ItaliaOggi: Attenzione a classi speciali e sessiste, così si ammazza la scuola
Il nostro sistema scolastico è attratto dalle orecchie d'asino di nome esclusione e separazione?
Alcune ricerche psicopedagogiche europee, del tutto inaffidabili, in quanto prive del marchio d'origine controllata, ma strillate dai megafoni mediatici, hanno dato palcoscenico a due antichi fantasmi avvolti nel mantello della discriminazione/selezione che, ingenuamente, pensavamo in pensione da tempo. Promettono, con il sogghigno del gufo, una scuola paese dei balocchi. La domanda che ci porremo in queste righe è un po' questa. Il nostro sistema scolastico è attratto dalle orecchie d'asino di nome esclusione e separazione?
1. L'esclusione è la veste indossata dal fantasma che invita alla riapertura delle scuole speciali (in subordino, classi speciali) per i ragazzi disabili: e perché no, anche per gli extracomunitari. La tesi, non originale, è che scuole separate e omogenee garantiscono un'opportunità migliore per l'utenza handicappata o titolare di una cultura/altra. Questo primo fantasma si rivolge alle famiglie per informarle che la scuola del Duemila dovrà trasformarsi in una sorta di America's Cup nella quale chi conquista le prime file della griglia di partenza può sperare di potere concludere positivamente la regata. Coloro invece che sono confinati in coda è preferibile non prendano neppure il via.
Fuori di metafora. Trattenere i disabili nella scuola di tutti significa far perdere loro del tempo prezioso e ovviamente anche agli allievi medagliati da bei/voti. Meglio un sistema copernicano della scuola dotato di un Sole (le classi/luce dei bravi allievi) e di tanti Pianeti (le classi speciali, le classi di sostegno, le classi di recupero, le classi etniche et al). La domanda è scontata: il nostro paese si sta facendo incantare dallo specchietto per le allodole che promette scuole con le orecchie d'asino? Certamente no. La messa in quarantena delle scuole speciali è una conquista non negoziabile. Neppure dalle lusinghe di una sirena della notte.
2. La separazione è la veste indossata dal fantasma che invita al ritorno al medioevo della scuola: quella che separava i maschi dalle femmine. Prima dell'estate, alcuni quotidiani nazionali hanno scosso il mondo scolastico con questa notizia: anche in Italia (dopo gli Stati Uniti e l'Inghilterra) sta diventando di tendenza il ritorno ad un modello didattico single-sex. In nome della libertà (?) formativa, un numero crescente di scuole private (e finanziate dallo stato) separano le femmine dai maschi. Il loro slogan pedagogico (di stimolante richiamo per le famiglie/bene) si fonda su questa promessa. Se venite nelle nostre scuole vi garantiamo un'educazione omogenea e del tutto differenziata per sesso. Il che assicura ai vostri figli di imparare/meglio la lezione dell'insegnante. Dunque, l'omogeneità come ontologia educativa. Questo consiglio per l'acquisto, rivolto a genitori probabilmente già poco tolleranti della promiscuità di genere, è pieno di rischi e traumi formativi. È da analfabetismo pedagogico l'offerta di classi separate per sesso, perché procura un enorme danno educativo alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi. Attenzione genitori! L'imparare/meglio che campeggia negli spot che benedicono questa surreale offerta di istruzione porta alla deriva. Dal monitor di questa scuola reclamizzata come un dentrifricio scompaiono le dinamiche relazionali e cognitive più formative. A partire dal dialogo e dal confronto delle idee tra sessi diversi, dalla coeducazione, dai laboratori, dalla ricerca, dall'interdisciplinarità. Si ritorna a capo chino alla vita claustrale di classe. Dove si insegna e si impara a pappagallo al solo scopo di rispondere alle domande/quiz degli insegnanti. Siamo all'ingresso nella scuola della bassa cucina cognitiva che la tv ci propina giorno dopo giorno. Ovviamente, una scuola tutta/quiz costringe gli scolari al pensiero/unico e alla rottamazione della loro potenziale mente plurale e creativa. E torniamo alla domanda di fondo: il nostro paese si sta facendo incantare dallo specchietto per le allodole che promette classi single-sex con le orecchie da asino? Forse sì. E una scuola dell'autonomia dal timone incerto potrebbe cedere alle lusinghe di questa sirena della notte.
Franco Frabboni preside della facoltà di scienze della formazione primaria Università di Bologna, componente della Commissione nazionale per le Indicazioni