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Invalsi, in tre milioni al test che divide «Troppo nozionismo»

«I quiz Invalsi promettono di valutare il sistema scolastico italiano, ma puntano a farlo solo attraverso domande che trascendo completamente il grado totale di apprendimento di uno studente e si focalizzano, al contrario, su concetti e nozioni da imparare semplicemente a memoria», accusa il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo.

03/05/2014
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Il Messaggero

LA SCUOLA
ROMA C’è chi li considera una perdita di tempo: un esame di Stato che esame non è. Per molti è una bomba messa lì con l’intento di far scoppiare il sistema scolastico italiano. Per molti altri, invece, è l’unico modo per evidenziare le zone d’ombra della scuola e dell’insegnamento. Si chiamano test Ivalsi, quelli dell’Istituto nazionale di valutazione, anche quest’anno ai nastri di partenza, che servono a monitorare il livello d’apprendimento degli studenti e la qualità generale del sistema scolastico nelle scuole elementari, medie e superiori. Si parte il prossimo 6 maggio con le rilevazioni nelle scuole primarie, seconda e quinta elementare le classi coinvolte. In calendario la prova preliminare di lettura e quella d’italiano. Mercoledì ci sarà, invece, la prova di matematica e il questionario studente, mentre il 13 maggio toccherà alle classi seconde dei licei con le prove d’italiano, di matematica e questionario studente. Per gli studenti delle medie, invece, l’appuntamento con i quiz è fissato al 19 giugno e i risultati faranno punteggio per l’esame di terza media. Circa tre milioni gli studenti coinvolti, 145mila le classi in cui saranno distribuiti i test, che costano quest’anno circa 14 milioni di euro. Le domande prevedono risposte multiple ma anche aperte, e alla fine sarà stilata la classica graduatoria di merito delle scuole italiane più virtuose. Il voto sarà rappresentato, come d’abitudine, in centesimi, con un voto minimo di 10 punti fino a un massimo di 100. Per la sufficienza sarà necessario raggiungere 60/100.
LE POLEMICHE
Ma già da ora, a meno di una settimana dai quiz, tornano puntuali anche le polemiche, che da anni accompagnano i test Invalsi. I sindacati sono sul piede di guerra e promettono uno sciopero dei docenti nei giorni delle prove. «I quiz Invalsi promettono di valutare il sistema scolastico italiano, ma puntano a farlo solo attraverso domande che trascendo completamente il grado totale di apprendimento di uno studente e si focalizzano, al contrario, su concetti e nozioni da imparare semplicemente a memoria», accusa il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo. Del resto qualche criticità le prove le dimostrano da anni. La graduatoria viene stilata solo sugli istituti campione, un gruppo che non rappresentata la totalità delle 40mila scuole italiane –alle quali i test sono comunque imposti – per cui, di fatto, è una verifica solo parziale, quando dovrebbe, invece, analizzare il trend dell’intera penisola. Sulle famiglie, poi, i quiz Invalsi non dovrebbero gravare in alcun modo e invece molte scuole suggeriscono, in vista dell’appuntamento con i test, l’acquisto di piccoli manuali di preparazione che costano non più di cinque euro. Un vero business per le case editrici, accusano  i sindacati, considerato il fatto che, se tutti i tre milioni di studenti acquistassero un “bignami” per l’Invalsi, si raggiungerebbe la cifra – di certo non trascurabile – di 15 milioni di euro.
LE REPLICHE
Ma questi a detta del neo presidente dell’ente di ricerca, Annamaria Ajello, «sono solo pregiudizi che vanno combattuti». «Deve passare l’idea – afferma la Ajello – che la valutazione è un percorso di formazione che permette alla scuola di migliorare, non un controllo burocratico». In Gran Bretagna i test di valutazione sul sistema scolastico e sulla preparazione dei ragazzi sono attivi fin dal 1962, «E non sono mai serviti per discriminare nessuno – prosegue il vicepresidente dell’Associazione presidi italiani, Mario Rusconi – ma solo per misurare il livello medio di preparazione dei nostri studenti».
Camilla Mozzetti


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