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ItaliaOggi: Lezioni sospese nelle università

Atenei nel caos. I sindacati del mondo accademico preparano un memorandum per i politici

30/09/2008
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ItaliaOggi

di Benedetta P.PAcelli

Da Torino a Palermo monta la protesta di docenti e ricercatori

Contestazioni, assemblee, ma anche blocco delle lezioni, fino alla minaccia di scioperi. Chi si attendeva un autunno tranquillo dopo le minacce rientrate di luglio si sbagliava perché, in molte università italiane è ricominciata la mobilitazione contro la legge 133/08 che, con i suoi tagli progressivi del Fondo del finanziamento ordinario collegati alla limitazione del turn over e al riassorbimento delle risorse derivanti dalle cessazioni dal servizio, sta sconquassando il mondo accademico. Che ora passa alla linea dura. E l'università è nel caos: blocco delle lezioni, docenti che rifiutano i carichi aggiuntivi e ricercatori che si attengono ai minimi previsti per la didattica. Il risultato: corsi di laurea senza copertura e privi di quei requisiti minimi stabiliti dalla legge 270/04. Così, per esempio, per le proteste dei ricercatori, la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell'università di Firenze, per ora, non potrà far fronte alla normale attività didattica. Dopo l'adesione alla protesta di 102 ricercatori su 125, quindi, il consiglio di facoltà «ha preso atto che risultano scoperti 146 corsi di insegnamento già loro affidati e che a questi vanno aggiunti ulteriori corsi che potrebbero non avere più la copertura». Come Firenze anche Palermo, i cui docenti di ingegneria hanno deciso di intraprendere un'azione di protesta «astenendosi dalle supplenze e dai carichi didattici aggiuntivi per l'anno 2008/09», ma anche Torino in cui i consigli di facoltà non solo invitano il rettore a prendere una ferma posizione di rifiuto della legge 133, ma fanno anche sapere che tutti i ricercatori e i professori si atterranno al minimo di ore di didattica consentite e che esaurito questo monte ore si interromperanno i corsi. Insomma, è una protesta unanime e trasversale quella che sta aleggiando nelle università italiane in questi giorni di ripresa e che potrebbe portare allo sciopero totale indetto nei momenti nevralgici per la vita degli atenei. Nel frattempo tutte le sigle sindacali del mondo accademico, che si incontreranno il prossimo 2 ottobre stanno mettendo a punto un documento da consegnare ai rappresentanti politici per ribadire, non solo un secco no ai provvedimenti contenuti, ma formulare proposte concrete. Anche perché, secondo la protesta, i vincoli finanziari appaiono in questo caso ancora più ingiustificati perché non sono accompagnati da nessun progetto di riforma. Insomma l'università si sta risvegliando dai torpori estivi e come ha precisato Marco Merafina coordinatore nazionale dei ricercatori universitari, forme di rivolta organizzate e strutturate si stanno diffondendo in tutti i vari atenei italiani. E questa protesta iniziata soprattutto dai ricercatori è per Merafina, non un punto di partenza ma un di arrivo: «È una battaglia dell'intero mondo accademico per salvare il sistema universitario pubblico». Ma la protesta non risparmia nessuno, Conferenza dei rettori compresa. Accusata anche, rispetto all'ultima mozione approvata la settimana scorsa, «di non fare nulla. E l'università crolla anche sotto il peso della Crui che avalla clamorosamente la volontà del governo».


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