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Italia, rischi per la liberta' di espressione-Lo afferma una relazione approvata dai parlamentari europei

da didaweb Italia, rischi per la liberta' di espressione Lo afferma una relazione approvata dai parlamentari europei "Sulla base di inchieste approfondite già effettuate da agenzie indipen...

15/04/2004
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da didaweb
Italia, rischi per la liberta' di espressione

Lo afferma una relazione approvata dai parlamentari europei

"Sulla base di inchieste approfondite già effettuate da agenzie
indipendenti, anche in seno all'Unione europea, da cui sono derivate
numerose pronunce di organizzazioni internazionali, autorità nazionali e del
Parlamento europeo stesso, ignorate dal governo italiano, potrebbero
sussistere rischi di violazione grave e persistente del diritto alla libertà
di espressione e di informazione in Italia". Lo ha afferma la commissione
per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni
in un rapporto sui rischi di violazione della libertà di espressione e di
informazione, che affronta in particolare il caso italiano.

La relazione dell'europarlamentare olandese Johanna L.A. Boogerd-Quaak,
approvata con 28 voti favorevoli e 19 contrari, si basa in particolare su di
una 'perizia preliminare' elaborata dall'Istituto europeo per i mezzi di
comunicazione, nel contesto di un più ampio studio sull'informazione ai
cittadini nell'Unione europea, che prende in esame un gruppo di otto Paesi e
anticipa la presentazione dello studio finale, prevista per giugno, che
conterrà conclusioni e raccomandazioni complete.

Il tasso di concentrazione del mercato audiovisivo italiano è il più elevato
in Europa ed è caratterizzato dal duopolio tra RAI e Mediaset, che
raccolgono il 96,8% delle risorse pubblicitarie. L'organo parlamentare
"prende atto del fatto che in Italia da decenni il sistema radiotelevisivo
opera in una situazione di assenza di legalità""di fronte alla quale il
concorso del legislatore ordinario e delle istituzioni preposte è risultato
incapace del ritorno ad un regime legale". RAI e Mediaset continuano a
controllare ciascuna tre emittenti televisive analogiche terrestri,
nonostante la sentenza della Corte costituzionale del 1994.

I deputati rilevano che "il sistema italiano presenta un'anomalia dovuta a
una combinazione unica di poteri economico, politico e mediatico nelle mani
di un solo uomo, l'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri italiano,
Silvio Berlusconi, e al fatto che il governo italiano è, direttamente o
indirettamente, in controllo di tutti i canali televisivi nazionali". Essi
osservano che "Silvio Berlusconi, dalla sua nomina alla carica di Presidente
del Consiglio nel 2001, non ha risolto il suo conflitto di interessi, come
si era esplicitamente impegnato, bensì ha incrementato la sua quota di
controllo societario della società Mediaste". Quest'ultima aveva ottenuto
nel 2001 i 2/3 delle risorse pubblicitarie televisive, pari a un ammontare
di 2 miliardi e mezzo di euro.

I parlamentari denunciano "le ripetute e documentate ingerenze, pressioni e
censure governative nell'organigramma e nella programmazione del servizio
televisivo pubblico Rai", facendo esplicito riferimento all'allontanamento
di Biagi, Santoro e Luttazzi, a seguito di una richiesta del Presidente del
Consiglio nell'aprile 2002. Essi segnalano ulteriori pressioni su altri
media non di sua proprietà, come quelle che hanno condotto alle dimissioni
del direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli.

L'organo parlamentare "si rammarica che il Parlamento italiano non abbia
ancora approvato una normativa per risolvere il conflitto di interessi del
Presidente del Consiglio, così come Silvio Berlusconi aveva promesso di fare
entro i primi cento giorni del suo governo" ed "esprime preoccupazione per
il fatto che la situazione vigente in Italia possa insorgere in altri Stati
membri e nei paesi in via di adesione qualora un magnate dei media, come
Rupert Murdoch, decidesse di entrare in politica".

I deputati ritengono che "laddove gli Stati membri, per impossibilità o
mancanza di volontà, non adottino misure adeguate, l'UE ha l'obbligo
politico, morale e giuridico di garantire, negli ambiti di sua competenza,
il rispetto dei diritti dei suoi cittadini a mezzi di informazione liberi e
pluralistici". Essi rivolgono una serie di raccomandazioni alla Commissione,
invitandola a presentare una proposta di direttiva per la salvaguardia del
pluralismo dei media in Europa, nonché una comunicazione sullo stato del
pluralismo dei media nell'UE. Essi ritengono inoltre che 2la salvaguardia
della diversità dei media debba diventare la priorità della legislazione
dell'Unione in materia di concorrenza e che la posizione dominante di una
società del settore dei media sul mercato di uno Stato membro debba essere
considerata un ostacolo al pluralismo dei mezzi di comunicazione
nell'Unione".


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