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Italiadecide, verso il Paese digitale. Violante: "Svolta tecnica ma anche culturale"

Violante sottolinea l'urgenza di "rendere utilizzabili tutti i dati pubblici (in primis le graduatorie Invalsi), che potrebbero essere strumento utile per le famiglie nella scelta di scuole o università".

24/06/2014
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la Repubblica

Ludovica Amoroso

Ogni svolta tecnica deve corrispondere ad una svolta culturale". Così il presidente di "Italiadecide" Luciano Violante, apre il seminario organizzato dall'Associazione per la qualità delle politiche pubbliche dedicato alla rivoluzione digitale. E così dichiara il passaggio "dal segreto, alla trasparenza della pubblica amministrazione". Per iniziare, sottolinea l'urgenza di "rendere utilizzabili tutti i dati pubblici (in primis le graduatorie Invalsi), che potrebbero essere strumento utile per le famiglie nella scelta di scuole o università".

Presenti il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini e quello per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia, ospiti d'onore dell'incontro alla Camera dei Deputati dal titolo "Dalla società industriale alla società digitale", tema quest'ultimo che è entrato con determinazione nella strategia dell'attuale governo. "Perché - ribadisce Violante - fermo restando l'utilizzo di tecnologie che consentano la protezione dei dati personali, il resto appartiene alla Repubblica, e cioè alle istituzioni ed ai cittadini". Del resto, continua il presidente di Italiadecide, "il 26 giugno 2013 è stata adottata una direttiva europea che rende chiaro l'obbligo di tutti gli stati di consentire la visibilità dei dati pubblici (ad eccezione di quelli il cui accesso sia limitato o escluso)".

Si parte dalla scuola: "Il primo punto su cui riflettere - si chiede il mnistro Giannini- è se quella italiana sia realmente in grado di intraprendere il cambiamento. Come fornire, quindi, condizioni adeguate per una missione educativa (con strumenti, documenti e contenuti) che consenta una istruzione democratica?" La promessa è quella di puntare sulla formazione permanente dei docenti della (futura) "scuola digitale", per rendere entro 5-6 anni un'istituzione competitiva sul mercato europeo. "Ma se non siamo in grado di diffondere questo patrimonio condiviso e naturale sul territorio nazionale - continua il Ministro- è chiaro che il percorso sarà lungo". L'obiettivo è quello di far diventare la scuola promotrice di innovazione ("Scuola aperta"), attraverso una mobilitazione di forze, supportata da una adeguata campagna d'informazione.

Insieme ai due ministri sono stati chiamati a discutere Telecom, Google, Vodafone, Poste Italiane, Mibac, Miur, Mit, ItCore Spa, Nuvola Verde, Società Geografica Italiana, giuristi, studiosi ed esperti del settore. Tutti d'accordo sul fatto che il digitale rappresenti il ponte ideale tra cittadini e pubblica amministrazione. Nella speranza di un rilancio dell'economia italiana, i recenti Governi hanno puntato i riflettori sul tema dell'Agenda digitale ma, sino a oggi, è mancata un'azione coordinata ed efficiente in tale ambito. Facendo un passo indietro, ricordiamo che nel 2010 la Commissione europea ha adottato la strategia "Europa 2020" con l' intento di uscire dalla crisi e preparare l'economia della UE per le sfide del prossimo decennio. Tra le iniziative si prevedeva, come si prevede tuttora, l'Agenda digitale europea. E per realizzare gli obiettivi prefissi la Commissione intende adottare politiche volte a ridurre i costi e il carico amministrativo tramite la diffusione della banda larga in tutto il territorio dell'Unione (entro il 2020 con banda ultra veloce pari o superiore a 30 Mbps per il 100% dei cittadini).

Ma nel nostro Paese, come attesta l'ultimo rapporto annuale della Commissione del 28 maggio, il 60% della popolazione risulta priva di competenza. E allora ecco che nell'ambito della "Strategia Europa 2020", è necessario attuare "un grande piano di formazione sul digitale sia nei confronti degli attuali vertici che di quelli che verranno- ha dichiarato il Ministro Marianna Madia - Puntiamo su una dirigenza che sia in grado di gestire problemi complessi e risorse umane. Dobbiamo mettere in atto una rivoluzione che cambi i processi fino ad ora eseguiti". Ma l'errore da non commettere è ritenere che il passaggio alla digitalizzazione comporti solo un trasferimento dei documenti dalla penna al computer. "Se digitalizziamo senza semplificare - continua il Ministro - rischiamo di spostare gli errori dalla carta alla rete. Dai documenti, quindi, ai dati: ogni processo dovrebbe subire questa trasformazione".

Intanto, il primo risultato è stata l'istituzione dell'"anagrafe nazionale della popolazione residente" (ANPR), per la semplificazione della gestione dei dati anagrafici. L'iniziativa è complementare al progetto di diffusione del domicilio digitale e al documento unico digitale: un solo supporto, che riunisce la carta d'identità elettronica e la tessera sanitaria e che dovrebbe creare il primo impianto di database centrale con tutte le informazioni realative al cittadino (anagrafiche, sanitarie, etc...). L’identità digitale, sarà, invece, il ponte diretto tra cittadini e servizi. "Con il decreto legge approvato lo scorso 13 giugno, si è dato il via al processo amministrativo del digitale. Ed entro il 2015 ci sarà un unico Pin di accesso nelle varie aree della pubblica amministrazione. Il cittadino potrà ottenerlo dal cosiddetto gestore d' identità che, a sua volta, garantirà al fornitore dei servizi la certezza dell'identificazione". Per il semestre di turno italiano alla presidenza del Consiglio europeo, il Ministro ribadisce il ruolo guida che il Governo si vuole prefiggere in ambito digitale.


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