ItaliaOggi-L'opinione di Di Menna
L'opinione Riformare La Secondaria Attraverso Un Confronto Sereno La riforma della scuola secondaria non partirà dal prossimo anno scolastico, ma dal 2006. Ancora una volta il settore...
L'opinione
Riformare La Secondaria Attraverso Un Confronto Sereno
La riforma della scuola secondaria non partirà dal prossimo anno scolastico, ma dal 2006.
Ancora una volta il settore della scuola, che maggiormente avrebbe bisogno di modernizzazione e di portare a sintesi le tante sperimentazioni, è quello su cui risulta più difficile intervenire. Ricordo che dal 1963 è iniziato un dibattito molto serrato sulla riforma della secondaria che si è arenato nelle difficoltà politiche. La questione non risolta è da sempre il rapporto tra istruzione e formazione professionale e l'esigenza di prevedere un biennio comune (obbligatorio) per tutte le secondarie.
La questione era, e rimane, come garantire, anche per la formazione, un'istruzione di base più elevata per tutti i ragazzi, evitare tempi troppo alti di non frequenza, garantire una scuola che sia anche acquisizione di competenze e/o titoli di studio utilizzabili per il lavoro.
Al momento l'intervento riformatore ha riguardato scuola elementare e media. Sappiamo con quali contrasti, difficoltà sta procedendo. Si scarica sulle scuole o sugli insegnanti la responsabilità di una fase transitoria che non ha brillato per coerenza e condivisione. Il rinvio ha però un elemento positivo: consente un vero confronto che dovrebbe prevenire le negatività connesse e scelte prese solo nel chiuso delle stanze.
Il confronto che sollecitiamo deve seguire un ordine virtuoso: le competenze delle regioni in riferimento agli attuali istituti professionali che rappresentano invece parte del sistema nazionale; le specializzazioni post diploma come articolazione del sistema istruzione e formazione; il sistema dei licei con i vari indirizzi, propedeutico all'università e al post diploma; l'integrazione tra istruzione e formazione professionale intesa come scelta connessa alla personalizzazione, all'orientamento, alla garanzia di una buona cultura di base; la validità dei titoli di studio e l'integrazione con la certificazione delle competenze, riferiti a standard nazionali; e infine gli organici, classi di concorso, tempo scuola.
C'è motivata preoccupazione da parte degli insegnanti sulla stabilità del lavoro e sul ruolo professionale. È questo aspetto sociale e professionale particolarmente delicato che la Uil è impegnata a rappresentare.
Il confronto sindacati-governo deve avere a riferimento alcuni assi strategici, dai titoli spendibili a livello europeo rilasciati dal sistema nazionale alle regioni, che devono avere a riferimento, per il loro livello di competenza, titoli e competenze professionali spendibili a livello territoriale per la specifica offerta di lavoro. Le materie comuni si devono coniugare con quelle specifiche dei diversi indirizzi, comprese quelle connesse ai laboratori, in modo da rassicurare gli insegnanti circa il loro ruolo professionale.
Nell'approccio della Uil non c'è nessun conservatorismo, ma una vera sfida per la qualità e la modernizzazione. Per questo occorre partire con il piede giusto.
Una riforma importante richiede un clima più sereno e il fatto che gli insegnanti, così come tutto il personale della scuola, abbiano stipendi fermi al dicembre 2003 non aiuta. Il governo deve dare risposte alla forte richiesta di definire il contratto, in modo da dare almeno questo squarcio di sereno a una scuola coinvolta in processi di cambiamento complessi