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ItaliaOggi-No dell'università al decreto legge

No dell'università al decreto legge È scontro alla camera sul decreto università. Troppe le norme inserite dal senato nel decreto 7/2005 divenuto ricettacolo di tutta una serie di pro...

16/03/2005
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ItaliaOggi

No dell'università al decreto legge

È scontro alla camera sul decreto università. Troppe le norme inserite dal senato nel decreto 7/2005 divenuto ricettacolo di tutta una serie di provvedimenti che con l'università hanno poco a che fare. Imperativo primo, dunque, quello di sfoltire il più possibile il testo evitando in tal modo di incorrere nella censura del Quirinale. E a questo è stata dedicata gran parte dell'attività dei deputati decisi a sfoltire il testo. Nel frattempo sul decreto pesa la scure delle università del tutto contrarie a una serie di norme, come il trasferimento di una parte del Fondo ordinario dell'università agli atenei non statali. O come la previsione automatica di conferma (con il corrispettivo aumento di stipendio) dei ricercatori in servizio al 1° gennaio del 2005 dopo un anno di attività invece che dopo gli attuali tre. Una misura che le università temono di non riuscire a rendere operativa viste le loro già molto precarie finanze e visto che il governo invece di potenziare gli stanziamenti a favore del sistema pubblico decide di rimpinguare quelli del sistema privato. Temi sui quali la Conferenza dei rettori delle università italiane aveva chiesto di poter discutere con il ministro Letizia Moratti dopo la decisione di quest'ultima di sospendere l'esame del ddl sullo stato giuridico, in accordo con le richieste del mondo accademico. Oggi intanto la Moratti sarà a colloquio con una delegazione di ricercatori ed è probabile che in quella sede emergeranno gli orientamenti che il ministero intende tenere nei prossimi mesi dopo i duri scontri con le rappresentanze universitarie che hanno caratterizzato quelli appena trascorsi. Sempre ieri in un comunicato la Flc-Cgil ricordava al ministro che in una recente raccomandazione 'la Commissione europea afferma che la prestazione dei ricercatori non deve essere inficiata dall'instabilità dei contratti di lavoro'. Tutto il contrario, sostiene il sindacato, di quanto vuole fare la riforma Moratti.


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