Istituti al gran caos dell'Invalsi. La Gelmini: i test si devono fare. Ma le scuole non lo prevedono
Problemi anche per la struttura: dimessosi Cipollone, in arrivo un commissario straordinario
di Alessandra Ricciardi
Giorni difficili, per l'Invalsi, l'istituto di valutazione è al centro di un duro braccio di ferro tra il ministero e le scuole sull'obbligatorietà delle prove da somministrare da quest'anno anche alle superiori. Ma non solo. Ci sono problemi anche interni, legati alle dimissioni del suo presidente, Piero Cipollone, e all'esiguità del personale.
Una protesta dei dipendenti si è chiusa con la convocazione di un tavolo al ministero. L'ipotesi è quella di un commissariamento dell'ente, anche in vista di un suo ridisegno nell'ambito del nuovo sistema di valutazione. Intanto il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, è intervenuta nei giorni scorsi (circolare prot. 2792) per dire che non sono ammesse diserzioni. Gli insegnanti devono somministrare le prove alle superiori e devono correggerle. In calendario dal 10 al 13 maggio prossimi, le prove «concorrono alle rilevazioni periodiche e di sistema». Una rilevazione a cui le scuole non possono istituzionalmente sottrarsi, dice il ministero. Tanto che il piano annuale delle attività, predisposto dal dirigente scolastico e deliberato dal collegio dei docenti, «non può non contemplare tra gli impegni aggiuntivi dei docenti... le attività di somministrazione e correzione delle prove Invalsi». In quanto attività aggiuntive, poi, dovranno essere pagate, così come previsto dalla contrattazione integrativa e dunque attingendo al fondo di istituto. Ma senza risorse aggiuntive. Nelle scorse settimane, alcuni collegi dei docenti hanno deliberato di non somministrare le prove. Una decisione che viene bollata dal ministero come «impropria». Anche perché, secondo la nota, «le funzioni deliberative del collegio dei docenti devono essere esercitate nel rispetto del ruolo di concorso istituzionale che l'ordinamento scolastico assegna alle scuole nell'ambito del Servizio nazionale di valutazione». Ma c'è un problema di fondo, che la circolare non risolve: i piani della attività, che dovevano prevedere le prove Invalsi, sono stati deliberati ad inizio anno. E solo pochissimi prevedevano anche i test.
Secondo i Cobas, che stanno portando avanti una mobilitazione per far saltare le prove, «tutto il lavoro richiesto ai docenti per la somministrazione dei test non è obbligatorio». Le operazioni dirette e connesse con i test Invalsi comportano un lavoro aggiuntivo che non rientrerebbe fra i compiti obbligatori del docente. Il quale dunque non avrebbe così nessun obbligo a svolgerlo.
Alcuni presidi hanno provato ad aggirare l'ostacolo organizzando la somministrazione delle prove durante le ore di lezione, facendole rientrare nell'ambito della ordinaria funzione docente». Un escamotage contestato da molti lavoratori.