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Istat: sono 200 mila i dottori disoccupati

Se la laurea non basta

25/03/2013
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La Stampa
STEFANO RIZZATO MILANO

A fermarsi in superficie, si rischia di dare ragione a lui: Giorgio Tedone, romano, 26 anni, che a inizio febbraio ha messo il suo diploma di Scienze Politiche all’asta su eBay. La laurea sembra sempre più un inutile «pezzo di carta». Ma la verità è che – per quanto non offra la garanzia di trovare lavoro – per molti ha rappresentato un paracadute decisivo, proprio negli anni della crisi globale.

Dice l’Istat: nel 2012 i laureati under 35 a caccia di impiego sono arrivati a sfiorare quota 200 mila, in crescita del 28% rispetto al 2011 e di oltre il 42% rispetto al 2008. In tutto, senza guardare all’età, i disoccupati con laurea sono oltre 300mila: una città di medie dimensioni. Numeri impressionanti, ma che possono ingannare. Perché il nostro Paese sta vivendo un aumento generalizzato della disoccupazione giovanile. A ritrovarsi senza lavoro non sono solo i «dottori». Anzi, a ben vedere, la laurea ha aiutato molti a superare indenni gli ultimi tempi.

Lo spiega bene la quindicesima indagine annuale sulla condizione occupazionale dei laureati, stilata dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea. Tra il 2007 e il 2012, la disoccupazione è cresciuta del 67% per i giovani di 25-34 anni, ma «solo» del 40% per i laureati della stessa età. Insomma, la crisi ha colpito i giovani, tutti. Ma quelli con laurea hanno trovato un impiego un po’ più facilmente. Altro che «pezzo di carta».

«Gli studi universitari restano un vantaggio fondamentale», conferma il direttore di AlmaLaurea, il professor Andrea Cammelli. «È vero che a un anno dal titolo, gli occupati sono in calo, circa 7 su 10. Ma è vero anche che a cinque anni dal diploma, il tasso di disoccupazione tra i laureati è bassissimo: intorno al 6%. E, nell’arco di una carriera, i dati dicono che un laureato guadagna in media il 50% in più degli altri lavoratori».

Certo, le imprese italiane restano tra le meno propense in Europa ad assumere «dottori». Nel totale degli occupati italiani, solo il 17,6% ha una laurea. La media europea è di 29,1. Assumono persone con un diploma universitario grandi imprese, con orizzonti internazionali e alto livello d’innovazione. Il tipo di aziende che scarseggia nel nostro Paese.

Per uscire dalla crisi, dice il rapporto AlmaLaurea, abbiamo bisogno dei giovani più di quanto loro abbiano bisogno di noi. «Un laureato può aiutare una piccola azienda a capire i processi di internazionalizzazione. Se invece di vedere solo nero le nostre imprese decidessero di investire sulle competenze, sono convinto che loro – e insieme il Paese – sarebbero in grado di rilanciarsi».

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