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ItaliaOggi: In ritardo il treno di Lisbona

Bacchettate dalla commissione istruzione della Ue, si salvano solo i nordici.

23/10/2007
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ItaliaOggi

Due milioni di giovani sono ancora senza diploma

Lisbona è ancora lontana. A tre anni dal traguardo per fare della scuola europea la fabbrica della società della conoscenza, i buoni propositi restano tali. È a tinte fosche il quadro tratteggiato dalla commissione Ue con l'ultimo suo rapporto sullo stato dell'arte delle riforme europee in vista delle scadenze della strategia di Lisbona (il rapporto è su: https://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/07/1431&format=PDF&aged=0&language=EN&guiLanguage=en). L'ultima speranza, forse, è rappresentata dal sorprendente aumento dei laureati in matematica, dall'efficienza dei paesi dell'Europa del Nord e dallo straordinario recupero del sistema educativo di alcuni paesi dell'Est. Ma nel complesso l'educazione del continente resta in crisi e in ritardo sulla tabella di marcia verso la realizzazione dell'obiettivo fissato nel marzo del 2000 dai capi di governo europei riunitisi in consiglio a Lisbona, per fare del Vecchio continente l'economia della conoscenza più competitiva e coesa del mondo, con nuovi e migliori posti di lavoro. Ján Figel, commissario europeo all'educazione, ha spiegato che «per l'Europa è fondamentale un'educazione e una formazione di massimo livello, in grado perciò di concorrere alla realizzazione della società della conoscenza e competere veramente nell'economia globale. Purtroppo, questo rapporto dimostra che gli stati membri devono lavorare ancora molto per sostenere le sfide del ventunesimo secolo». Ovvero aumentare il numero dei diplomati e di laureati in matematica, dei partecipanti alle iniziative di lifelong learning, dei livelli di abilità di lettura dei quindicenni, nonché del contrasto al fenomeno della dispersione, fissando al 2010 il termine convenzionale per realizzarli. Quasi ovunque però, questi progressi sono stati finora troppo deboli.
i dispersi

Ancora troppi quelli che abbandonano prematuramente gli studi. Nel 2006 sono stati circa 6 milioni i ragazzi dai 18 ai 24 anni che hanno mollato prima della maturità. Ma forse una speranza c'è e bisognerebbe ricercarla a Est. I sistemi europei migliori in fatto di abbattimento della dispersione sono infatti Repubblica Ceca (con il 5,5% di dispersi sul totale della popolazione scolastica), Polonia (5,6%) e Slovacchia (6,4%). Per quanto riguarda il nostro paese la media degli abbandoni degli studenti tra i 18 ed i 24 anni scende dal 25,3% del 2000 al 20,8% del 2006. Ancora troppo poco, secondo Bruxelles, che ricorda come il benchmark sia quello dell'abbattimento entro il 10% di dispersi entro il 2010. Ancora non ci siamo, è vero, ma c'è da dire che il saldo antidispersione dell'Italia si mantiene costantemente in attivo dalla metà degli anni 90 (dati Eurostat).

Servono più diplomati

Per realizzare l'obiettivo di raggiungere l'85% di diplomati entro il 2010, ci sarebbero 2 milioni di giovani tra i 20 e i 24 anni che avrebbero bisogno di finire il percorso scolastico. Le migliori prestazioni fra i Paesi europei sono ancora una volta quelli della Repubblica Ceca (91,8%), Polonia (91,7%) e Slovacchia (91,5%).

matematica ok

Questo è l'unico dato europeo positivo. I laureati in matematica crescono più del previsto. Se la tendenza sarà quella attuale, nel 2010 l'Unione Europea potrà contare su un milione di laureati in matematica, scienze e tecnologia quando già nel 2005 è stata superata quota 860mila unità, ben al di là delle più rosee aspettative. Più di tutti i laureati europei in matematica si trovano in Irlanda, Francia e Lituania.

Studenti senza basi

Sempre più in difficoltà gli studenti di 15 anni alle prese con la lettura. Circa un quinto degli studenti è un lettore “scarso”. Per raggiungere il risultato atteso dall'indicatore di riferimento, servirebbe che più di 200mila alunni migliorassero radicalmente i propri standard di rendimento da qui al 2010. I paesi dove gli studenti leggono meglio sono la Finlandia (con il 5,7% degli alunni che legge con difficoltà), Irlanda (11%) e Olanda (11,5%).

Il gioco e la candela

In ogni caso l'investimento e l'efficienza dei sistemi educativi restano al centro.

È convinzione comune che vadano incrementati gli investimenti soprattutto nella scuola dell'infanzia. Eppure, sostengono ad esempio dall'Ocse, questo sta già avvenendo (si veda ItaliaOggi della scorsa settimana). La commissione europea dal canto suo riconosce che per la copertura della scuola secondaria superiore, gli investimenti sono aumentati passando dal 4,7 al 5,1% del pil dall'adozione della strategia di Lisbona. In Italia sono considerati scarsi gli investimenti in risorse umane, che sono saliti soltanto dal 4,47 al 4,59% del pil. Tutto questo anche se, come ritiene l'Ocse, dati alla mano, investire di più sulla scuola non produce necessariamente migliori risultati di apprendimento e nuovi e migliori posti di lavoro.


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