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ItaliaOggi: Berlinguer: abolii il 7 perché non serviva più a dare rigore

per gli studenti Torna il voto in condotta

05/08/2008
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ItaliaOggi

Il vero problema è che la scuola italiana è vecchia di 100 anni, lascia i ragazzi soli e senza stimoli

Ho abrogato il voto in condotta. Ma era sparito dalla pratica già da molti anni. E, soprattutto, non serviva più a dare rigore». A parlare è Luigi Berlinguer, ex ministro della pubblica istruzione, che nel 1999 mandò in soffitta il famigerato 7 in condotta, il voto che da solo bastava a far bocciare un ragazzo. Ora il disegno di legge Gelmini lo riporta in auge. Non si chiamerà più così, in verità, avrà il nome politicamente corretto di «valutazione del comportamento» degli studenti. E non si affiderà più a un voto ma a un giudizio collegiale. La sostanza, però, non cambia. Lo studente potrà essere bocciato se non si comporta come si deve.

Domanda. Professore, torna il 7. Perché lei lo aveva abolito?

Risposta. L'abolizione si inseriva nell'ambito di un progetto complessivo di una nuova comunità educante, basata su diritti e doveri di docenti e alunni. Ma la classe dirigente ha attuato in modo distratto l'intera riforma, raramente ha applicato il sistema disciplinare come previsto.

D. Intanto, però, la scuola ha perso in serietà.

R. Se si vuole rigore, bisogna coinvolgere gli studenti e bisogna coinvolgerli con un'attività didattica interessante. Ma, fin quando dura la scuola gentiliana, non ci sarà possibilità di coinvolgimento e di rigore. E i provvedimenti disciplinari rischiano di essere grida manzoniane.

D. Perché è così duro con la scuola italiana?

R. Una scuola nella quale domina la lezione frontale è vecchia di 100 anni. I paesi evoluti l'hanno drasticamente ridotta. È una scuola dove non c'è musica, dove la fisica si insegna su un libro, la matematica è solo formule, che non stimola la creatività, la curiosità, l'intelligenza intuitiva dei ragazzi.

D. Condivide le proposte disciplinari della Gelmini?

R. Mi sono reso conto che il ministro è consapevole della complessità del problema. E si è mossa con cautela, conscia del fatto che la disciplina non si esaurisce in se stessa. Oggi, per esempio, occorre più educazione civica.

D. Ci saranno 33 ore l'anno, prevede il ddl gelmini, dedicati a cittadinanza e Costituzione.

R. L'educazione civica di cui parlo deve essere soprattutto trasversale alle discipline, deve incontrare la cultura moderna e i bisogni di oggi, intercettare la curiosità degli studenti. E per farlo, serve la collaborazione degli insegnanti, in primis.

D. Anche di una nuova classe docente?

R. Non si azzera la classe attuale, è da coinvolgere in un mutamento educativo fondato sull'apprendimento, sull'esperienza e la teoria messi insieme. La vera rivoluzione scolastica è metodologica, curriculare. E bisogna che sia il corpo docente tutto a realizzarla. È dal basso che si cambia la scuola, oggi.

D. Anche la revisione dei programmi è nei piani della Gelmini. Che suggerimenti darebbe?

R. Bisogna costruire una scuola completamente nuova, basata sulla sollecitazione del bisogno creativo che è in ciascuno di noi, sul fascino della scoperta scientifica e non sulle formulette. Il sapere non è erogazione di un servizio, è conquista.


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