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Istat: nel 2013 crolla il Pil, record del debito e niente spesa

Austerità. Italiani sempre più austeri e impoveriti. L'anno scorso il Prodotto Interno Lordo si è fermato a meno 1,9, il debito è balzato al 132,6%, giù i consumi: -3,6 miliardi di euro. Protestano i 400 precari dell’istituto senza presidente dal 28 aprile 2013: dopo Giovannini, anche Padoan ha preferito il governo

04/03/2014
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il manifesto

Roberto Ciccarelli, Il Manifesto, 3.3.2014

Crolla il Pil, aumenta il debito pub blico, il carrello della spesa è sempre più vuoto. Questo il bilancio desolante fatto ieri dall’Istat su un paese giunto al sesto anno di crisi. Con il calo del Pil dell’1,9%, il 2013 non è stato pessimo come il 2012, quando la produttività è caduta del 2,4%, ma ha di fatto riportato le lancette dell’orologio indietro di 13 anni.
Secondo il barometro del Pil, oggi gli «attori economici» che vivono nel 2014 hanno in realtà fatto un viaggio nel tempo e si muovono in un’epoca antecedente al 2000. Nel frattempo il debito pubblico ha registrato un nuovo record, inferiore rispetto alle previsioni nefaste fatte dal governo Letta nel Def, ma certamente impressionante: siamo arrivati al 132,6%, un livello mai visto prima. Sono numeri da considerare attentamente perchè, a partire dal 2016, i governi italiani saranno costretti dalla Troika e dalla norma sul pareggio di bilancio inserita in Costituzione dalle forze politiche che oggi reggono il governo Renzi (Pd in testa, più Forza Italia oggi all’opposizione) a procedere al taglio del debito pubblico per 50 miliardi di euro all’anno, per i prossimi vent’anni. Sarà un massacro, sociale ed economico.
Nel frattempo Renzi e il ministro dell’Economia Padoan ricevono i complimenti per il rapporto deficit/Pil che nel 2013 è rimasto al 3%, stesso livello del 2012. Cala l’avanzo primario, cioè l’indebitamento netto meno la spesa per interessi: al 2,2% rispetto al Pil, nel 2012 era al 2,5%. Magre consolazioni e nulla di definitivo. Con l’aumento del debito, della disoccupazione (12,9%), il crollo dei consumi del 2,6% (nel 2012 al 4%) c’è poco da dormire tranquilli. Una nuova procedura d’infrazione da parte della Commissione Ue è dietro l’angolo. Domani la commissione farà un report sulla situazione macroeconomica dell’Italia. A Renzi e Padoan potrebbe essere recapitata la richiesta di una manovra finanziaria extra da 12–13 miliardi per non sfondare nel 2014 il tetto del 3%. I progetti di taglio al cuneo fiscale, l’istituzione del nuovo sussidio con tro la disoccupazione «Naspi» e la richiesta di allentare il vincolo sul deficit sarebbero rinviate di colpo. L’Istat ha registrato anche un lieve decremento della pressione fiscale «svedese»: siamo al 43,8%, meno 0,2 punti percentuali rispetto al 44 toccato nel 2012.
Ma se si entra nei particolari, allora cambia il colpo d’occhio: nel 2013 le entrate della Pa sono diminuite dello 0,3% rispetto al 2012, le entrate correnti sono scese dello 0,7%, mentre le imposte indirette sono calate del 3,6% per la contrazione dell’Imu, cioè del pedaggio pagato da Letta e dal Pd per tenere in vita un governo con Berlusconi durato 10 mesi. Poi c’è il calo dell’Iva e delle accise. Aumentano invece le imposte indirette a causa dell’Ires e dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi da capitale.
Confindustria, con il presidente Giorgio Squinzi ha già lanciato l’allarme. La richiesta è di sbloccare tutti i pagamenti dei debiti della Pa, già annunciati da Renzi, e interventi sul lavoro e per rilanciare i consumi delle famiglie che hanno raggiunto nel 2013 il minimo storico dal 1990. Si parla di 3,6 miliardi in meno. La spesa per gli ali men tari è caduta del 3,1%, quella per la sanità del 5,7%, per l’abbigliamento del 5,2%. «Una vera Caporetto — commenta il Codacons — il 2013 è stato l’anno nero per i consumi». Del resto, il calo del Pil e l’aumento del debito «sono due facce della stessa medaglia, finché si riduce il debito aumentando le tasse» sostiene l’associazione dei consumatori. Quella dell’austerità.
Ieri i ricercatori precari dell’Istat hanno interrotto la presentazione dei dati 2013 in sala stampa. Protestavano contro la mancata nomina del presidente dell’istituto che ha espresso ben due ministri: Giovannini al Lavoro con Letta e oggi Padoan all’Economia. L’Istat non ha nemmeno un direttore generale e le attività legate al censimento permanente, già deciso per legge, sono bloccate. Nel 2015 dovrebbe partire la sperimentazione e il prolungamento di 400 contratti precari. «Il governo nomini un nuovo presidente e l’Istat nel frattempo ricominci a lavorare — afferma Lorenzo Cassata (Flc-Cgil) — Qui non c’è un presidente dal 28 aprile 2013».


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