ItaliaOggi: Fondi ricerca in quarantena
La Corte dei conti non registra il bando. Osservazioni al provvedimento Miur A rischio i finanziamenti per le attività del 2007
La ricerca italiana rischia di restare a secco. L'atteso bando per i Progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin), infatti, emanato lo scorso luglio dal ministro dell'università Fabio Mussi, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, non è stato registrato dalla Corte dei conti. Mandando in fumo, così, le speranze di quanti, tra ricercatori e professori universitari, attendevano i finanziamenti per il 2007 per coprire tutte le spese per i progetti di ricerca. Adesso tutto dipende dalle risposte che il ministero fornirà alla magistratura contabile sulle osservazioni al provvedimento ministeriale. Il che significa un ulteriore ritardo che va ad aggiungersi a quello già accumulato in questi mesi, giacché per il 2006 il bando fu emanato a marzo. E l'enorme delusione tra i professori universitari di tutti gli atenei italiani, da Pisa a Cagliari, è cocente. Tanto più che le università non hanno ancora alcuna indicazione né sulla scadenza sul termine di presentazione delle domande (in teoria il 20 settembre) né su quanto il governo intende destinare in termini economici. Mussi aveva infatti annunciato un finanziamento di 90 milioni, che però era destinato ad aumentare in conseguenza dello sblocco di risorse previsto per inizio settembre (160 milioni). Una questione che aveva spinto il mondo accademico a sottoscrivere una petizione e inviarla al presidente della repubblica per sbloccare la situazione. Interpretando il disagio del mondo accademico anche il Consiglio universitario nazionale (Cun) aveva sollecitato il ministro dell'università di rendere noto l'importo disponibile e di procedere con «la massima celerità all'emanazione del bando». Nel frattempo, circa 3.500 progetti di ricerca attendono di essere vagliati e selezionati dalla commissione ministeriale. E i ricercatori e i professori delle università italiane sono con il fiato sospeso, tanto da annunciare il blocco delle attività. «È una situazione inaccettabile», ha dichiarato Patrizio Dimitri, professore di genetica e di biologia molecolare all'università La Sapienza di Roma e tra i firmatari della petizione inviata al presidente della repubblica in cui si chiedeva di intervenire («e dalla quale non abbiamo avuto alcuna risposta»). «Siamo al limite e vogliamo un segnale concreto in tempi stretti, dato che gli attuali ritardi nell'erogazione di quel pur modestissimo flusso di finanziamento rischiano di minare per molti le stesse basi della sopravvivenza scientifica. I Prin finanziano progetti di ricerca biennali di ogni specialità, dall'area giuridica a quella tecnica fino a ingegneria industriale. Ogni facoltà aspetta questi soldi per acquistare materiale, per pagare le spese per i servizi, partecipare a convegni, pagare i giovani ricercatori. Un microcosmo tuttora in letargo, in attesa che il governo decida di stanziare i fondi che sembrano briciole rispetto alle aspettative. Nel corso degli anni ai Prin sono infatti stati assegnati annualmente dagli 80 ai 160 milioni di euro e la media di finanziamento concesso a ogni singolo progetto selezionato oscilla dai 18 ai 60 milioni. Ma quest'anno la cifra potrebbe essere ancora più esigua considerando che se mai verrà sbloccato il bando a spartirsi le briciole concorreranno anche gli enti di ricerca