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Istruzione contro Tesoro: già dato

Braccio di ferro tra Profumo e Grilli . Stasera si conoscerà l'entità dei sacrifici . «Ridotte e razionalizzate tutte le spese, di più non si può»

05/07/2012
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l'Unità

BdG

Un braccio di ferro che durerà fino a stasera, quando si riunirà il Consiglio dei ministri. Da una parte i tecnici del ministero del Tesoro, con tagli per circa 200 milioni al fondo di finanziamento ordinario degli atenei. Dall'altra quelli del ministero dell'Istruzione, decisi a dimostrare che di sforbiciate lineari non c'è alcun bisogno. È l'ultimo «duello>, emerso dal magma ancora informe (ma molto caldo) della spending review. «Siamo stati i primi ad aderire alle ricognizioni iniziali della spending review, avviate in marzo dal ministro Giarda spiegano a Viale Trastevere non abbiamo un atteggiamento pregiudiziale. Ma siamo altrettanto convinti che non si possono colpire asset importanti del Paese e che ci sono altri modi che consentono risparmi. La scuola deve restare al centro degli asset del Paese». Dagli uffici del ministro Francesco Profumo fanno sapere che quella amministrazione «ha già dato>, all'altare dei risparmi, con la riduzione del 60% delle spese dell'ufficio stampa, l'avvio della diminuzione delle sedi del dicastero (da cinque a due il prossimo anno), la razionalizzazione della spesa per l'acquisto di beni e servizi oltre ai i risparmi conseguiti con il «plico telematico>>, introdotto in occasione degli esami di maturità. Su questi suggerimenti operativi si sta giocando la partita con gli uomini della Ragioneria. Assolutamente priva di fondamento, invece, la lettura di alcuni osservatori secondo cui i 200 milioni sottratti al servizio pubblico verrebbero «girati>, alle paritarie. In realtà quel fondo da 200 milioni rappresenta la dotazione ordinaria per le private.

 

PROTESTE Il clima tuttavia torna pesante tra gli studenti, pronti a scendere in piazza in caso di aumenti di tasse universitarie e di tagli ai servizi. I sindacati Cgil, Cisl e Uil si sono già schierati in difesa del diritto allo studio. Sul ring è salita anche la commissione cultura della Camera, che ha chiesto di evitare i tagli all'Università. In poche ore il nodo Università andrà sciolto. Così come si dovrà definire una volta per tutte il piano Severino che ridisegna la geografia giudiziaria, preso di mira dalle associazioni degli avvocati (che oggi si asterranno dal lavoro in segno di protesta) e appoggiati dai parlamentari Pdl, che hanno presentato un ordine del giorno contro la chiusura degli uffici. Tra i tribunali più piccoli potrebbero essere soppresse 32 unità (a fronte di una richiesta di 36), mentre saranno 674 gli uffici di giudice di pace da chiudere. In via di soppressione anche 220 sedi distaccate. Ma i numeri continuano ad essere «ballerini». Secondo le ultime voci gli uffici giudiziari di Castrovillari, Lamez ia Terme, Rossano, Caltagirone, Sciacca, Mondovì e Cassino non si salveranno, nonostante i ripetuti ttentativi degli ultimi giorni. È «evidente>, l'incostituzionalità del provvedimento di revisione delle geografia giudiziaria. Lo rileva il presidente dell'Organismo unitario dell'Avvocatura, Maurizio de Tilla che annuncia: «ci rivolgeremo alla Corte Costituzionale>, perché «lo schema di decreto legislativo sugli uffici dei giudici di pace, è incostituzionale e il ragionamento è, evidentemente, estendibile a tutta la revisione della geografia giudiziaria». Parte la battaglia di carte bollate, ma da Via Arenula gli uffici non fanno una piega: il testo si atterrà alla delega varata dall'ultimo governo.

 


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