Italia Oggi-Rallenta la dispersione scolastica
È quanto emerge dall'ultimo rapporto del Miur sulle ragioni dell'allontanamento degli studenti. Rallenta la dispersione scolastica Tra medie ed elementari si stabilizza il dato dell'abbando...
È quanto emerge dall'ultimo rapporto del Miur sulle ragioni dell'allontanamento degli studenti.
Rallenta la dispersione scolastica
Tra medie ed elementari si stabilizza il dato dell'abbandono
La dispersione nasce alle scuole medie. Mentre è quasi sconosciuta alle elementari. È questo il dato di fondo emerso dall'indagine campionaria sulla dispersione scolastica realizzata dall'Ufficio di statistica del ministero dell'istruzione, relativamente all'anno scolastico 2002-03, e appena pubblicata sul sito www.istruzione.it (info: tel. 06/58495064; e-mail mariano.ferrazzano@istruzione.it). La rilevazione riguarda gli studenti delle scuole statali elementari e medie (con esclusione, quindi, della regione Valle d'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano) che si sono ritirati con atto formale entro i termini di legge (esclusi comunque quelli che si sono trasferiti ad altra scuola), gli alunni non valutati agli scrutini finali a seguito di un troppo elevato numero di assenze, e i ragazzi che sono usciti dal circuito dell'istruzione dopo l'assolvimento dell'obbligo scolastico, senza aver però conseguito il titolo di licenza media. L'indagine non è esaustiva dei fenomeni di abbandono e di evasione, ma può fornire attendibili indicazioni al riguardo. La dispersione, nell'ultimo quinquennio, si è attestata nelle scuole elementari su livelli 'fisiologici', pressoché costanti nel tempo (con un piccolo calo degli abbandoni, dello 0,03%, dal 1992/93 al 2002/03), mentre presenta, nelle scuole medie, valori più elevati, sia pure con dimensioni molto contenute. E con una buona notizia: il trend è positivo dal 1992 a oggi (-0,76 di drop-out a livello nazionale).
Scendendo nel dettaglio, nei cinque anni di corso delle elementari, il dato risultante dagli indicatori di interruzione di frequenza che sembrano configurare un abbandono (iscritti mai frequentanti e interruzioni di frequenza non formalizzate) è, complessivamente, dello 0,08%, identico a quello dello scorso anno. La quasi totalità dei casi è, comunque, ascrivibile ad alunni nomadi trasferitisi o ritiratisi senza preavviso. Nelle scuole medie, che presentano valori più elevati dei corrispondenti valori riscontrati alle elementari, nell'a.s. 2002/03 ha interrotto la frequenza lo 0,31% (contro lo 0,33 del 2001/02) degli iscritti. Il trend degli ultimi anni ha un andamento molto regolare, nel quale i valori dell'Italia si pongono a metà tra quelli delle ripartizioni meridionale e insulare e quelli del Centronord. La maggiore concentrazione di interruzioni (0,20% nazionale) si registra tra gli alunni 'mai frequentanti sebbene iscritti', con punte dello 0,37% nel Sud (0,68% in Calabria e 0,44% in Campania) e dello 0,31% nelle isole (0,37% in Sicilia e 0,16% in Sardegna), a fronte dello 0,07% nel Centro e dello 0,08% nel Nord (dove, però, compaiono, a sorpresa, uno 0,24% in Friuli-Venezia Giulia e uno 0,11% in Emilia-Romagna).
LA DISPERSIONE 'RICCA'. Come evidenzia il Rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Eurispes, il fenomeno, pur caratterizzando tutto il territorio nazionale, assume connotazioni diverse a seconda delle aree geografiche prese in considerazione, tanto che si può parlare di due diverse tipologie di dispersione scolastica: una dispersione da 'evasione', propria delle zone meno sviluppate economicamente e/o socialmente, in cui il fenomeno è ben visibile già nella scuola dell'obbligo, e una dispersione da 'abbandono' o da crescita economica, propria delle zone più benestanti, in cui il fenomeno è più accentuato nelle scuole superiori. In Piemonte, per esempio, la variante 'ricca' del fenomeno colpisce, soprattutto, i giovani in uscita dal terzo anno degli istituti professionali (qualifica professionale di I livello). Per quanto riguarda le politiche di intervento, si cerca di potenziare l'orientamento e di 'curvare' i curricoli sulle esigenze personali, integrandoli con la formazione professionale e con gli stage. Anche in Emilia-Romagna il mondo del lavoro ha una notevole forza attrattiva, ma l'offerta è orientata verso una manodopera estremamente qualificata, e questo costituisce un incentivo al proseguimento degli studi, piuttosto che a un'uscita anticipata dal sistema formativo. E chi abbandona la scuola senza aver conseguito il diploma spesso accede al sistema della formazione professionale. Qual è la strategia della direzione regionale? 'L'ufficio scolastico', spiega il direttore generale Lucrezia Stellacci, 'intende rendere flessibile l'offerta formativa degli istituti superiori con moduli di formazione integrata istruzione-formazione professionale, che, dall'a.s. in corso, assumono una collocazione organica nei percorsi di studio previsti dalla riforma Moratti.