ItaliaOggi: Il problema delle scuole senza dirigente e delle ”reggenze”.
nelle situazioni in cui il reggente – che ha già un altro istituto da dirigere – si viene a trovare senza esoneri o semiesoneri di docenti vicari, la situazione si prospetta particolarmente difficile da gestire
Il problema delle scuole senza dirigente e delle ”reggenze”.
Può capitare che alcune scuole statali in certi anni scolastici rimangano senza dirigente. O perché la sede è rimasta vacante a seguito di dimissioni, trasferimento, ecc. o perché il dirigente titolare è utilizzato in altra funzione (incarico presso gli uffici scolastici regionali o provinciali, nelle associazioni professionali o sindacali, ecc.) e la sede è quindi “disponibile” per un certo periodo di tempo.
Prima dell’autonomia scolastica e della dirigenza, quando peraltro gli istituti erano realtà molto meno complesse di quelle attuali - diciamo fino verso la metà degli anni ’90 - a queste scuole veniva assegnato un altro dirigente scolastico. Nelle scuole elementari vigeva l’istituto della cosiddetta “reggenza”: la scuola veniva cioè affidata a un direttore didattico già titolare in un altro Circolo didattico e un docente collaboratore veniva esonerato dall’insegnamento e svolgeva le funzioni di “vicario”, “distaccato” dalla classe. Da notare che nei circoli didattici in reggenza l'autorizzazione all'esonero poteva essere disposta “a prescindere dal numero delle classi funzionanti”.
Nelle scuole medie non vigeva la reggenza ma veniva nominato un “preside incaricato”, vale a dire un docente che era nella graduatoria di coloro che avevano presentato domanda per svolgere tali funzioni.
Dopo la metà degli anni ’90 a Milano (provveditore De Sanctis, ministro della P.I. Berlinguer) i sindacati erano riusciti a far sì che anche nelle scuole elementari venisse nominato un preside incaricato, superando quindi lo stesso istituto della reggenza. In tutti gli istituti scolastici quindi c’era un dirigente, titolare o incaricato che fosse.
La situazione si presenta del tutto diversa da qualche anno. La legge 43/05 ha abolito l’istituto degli incarichi di presidenza a partire dall’a.s. 2006/07, “fatta salva la conferma degli incarichi già conferiti”. Quindi, nelle scuole rimaste “scoperte”, senza capo d’istituto, gli uffici scolastici regionali prima procedono alla nomina di un ristretto numero di “incaricati” (si tratta sostanzialmente di “conferme” di coloro che hanno svolto questa funzione negli anni precedenti al 2005/06) e poi assegnano di nuovo le “reggenze”. In Lombardia quest’anno erano 143 le sedi vacanti o disponibili, sono stati nominati 60 dirigenti incaricati e attribuite 83 reggenze, di cui 38 in provincia di Milano.
Il punto però è che la reggenza non comporta più, automaticamente, l’esonero del docente vicario. O meglio: gli istituti che già disponevano di questa figura (esoneri o semiesoneri autorizzati per ragioni di complessità, numero di classi) possono utilizzarla in questo senso, per gli altri, che ne erano sprovvisti, non è più prevista.
Si è insomma passati da un regime ad un altro completamente diverso. E’ evidente che nelle situazioni in cui il reggente – che ha già un altro istituto da dirigere – si viene a trovare senza esoneri o semiesoneri di docenti vicari, la situazione si prospetta particolarmente difficile da gestire, anche perché in genere oggi tutte le autonomie scolastiche sono realtà piuttosto complesse (può trattarsi ad esempio di scuole primarie con diversi plessi scolastici e con annessa scuola dell’infanzia o con un centro per l’educazione degli adulti aggregato…).
Siamo insomma di fronte ad un paradosso: quando gli istituti scolastici avevano dimensioni ridotte (uno o due plessi scolastici i Circoli didattici, un solo plesso le scuole medie e 2-300 alunni al massimo) potevano disporre di qualche risorsa professionale aggiuntiva (il preside incaricato o il reggente con l’esonero del vicario), oggi che sono realtà più complesse non dispongono più di tali risorse. Le ragioni del risparmio prevalgono, in questo caso, su quelle della funzionalità del servizio. Ma ne vale veramente la pena? Non si peggiorano piuttosto, in questo modo, le condizioni per una gestione efficace della scuola pubblica?
Gianni Gandola