordini) che aveva lavorato all'aggiornamento delle regole. E che ha portato lo stesso ministero a fare retromarcia. Nel frattempo, però, dalla Corte dei conti è arrivato il nuovo stop. E la richiesta al nuovo Miur di maggiori chiarimenti. Richiesta che l'ufficio di Mussi non ha inteso evadere.


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