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ItaliaOggi: Le assunzioni a tempo determinato superano quelle con contratto standard

Rapporto Unioncamere. Il ministro del lavoro Damiano: preoccupa qualità del lavoro flessibile.

12/07/2006
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ItaliaOggi

Il 2006 è l'anno del sorpasso: per la prima volta nella storia quest'anno le assunzioni a tempo determinato superano quelle con il contratto standard. Nel 2006, infatti, i vecchi contratti a tempo indeterminato saranno meno della metà del totale, il 46,3%, mentre erano al 50% nel 2005. Se le imprese si mostrano sempre meno propense a reclutare manodopera stabile, manifestano però crescente entusiasmo per i contratti a termine, che insieme ai contratti a progetto rappresentano il 48%, la fetta più grossa delle assunzioni.
Sono questi i dati contenuti nel rapporto Excelsior 2006 realizzato da Unioncamere e ministero del lavoro, e presentato ieri a Roma dal presidente, Andrea Mondello. Dati che il ministro del lavoro, Cesare Damiano, intervenuto alla presentazione insieme al collega dell'istruzione, Giuseppe Fioroni, definisce ´anomali e preoccupanti', e non per la percentuale in sé di lavoro non standard, non molto diversa dalla media europea, ´ma per la qualità del lavoro flessibile, ancora non accompagnato da ammortizzatori sociali, e per la sua eccessiva durata'. Da qui la proposta del governo di destinare la riduzione del cuneo fiscale, prevista dal Dpef, alle sole imprese che assumeranno a tempo indeterminato, e di aprire in settembre un tavolo con le parti sociali per confrontarsi su questi temi. A preoccupare il governo, poi, il dato del rapporto che segnala un 38% di richieste di assunzione rivolte alla manodopera meno qualificata (scuola dell'obbligo). ´Una percentuale troppo alta che ci impone una riflessione sulla scarsa riuscita della maggior parte delle lauree triennali e su un sistema produttivo poco innovativo', ha sottolineato Fioroni. Oltre a sancire la definitiva inversione del rapporto regola-eccezione un tempo esistente tra il lavoro stabile e quello flessibile, il rapporto ufficializza anche lo scarso appeal del contratto a progetto. Una forma di lavoro ´indipendente' con la quale la legge Biagi intendeva superare le collaborazioni coordinate e continuative, in modo da avere un chiaro discrimine tra lavoro autonomo e subordinato, che però alle imprese probabilmente crea più problemi di quanti ne risolva. Le collaborazioni a progetto, secondo le intenzioni delle aziende, diminuiscono infatti di oltre 2 punti (dal 9,3% al 7,1%), con una contrazione dei cosiddetti lavoratori co.co.pro dai 256 mila del 2005 ai 189 mila del 2006 (ben 67 mila in meno). Anche se sempre più atipica, comunque, l'occupazione nel 2006 presenta un saldo positivo per circa 100 mila posti di lavoro nel settore privato, dovuto all'ingresso in azienda di 695 mila persone a fronte di circa 597 mila uscite. Tra i settori in crescita, a tirare di più sono i servizi, che arruoleranno oltre due terzi dei 99 mila nuovi occupati. L'industria, invece, ormai cenerentola dell'occupazione italiana, riuscirà a creare meno di un terzo dei nuovi posti di lavoro.Grande sorpresa l'exploit di nuovi posti di lavoro al Sud, dove è previsto un saldo positivo tra chi entrerà e chi uscirà dal mercato di ben 41.470 unità, più del doppio rispetto al Centro (18.120 unità) e in surplus anche rispetto al Nord (39.610).

Da notare che tutta la nuova occupazione è trainata dalle piccole imprese: nelle aziende con meno di nove dipendenti si prevede di assumere oltre 90 mila persone, mentre in quelle medie, tra i 10 e i 49 dipendenti, il saldo non supera le 20 mila unità.

Nelle grandi aziende, tra i 250 e i 499 assunti, il segno diventa addirittura negativo, con 2.260 posti in meno, e la débâcle totale si ha nei colossi che impiegano oltre 500 persone, che nel 2006 taglieranno ben 10.900 posti di lavoro.

Se si considerano i settori economici, si conferma il buon andamento delle costruzioni con 22.700 occupati in più (+2,2%), seguito a ruota dalle attività commerciali (+29.000 posti) e, a distanza, dal turismo (+13.600 posti). Il saldo positivo delle attività manifatturiere (+7 mila nuovi impiegati) è stato possibile soprattutto grazie all'andamento dell'industria dei metalli (8.100 posti in più), mentre continua ad andare male quella tessile: per il 2006 le aziende prevedono una contrazione di 7.500 posti, un dato analogo agli 8.500 dell'anno scorso.


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