«Io, prof di sostegno finita in laboratorio all’istituto d’agraria»
Nella: e con i disabili colleghi non specializzati
di Valentina Santarpia
Quando le hanno chiesto di fare una talea di gelsomini, si è guardata intorno imbarazzata. Nella Fronterré, 47 anni, insegnante, non ha nessuna idea di come si facciano le talee, anche se adesso è assistente tecnica di laboratorio agrario in tre istituti siciliani, a Pachino, Sortino e Avola. «Ci sono finita per caso. Sono un’insegnante di sostegno da 16 anni, e ancora conservo i messaggi dei miei ex alunni che mi chiedono di tornare. Spero di poter esaudire i loro desideri». In provincia di Siracusa, dove Nelly — come la chiamano — ha sempre avuto incarichi annuali come insegnante di sostegno, di posti vuoti ce ne sono. Ma non per lei che, immessa in ruolo con la fase B della Buona scuola, dal momento in cui ha accettato la domanda di assunzione è stata spostata in altra provincia e su altra classe di concorso.
«Ma che ne sapevo io? Anche consigliata dai sindacati ho pensato che fosse giusto compilare la domanda di assunzione. Invece se fossi rimasta in graduatoria avrei continuato ad avere le mie supplenze annuali sul sostegno e senza neanche l’angoscia della destinazione. Tanto più che quelle cattedre, parte dell’organico di fatto, ora diventeranno organico di diritto, grazie alla legge di Bilancio: e io sarei stata assunta a tempo indeterminato senza questi disagi. Mentre io mi arrabatto nei laboratori di agraria, studiando il pomeriggio piante e innesti, ai ragazzi disabili che avrebbero bisogno di persone specializzate come me verranno assegnati insegnanti senza l’abilitazione al sostegno».
Sono gli effetti perversi della riforma. Che ha deciso delle priorità nelle assunzioni: e quindi Nelly, che era della fase B, è stata «piazzata» per tappare il buco dei laboratori agrari, classe C050. «E pensare che quel diploma l’ho preso dopo la laurea in Scienze motorie, ma solo per avere tre punti in più in graduatoria».
Nessun algoritmo informatico ha tenuto conto dei suoi 16 anni e delle sue specializzazioni sul sostegno. «E sono stata fortunata perché all’inizio la destinazione era Firenze. Ma il primo anno sono riuscita ad avere il differimento perché avevo già un incarico annuale ad Augusta, sempre sul sostegno. Quest’anno con la mobilità straordinaria mi hanno mandato prima a Caltanissetta e poi spostata tra tre Comuni: faccio 200 chilometri al giorno per muovermi tra una scuola e l’altra, per fare i laboratori. Ma non è la mia materia: devo studiare chimica, fisica, biologia e chiedere aiuto ai docenti titolari di cattedra. Sono tutti comprensivi e anche i ragazzi conoscono la situazione, ma per me è umiliante».
Nelly supplisce alle sue carenze con l’esperienza: «Riesco a conquistarmi la fiducia dei ragazzi perché so come prenderli. Ma sto crollando. Sono andata al pronto soccorso perché sono svenuta. Vorrei solo che fosse fatta giustizia. L’assunzione è stata una beffa per me e per gli altri 8 mila della fase B, per questo siamo pronti a fare una class action ». Il motivo della denuncia collettiva? La discriminazione presunta rispetto ai docenti assunti con la fase C: «Il potenziamento doveva avvenire in base alle richieste delle scuole, e invece alla fine è stato realizzato in base alle immissioni in ruolo. E così quelli che avevano poche o nessuna supplenza, quindi pochi punti, sono stati avvantaggiati: sono andati su cattedre vicine a casa. E noi che davvero insegnavamo da anni, e avevamo punteggi alti, siamo stati spostati sia geograficamente che su altre cattedre. Una beffa».
Chi ci rimette? «Noi, prima di tutto: se fossi stata interessata al ruolo sarei partita nel 2004, mi sarei presa il contratto e poi sarei rientrata con la prima tornata di trasferimenti. Non l’ho fatto perché ci tenevo alla continuità didattica e alla stabilità familiare. Ma ci rimette anche il sistema scolastico: cosa ne sarà della ragazza di 17 anni che l’anno scorso non voleva neanche entrare in classe? Con me aveva imparato a gestire le emozioni e stava sviluppando un programma didattico. Ora sarà affidata a un professore qualsiasi, senza alcuna abilitazione».