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Istruzione Profumo critica i critici. Ma i fondi sono in bilico

Il ministro Profumo se la prende con chi, davanti ai tagli ipotizzati nella spending review, grida in soccorso della scuola e dell'università italiana

06/07/2012
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l'Unità

MARIAGRAZIA GERINA

Il ministro Profumo se la prende con chi, davanti ai tagli ipotizzati nella spending review, grida in soccorso della scuola e dell'università italiana. Riflessi condizionati, più degni dei «cani di Pavlov» che di «autorevoli commentatori», assicura l'ex rettore del Politecnico. La bistecca, però, per stare alla metafora suggerita dallo stesso Profumo, c'è. Ed è grossa e indigesta. Un taglio da 200 milioni, che alla fine ripetono  da viale Trastevere non sarà applicato al Fondo di finanziamento ordinario, ma che gli atenei italiani dovranno lo stesso mandare giù. E lo stesso dovranno fare enti di ricerca e scuole pubbliche, alle prese con esuberi, mobilità e blocchi del turn over, totale per i bidelli. Mentre per il diritto allo studio le risorse "aggiuntive", 90 milioni, non bastano a ripristinare adeguatamente il fondo. Dov'è allora il riflesso condizionato di chi grida in soccorso della scuola? Per tentare di spiegarlo, il ministro ha fatto diramare una nota, pubblicata anche sul sito del Miur. Con tanto di foto di pastore tedesco ad illustrare il concetto. Titolo, per chi non avesse capito: «Il cane di Pavlov». «Come infatti il noto cane dello scienziato russo Ivan Pavlov aveva una forte salivazione da acquolina in bocca anche in assenza del cibo se semplicemente veniva fatto suonare il campanellino che per mesi aveva accompagnato la pappa, così», spiega con tono irritato e didascalico la nota del Miur, «è bastata l'identità della cifra proposta per il taglio al fondo di funzionamento ordinario delle Università (200 milioni) con quella postata in bilancio (come ogni anno, prima dell'estate) a completamento della dotazione ordinaria per le scuole paritarie, oltre che la coincidenza temporale, a far scattare in prestigiosi commentatori un vivacissimo riflesso condizionato: si toglie all'università pubblica per dare alla scuola privata». La lista dei commentatori, a cui la nota piuttosto esplicitamente pare riferirsi, è piuttosto lunga. In testa agli "indiziati", il presidente della Conferenza dei rettori, Marco Mancini, che ieri sull'Unità ha criticato aspramente le misure messe in campo dal governo Monti: «Nemmeno Tremonti era arrivato a tanto!». Il ministro, suo ex collega, sembra non abbia gradito per niente. Su tutte le furie, ha attaccato a testa bassa. E con insolita veemenza. Ma al netto della metafora canina, nella sua risposta non ci sono molte rassicurazioni. Se non che i 200milioni alle scuole private sono in realtà una cifra con il segno meno rispetto ai finanziamenti stanziati in precedenza. E che i tagli alle università sono un «processo ancora in itinere, che deve essere preso seriamente e dunque valutato alla fine». Di certo, non si sono sentiti per niente rassicurati studenti e sindacati. «Si tagliano risorse alle università, si conferma il quasi azzeramento del diritto allo studio, si accorpano e sopprimono enti di ricerca, si riducono ulteriormente gli organici nel sostegno, si tagliano i collaboratori scolastici, già drasticamente ridotti negli anni scorsi, per appaltare all'esterno le pulizie a costi superiori», passa in rassegna i tagli il segretario della Flc Cgil Domenico Pantaleo, invocando lo sciopero generale. Mentre gli studenti della Rete della conoscenza avvertono che se lo «scempio» verrà confermato, loro non staranno a guardare.


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