ItaliaOggi: La Gelmini sotto tutela . Tremonti «commissaria» il ministero dell'istruzione.
Una task force tecnico-finanziaria le dirà cosa fare La stangata del dl fiscale: tagliati 70 mila cattedre e 40 mila posti Ata
Tremonti «commissaria» il ministero dell'istruzione. Nel decreto legge fiscale, approvato la scorsa settimana dal consiglio dei ministri e ad oggi disponibile solo in una versione ufficiosa, si prevede la costituzione, attraverso decreto del premier, Silvio Berlusconi, di una task force di esperti tecnico-finanziari che dovrà vagliare e bollinare tutte le operazioni a rilievo contabile del responsabile dell'istruzione, MariaStella Gelmini. Una sorta di tutela o commissariamento, che dir si voglia, per la Gelmini con la quale il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, mette sotto chiave il piano di tagli alla spesa deciso per l'Istruzione nell'ambito dello stesso dl: 70 mila cattedre e 40 mila posti Ata in meno in tre anni per un risparmio di 7,8 miliardi di euro (si veda IO di sabato). Il 30% dei risparmi dal 2010 sarà reinvestito nella scuola per pagare di più i docenti meritevoli. Un piano più dettagliato sarà predisposto entro 45 giorni dall'entrata in vigore del decreto legge.
La stangata sulla scuola passa attraverso due misure: l'innalzamento di un punto percentuale del rapporto alunni-docente e il taglio netto del 17% sugli organici dei bidelli, degli amministrativi e dei tecnici. Le due misure dovranno essere realizzate entro tre anni, a decorrere dal 2009-2010. Operazioni possibili attraverso una revisione dell'intero assetto scolastico. Una vera riforma della scuola, insomma, che passa per la riduzione delle ore di lezione alle superiori, la revisione dei programmi, l'accorpamento delle classi di concorso. Molto probabilmente, per esempio, alle elementari si tornerà al maestro unico, sarà abolito il tempo pieno, ridimensionati il sostegno all'handicap e l'educazione per gli adulti. Alla Gelmini sono dati 12 mesi di tempo per condurre in porto la riforma attraverso una serie di regolamenti. E, per evitare che ci siano intralci nel percorso attuativo, il governo le assegna anche un potere sanzionatorio nei confronti dei dirigenti ministeriali e scolastici: chi non dovesse essere ligio nel fare i tagli di spesa, potrà essere richiamato, poi potrà vedersi sospendere l'indennità di risultato, in terza battuta essere trasferito e, nei casi estremi, anche licenziato. Un sistema di valutazione dell'operato dei manager della scuola, quello richiamato dal dl, che è previsto dal contratto dei dirigenti in vigore ma che ad oggi non è mai stato applicato.
E se la Gelimini potrà controllare i suoi uomini, l'Economia potrà controllare quello che farà la Gelmini. La supervisione per la riuscita dell'operazione stangata è assicurata infatti non solo dalla clausola di salvaguardia (le risorse eventualmente non risparmiate saranno tagliate nei trasferimenti alla fonte dall'Economia, secondo il meccanismo già previsto da Tommaso Padoa-Schioppa con la Finanziaria 2007), ma appunto attraverso la costituzione della task force. Un comitato tecnico-scientifico «composto da rappresentati del ministero dell'istruzione, università e ricerca e del ministero dell'economia e della finanze, con lo scopo di monitorare il processo attuativo delle disposizioni..al fine di assicurare la composita realizzazione degli obiettivi finanziari previsti». Il comitato dovrà verificare la sostenibilità finanziaria delle singole operazioni, da assunzioni a definizione di piante organiche, «segnalando eventuali scostamenti per le occorenti misure correttive». «Noi avevamo già lavorato in un'ottica di razionalizzazione delle risorse, ma la proposta Tremonti-Gelmini non è francamente sostenibile dal sistema», spiega l'ex viceministro all'istruzione, Mariangela Bastico. Molto duro il giudizio dei sindacati. «Per il prossimo anno i bilanci delle scuole sono già decisi, non si può intervenire», spiega Giorgio Rembado, presidente dei dirigenti Anp. «Se le indiscrezioni fossero confermate, si tratterebbe di un attacco clamoroso al sistema scolastico pubblico», accusano i tre responsabili di Cgil, Cisl e Uil scuola, rispettivamente Enrico Panini, Francesco Scrima e Massimo Di Menna