ItaliaOggi: Eliminare i supplenti costerà di più
Dpef punta ad assegnare ai prof di ruolo e non più ai precari le cattedre parzialmente scoperte.
Sorpresa nei conti: la riforma non porterà risparmi, anzi
Assegnare gli spezzoni ai docenti di ruolo, invece che ai supplenti, fa spendere più soldi allo stato. I docenti di ruolo, infatti, vanno pagati anche l'estate. A differenza dei docenti precari che vengono licenziati il 30 giugno. E hanno retribuzioni più alte rispetto ai precari. Che aumentano con l'anzianità di servizio. Rischia dunque di rivelarsi un boomerang il progetto del governo di aumentare l'orario di lezione dei docenti delle secondarie, previsto nel documento di programmazione economica e finanziaria 2008/2011.
Nel documento si parla di flessibilità dell'orario di lavoro. Il che può essere inteso in due soli modi.
Il primo è l'incentivazione del part time. Il secondo è l'aumento dell'orario di lezione fino a 24 ore per i docenti delle secondarie, mediante l'assegnazione di ore eccedenti.
In entrambi i casi si rischia di fare un buco nell'acqua. Anzi, peggio: si rischia di spendere di più.
Il perché è presto detto.
L'incentivazione del part time determinerebbe un'ulteriore disponibilità di spezzoni in organico di fatto. Tali disponibilità potrebbero essere utili per incrementare il numero degli incarichi di supplenza fino al 30 giugno. E ciò, effettivamente, potrebbe determinare un risparmio per l'erario.
Se però gli spezzoni dovessero risultare inferiori a sette ore, stando all'ultimo orientamento dell'amministrazione, potrebbero essere affidati direttamente ai docenti di ruolo delle secondarie, a titolo di ore eccedenti. E ciò avrebbe costi più alti rispetto alle supplenze. Non solo. Anche in assenza di incrementi del part time, se gli spezzoni fino a 6 ore dovessero essere affidati prioritariamente ai docenti di ruolo, l'erario ne ricaverebbe un danno. Sempre per gli stessi motivi: il docente di ruolo, va pagato anche a luglio e in agosto. E va pagato di più.
Facciamo un po' di conti.
Per esempio, un docente di ruolo con più di 15 anni d'insegnamento nella scuola media ha diritto a 104 euro al mese per ogni ora eccedente, contro i 105 di un supplente.
Se però il docente di ruolo è più anziano (per esempio ha 28 anni di servizio) il compenso sale a 125 euro. Ma a fine anno le cifre si distanziano ancora di più. Un supplente assunto a settembre e licenziato a giugno costa all'erario, per ogni ora di insegnamento, circa 1040 euro complessivamente. Un docente di ruolo assunto a settembre e licenziato ad agosto costa allo stato, per ogni ora eccedente, complessivamente 1260 euro l'anno, se ha poco più di 15 anni di servizio, e 1500 euro se ha un'anzianità di almeno 28 anni.
Stesso discorso alle superiori dove, tra l'altro, i docenti di ruolo guadagnano un po' di più rispetto ai colleghi delle medie, mentre i supplenti sono retribuiti allo stesso modo. Insomma, in linea di massima il docente di ruolo costa sempre di più. Anche e soprattutto per il fatto che va pagato l'estate. E soprattutto se è anziano. E non è solo una questione di retribuzioni.
C'è anche il problema dei completamenti e dell'elevazione dell'orario settimanale per i precari titolari di spezzoni. Che hanno titolo a ottenere ulteriori spezzoni fino al completamento dell'orario di cattedra.
Tale diritto, peraltro, rileva espressamente dal contratto di lavoro. Lo prevede infatti l'articolo 37, che testualmente recita: «Il personale ... con orario settimanale inferiore alla cattedra oraria, ha diritto, in presenza della disponibilità delle relative ore, al completamento o, comunque, all'elevazione del medesimo orario settimanale».
In buona sostanza, dunque, il dirigente scolastico, per evitare di incorrere in responsabilità, prima di assegnare lo spezzone al docente di ruolo, dovrebbe assicurarsi che entro il raggio di 30 chilometri non sia in servizio uno spezzonista avente titolo al completamento. Ma in passato, non di rado, i dirigenti si sono comportati in modo diverso. Anche perché la norma contrattuale, effettivamente, è in contrasto con le norme di legge che, invece, prevedono l'assegnazione degli spezzoni ai docenti interni.
Il conflitto, però, è stato risolto dal giudice del lavoro di Potenza (622/2007) nel senso della prevalenza della norma pattizia sulla norma di legge. Secondo il giudice monocratico «l'apparente contrasto tra le norme va risolto in favore dell'applicazione dell'articolo 37 del contratto, in quanto... il contratto collettivo del comparto scuola ha il potere di derogare a precedenti disposizioni di legge». Ciononostante il ministero della pubblica istruzione ha emanato un nuovo regolamento delle supplenze che alimenta ulteriormente gli equivoci, perché non recepisce la clausola negoziale sul completamento. E ciò non mancherà di incrementare ulteriormente il contenzioso.
Il rischio, però, è che una norma nata per risparmiare (l'articolo 22 della legge 448/2001) faccia spendere all'erario molti soldi in più. Prima di tutto perché, effettivamente, gli spezzoni ai docenti di ruolo costano di più. E poi perché nell'eventualità di ulteriori soccombenze in giudizio, l'amministrazione dovrebbe pagare ai precari ricorrenti anche tutti gli arretrati. Come è già successo a Potenza.