ItaliaOggi: Finlandesi brillanti, eppure non sono precoci
Ma che c'è di tanto speciale in Finlandia per l'apprendimento della matematica?
Gli unici in Occidente in grado di giocarsela con i campioni asiatici della matematica sono i finlandesi. Nelle classifiche Ocse Pisa, quelle che confrontano i risultati dei test di apprendimento dei quindicenni di mezzo mondo, gli studenti finnici si piazzano al primo posto. Ma che c'è di tanto speciale in Finlandia per l'apprendimento della matematica? Sì perché se l'accesso precoce all'apprendimento della matematica è il tormentone del momento, in Finlandia pare non se ne curino più di tanto. La scuola in Finlandia è obbligatoria dai sette ai 16 anni. La materna c'è sì, ma serve a curare la continuità educativa con l'inizio dell'obbligo e soprattutto a stabilizzare le differenze sociali e di genere. Se la matematica non è dunque frutto della precocità dell'apprendimento delle strumentalità aritmetiche, a cosa si deve il suo successo? Già, anche perché al di là del fatto che il percorso della scuola dell'obbligo inizia più tardi, esso non è poi così diverso dal nostro (eccezion fatta per il minor tempo di permanenza a scuola e per l'insegnante unico alla primaria). C'è da dire innanzitutto che sembra essere proprio l'equità a fondamento del successo formativo di tutti e di ciascuno.
Nonostante un sistema di valutazione inflessibile e rigoroso degli apprendimenti, a nessuno è infatti concesso di restare indietro. Premesso che la scuola dell'obbligo conta un numero di studenti che si aggira intorno alle 600 mila unità e che l'investimento in istruzione pesa molto sul bilancio dello stato, sta di fatto che la scuola affianca un tutor di supporto ai ragazzi in difficoltà, mentre in ogni scuola funziona un osservatorio per il benessere dei ragazzi. Risolto il gap, per il resto imparare la matematica significa fare in modo che i ragazzi la mettano subito in pratica: centrale in questo senso è il ruolo dell'economia domestica nel curricolo.
E poi gli insegnanti: oltre che ben pagati (con stipendi iniziali pari a 2.500 euro al mese), lo stato chiede loro un impegno forte nella formazione in servizio e nell'insegnamento proprio della matematica e delle scienze.