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Italia bocciata in Europa per scuola e cultura. Il Censis: sprechi al sud

Soltanto la Grecia investe meno di noi nell'istruzione

07/04/2013
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Il Messaggero

I CONTI
ROMA Italia dietro la lavagna in Europa. In castigo proprio per le spese per l’istruzione e la cultura. L’ultima bocciatura è firmata dall’Eurostat, l’Istituto di statistica europeo che ha fatto i conti in tasca ai 27 Paesi dell’Unione comparando i dati della spesa pubblica nel 2011.
L’Italia è all’ultimo posto per percentuale di investimenti statali dedicati alla cultura, lasciando solo l’1,1% del PIL a questo capitolo di spesa, esattamente la metà della media europea (2,2%). Nell’istruzione siamo penultimi: ci batte la Grecia, che non è esattamente il simbolo di un’economia sana. Spendiamo l’8,5%, la media nell’Unione è il 10,9%.
Secondo l’Istituto europeo per protezione sociale e sanità nella maggioranza dei Paesi si concentra il 55% del totale della spesa pubblica. Dai il 41% alla protezione sociale e il 14,7% alla sanità.
I RITARDI
Ma non solo spendiamo poco, ma neanche sempre spendiamo bene. Proprio in questi giorni un’altra bocciatura ce la prendiamo in casa, dal Censis. Che rivela i ritardi della scuola nel meridione nonostante le maggiori risorse spese. Secondo la ricerca, il meridione investe il 6,7% del Pil contro il 3,1% investito da Roma in su.
L’ABBANDONO
Anche in termini assoluti la differenza si sente. In euro, la spesa per un ragazzo che studia nel sud è di 1.170 pro capite; il 24,9% in più di chi studia nel resto d’Italia, che costa 937 euro. Eppure il tasso di abbandono scolastico nel sud è il 21,2%, nel Nord scende al 16%.
1.170
Sono gli euro spesi
ogni anno per uno
studente del Sud
E poi c’è quello che i sociologi chiamano fenomeno Neet, acronimo inglese che significa: ragazzi che non studiano e non lavorano. Che è poi una drammatica emergenza sociale. Sono quasi il 31,9% (circa uno su tre) dei giovani meridionali tra i 15 e i 29 anni. In Campania questa media sale al 35,2%, in Sicilia addirittura al 35,7%.
Il rapporto Censis “La crisi sociale del Mezzogiorno”, elaborazione su dati Istat, non si ferma alla scuola. Ma è nella scuola che è più visibile il fallimento di una programmazione. «Al sud – scrive il Censis – non si riescono a mettere a frutto i fondi europei, si spende di più per la scuola ma con risultati peggiori». Un malessere che è percepito anche all’università: dagli atenei meridionali c’è una fuga verso il nord del 23,7% degli iscritti. Il flusso contrario, nord verso sud, è appena del 2%.
IL MINISTRO
Rassicurano le parole del ministro dell’Istruzione Francesco profumo: «I dati Eurostat costituiscono uno stimolo a invertire la rotta». «Ma attenzione - aggiunge - a evitare una lettura fuorviante dei numeri. La percentuale dell’8,5% è calcolata tenendo conto della spesa pubblica complessiva, comprese cioè anche le risorse assorbite dal pagamento degli interessi sul debito pubblico. Una spesa, questa, che esula dalle scelte di ogni governo e che riduce giocoforza le disponibilità economiche da destinare ad altri capitoli, compreso quello per l’istruzione».
Alessia Camplone
 


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