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ItaliaOggi: I corsi di recupero non si fanno, rispuntano gli esami di riparazione

È uno studente su tre, in media, a essere promosso alle superiori con debiti, ovvero con insufficienze. In particolare nelle scuole professionali e negli istituti tecnici

17/07/2007
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ItaliaOggi

È uno studente su tre, in media, a essere promosso alle superiori con debiti, ovvero con insufficienze. In particolare nelle scuole professionali e negli istituti tecnici. Insufficienze che dovrebbero essere recuperate nell'anno successivo, con attività a carico della stessa scuola.
Il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, spulciando i bilanci alla ricerca di fondi inutilizzati da spendere per coprire i debiti (circa un miliardo), ha scoperto quanto in molti nelle scuole già sapevano. Ovvero che i corsi di recupero non si fanno. Che la verifica se lo studente abbia colmato le lacune, e dunque se lo studente abbia raggiunto la sufficienza, non c'è. Perché le scuole i fondi per le Idei, ovvero le attività di recupero, non li hanno spesi. Insomma, ci sono studenti promossi con insufficienze, in media due-tre, che restano tali. Mentre loro vanno avanti, fino ad arrivare agli esami di stato. Nella circolare sul prossimo finanziamento degli Idei, che sta per arrivare alle scuole, il ministro si accinge a precisare che i corsi devono essere realizzati obbligatoriamente.

Ma intanto, dall'altra parte, si prepara a reintrodurre, probabilmente dal 2008, gli esami di riparazione a settembre, cancellati nel 1995 Francesco D'Onofrio. Il possibile ritorno agli esami di riparazione, sollevato da ItaliaOggi venerdì scorso, ha scatenato un notevole interesse. Che la soluzione di tutti i mali possa essere questa non ne sono tutti convinti. Ma che i corsi di recupero siano stati un fallimento, su questo sì, invece, c'è consenso unanime.

«Gli esami di riparazione sono stati mandati in soffitta senza che gli insegnanti fossero preparati a una nuova didattica», spiega a ItaliaOggi Luigi Berlinguer, ex ministro della pubblica istruzione, «una didattica che sia capace di fare recupero sempre, tutti i giorni, che non lasci mai soli o demotivati i ragazzi». E dal 2008/2009 si potrebbe tornare ai vecchi esami di riparazione, che nel 1995 aveva cancellato.

Le scuole, con i fondi passati dal ministero, devono organizzare le attività di recupero, potendo pagare in media circa 300 euro per ogni docente che dovesse essere disponibile a svolgere i corsi.

E c'è chi denuncia che sono troppo pochi, per l'impegno che le attività richiedono. Sarebbe questa una delle cause, in una scuola che è alla débâcle finanziaria, del fallimento del binomio debito-recupero. «Non credo che questo sia l'unico problema», commenta Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «ma dobbiamo ammettere che i corsi di recupero hanno fallito nella maggior parte dei casi. Se gli esami a settembre saranno strutturati in maniera ragionevole, potrebbero anche funzionare».

Per Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, prima di un ritorno alle vecchie riparazioni è preferibile comunque «verificare la risposta che daranno le scuole all'invito del ministro a darsi da fare. Se ci saranno più fondi, la situazione potrebbe anche sbloccarsi».

Decisamente favorevole, Marco Nigi, segretario dello Snals: «Finalmente una cosa giusta, con i corsi di recupero non ci si capisce più niente e i ragazzi non recuperano proprio nulla. Meglio gli esami di riparazione, sono più seri per tutti».

Mette in guardia dai rischi di un ritorno «al mercatino delle lezioni private», il leader della Flc-Cgil, Enrico Panini


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