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ItaliaOggi-L'università dice no al ddl Moratti

Status docenti. L'università dice no al ddl Moratti Tutta l'università dice no al ddl Moratti sullo status giuridico dei docenti. Le ultime modifiche del relatore Mario Pepe, che p...

03/03/2005
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ItaliaOggi

Status docenti.

L'università dice no al ddl Moratti

Tutta l'università dice no al ddl Moratti sullo status giuridico dei docenti. Le ultime modifiche del relatore Mario Pepe, che promette l'utilizzo della legge ordinaria al posto della delega e il ritorno alla distinzione tra tempo pieno e tempo definito, non bastano a salvare una riforma che per tutto il mondo accademico presenta gravi vizi di forma e di sostanza. Gli obiettivi che le università avevano indicato come imprescindibili e cioè una netta riduzione del precariato, l'istituzione di un nuovo ruolo per la docenza aperto ai ricercatori, e la previsione di adeguati finanziamenti a totale copertura degli interventi previsti non potranno essere raggiunti con le norme che attualmente sono in discussione nell'aula della camera. Questo hanno detto i rettori della Crui nella lunga conferenza stampa che si è tenuta ieri a Roma. E questo hanno detto le sigle sindacali, forte la denuncia di Enrico Panini della Cgil, e la rappresentanze della docenza in tutte le manifestazioni e gli incontri che si sono svolti ieri per confermare la netta opposizione dell'accademia a questo progetto di riforma. Argomentazioni che oggi il presidente della Crui, Piero Tosi, ripeterà al ministro dell'istruzione, Letizia Moratti, che ha chiesto di incontrare i rettori per cercare di sanare la frattura. Anche ieri Tosi ha ripetuto che i punti sui quali tutta l'università è compatta 'sono fermi e imprescindibili'. Punti contenuti nella mozione Crui approvata il 24 febbraio. E che non sono suscettibili di ripensamenti. Innanzitutto la riduzione del precariato con un maggiore apertura ai di giovani visto che l'università italiana è sottodimensionata rispetto a tutti gli atenei europei. Poi l'istituzione di un ruolo di terza fascia che consenta ai ricercatori giudicati idonei di ottenere il riconoscimento di una funzione, quella di docente, che molti di loro già svolgono abitualmente senza riconoscimento. E a chi chiede se lo stato potrà far fronte a questa spesa i rettori rispondono che l'ipotesi di Pepe di un'idoneità aperta a tutti i ricercatori che ambiscono a ricoprire il ruolo di associato costerebbe molto di più. E che comunque la presunta spesa di circa 250 milioni di euro dovrebbe essere alla portata di uno stato che investe nell'università e nella ricerca


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