INTERVISTA a Sinopoli (Flc-Cgil): sul contratto i giochi sono aperti, la questione sociale è la risposta ai neofascisti
Lucio Ficara
La Legge di Bilancio 2022 sta prendendo forma, l’atto di indirizzo per il rinnovo del Contratto scuola 2019-2021 dovrebbe presto aprire il tavolo di confronto con i sindacati, sono in arrivo importanti finanziamenti dal Recovery plan, il sindacato nel mirino di frange estremisti: ne parliamo con il segretario generale della Flc-Cgil Francesco Sinopoli.
L’ultimo contratto scuola, firmato il 19 aprile 2018, è stato considerato da più parti un accordo ponte per sbloccare una situazione grave di blocco decennale. Segretario Sinopoli lei crede che questa volta, docenti e personale Ata, potranno sperare di avere un rinnovo contrattuale serio?
Nel 2018 abbiamo riconquistato il contratto collettivo. Ora dobbiamo andare oltre le acquisizioni dell’attuale contratto facendo ulteriori passi in avanti in termini di maggiore libertà nel lavoro, di riconoscimento del valore di tutte le professionalità della scuola, di piena inclusività. Dobbiamo anche puntare ad un trattamento economico perequativo, in relazione agli stipendi dei colleghi europei e del personale laureato degli altri settori pubblici, di riconoscimento di una vera formazione in servizio retribuita per tutto il personale, di espansione delle relazioni sindacali in particolare sul terreno dell’organizzazione del lavoro.
Nel sito nazionale della Flc-Cgil è stato pubblicato il rapporto “Education at a glance”, realizzato dall’Ocse per mettere a confronto i vari sistemi scolastici dei principali Paesi d’Europa: i docenti in Italia percepiscono il 14% in meno rispetto ai paesi Ocse e il 13% in meno rispetto ai colleghi Ue. Il rinnovo del Ccnl 2019-21 è un’occasione per rendere questo differenziale meno mortificante?
Sì, la sede contrattuale è l’unica sede dove può essere raggiunto l’obiettivo di una perequazione retributiva che conferisca prestigio sociale e orgoglio professionale ad un personale che è cruciale per la tenuta del Paese, sul piano culturale, della crescita umana generale, dello stesso sviluppo economico che in tanto può realizzarsi in quanto abbiamo persone colte, preparate e con il più alto titolo di studio. Anche su questo piano facciamo non a caso registrare un divario negativo con i maggiori Paesi d’Europa. Se davvero la scuola è centrale nel Paese il contratto collettivo è uno strumento fondamentale per il suo rilancio.
A chi demagogicamente sostiene che il nuovo contratto della scuola dovrebbe avere aumenti stipendiali di oltre 300 euro mensili, cosa si sente di dire? Quali sono invece le basi reali e concrete per potere sedersi al tavolo della contrattazione?
Che il divario stipendiale con i colleghi europei e con il personale dei settori pubblici si aggiri attorno a quella cifra è indubbio. Anche oltre. Noi abbiamo innanzitutto una base per rivendicare ulteriori risorse rispetto a quelle che erano state stanziate nella Legge di Bilancio dello scorso anno. Ricordiamoci che formalmente il contratto era considerato chiuso su questo piano. Grazie all’accordo sui settori pubblici e al patto sull’istruzione abbiamo riaperto i giochi. Ora sull’entità di queste risorse che riguardano anche il nuovo inquadramento professionale per il personale Ata che è fondamentale, si deve aprire un dibattito pubblico nel Paese perché è tema che non riguarda solo la categoria, proprio per quello che ho detto prima. Il differenziale è noto e noi lo abbiamo ribadito anche nei giorni scorsi.
Cosa dovrebbe accadere perché ciò si realizzi?
Il punto vero è che il decisore politico riconosca tale differenziale retributivo come problema reale che va affrontato e risolto. Come? Con un accordo tra le parti che riconosca l’obiettivo e porti avanti il negoziato fino all’ultimo minuto, mettendo in gioco tutte le risorse disponibili. Ovviamente, partendo dalla Legge di Bilancio che dovrà attuare il patto sull’istruzione e andando anche oltre. Fare demagogia e farsi propaganda è facile, praticare l’obiettivo è il mestiere che ci compete.
Non ritiene sia arrivato il momento, visto anche i fondi del Pnrr al riguardo, di affrontare contrattualmente il tema della formazione dei docenti e del personale della scuola? Quali proposte pensate di fare sulla formazione nel tavolo contrattuale?
La formazione è tema presente con rilievo nella nostra piattaforma rivendicativa. Posso dire che è tema che mi sta particolarmente a cuore. È argomento che è già di potestà contrattuale anche se talvolta il Governo se ne dimentica (vedi la recente invasione di campo sulla formazione del personale sul tema della disabilità). La formazione ha un senso partendo da un piano nazionale come quelli che hanno accompagnato le vere riforme della scuola come per esempio l’introduzione del modulo nella scuola primaria. All’interno di un piano nazionale la formazione deve essere organizzata e implementata dalle scuole, deve contribuire a promuovere la collegialità e il lavoro un team, non deve essere solo un percorso individuale, ha senso se viene pensata sui bisogni che emergono in seno alla comunità scolastica e quindi dai bisogni cognitivi delle nuove generazioni. Quindi, se diventa elemento di autogestione e autoriflessione sul proprio lavoro da parte dello stesso personale, se diviene elemento che incrocia la crescita professionale.
Dopo l’esperienza della DaD in fase emergenziale, in alcune scuole si tenta di utilizzare la Didattica Digitale Integrata al di fuori dell’emergenza. Nel prossimo contratto sarà toccato il tema dello smart working oppure assisteremo, come spesso accade, al fai da te tipico dell’autonomia scolastica?
Non bisogna confondere la didattica digitale integrata (DDI) con lavoro a distanza, lavoro agile (smart working), lavoro da remoto. La DDI non rientra in nessuna delle tre tipologie elencate in precedenza. È modalità che è stata praticata e regolata da legge e Contratto nazionale esclusivamente per affrontare la pandemia. È da escludere categoricamente un uso improprio di essa. Oggi in nessun caso può essere attivata se non per le ragioni sanitarie legate al Covid 19.
Ci può fare un esempio pratico?
Per intenderci, una sede scolastica resa inagibile per qualsiasi ragione non fa scattare la didattica a distanza ma solo l’attivarsi delle autorità (Comuni, Province, Regioni, USR) a trovare una sede alternativa. Subito. Nessun’altra ipotesi è contemplata né dalle leggi né dai contratti. Il lavoro agile e da remoto invece potrà interessare il personale amministrativo tecnico e ausiliario: e questo sarà tema necessariamente da regolare con il contratto nazionale. Altra cosa è lo smart working nella sua accezione vera, tema che sarà naturalmente oggetto del tavolo contrattuale.
I diritti dei precari della scuola vengono troppo spesso calpestati, non ultimo il malfunzionamento dell’algoritmo delle nomine delle supplenze annuali da GaE e Gps. Nel contratto ci sarà una equiparazione dei diritti del personale precario a quello di ruolo? Sarà possibile garantire al precario di scegliere la supplenza che desidera, senza che gli algoritmi vadano a viziare a priori le loro scelte?
È nostra ferma intenzione raggiungere la parità di trattamento economico e giuridico tra il personale senza distinzioni, anacronistiche, basate sulla tipologia del contratto. A parità di lavoro deve corrispondere parità di trattamento. Questa rivendicazione contrattuale va affiancata da una altra rivendicazione storica della Flc-Cgil, cioè la stabilizzazione di tutti i precari docenti e Ata anche al fine di superare le enormi difficoltà e disfunzionalità legate alle procedure decise unilateralmente dal ministero. Vedi il caso degli algoritmi fallaci. I processi di informatizzazione che sono in atto vanno governati partendo dalla trasparenza delle procedure e senza calpestare i diritti dei lavoratori.
Ma i sistemi on line non avrebbero dovuto migliorare le cose?
Quello che accaduto questa estate non si deve più ripetere e serve sanare gli abusi, rimediare agli errori su cui abbiamo già avviato ampio contenzioso ma bisogna evitare proprio il contenzioso per il bene delle persone e dell’istituzione scolastica.
L’occupazione eversiva e squadrista della sede nazionale della Cgil a Roma è un segnale preoccupante che potrebbe preludere a qualcosa di organizzato oppure è l’atto sconsiderato di alcune ‘teste calde’? Cosa si sente di dire a chi in modo qualunquista dice che i sindacati, soprattutto i Confederali, non difendono più le istanze dei lavoratori?
Umberto Eco parlava di “fascismo eterno”. Una dolorosa realtà che si vuole negare ma che purtroppo è parte viva della nostra storia. Per questo no, non si tratta di ‘teste calde’. Sono reazionari che stanno cavalcando un disagio specifico provando a trasformarlo nella base per conquistare un ruolo che non avranno perché sono fuori dalla nostra costituzione. Il loro riferimento è però a un fascismo moderno quello per intenderci dell’occupazione di Capitol Hill, istanze eversive che sfruttano anni di impoverimento delle persone che lavorano per scagliarle non contro chi ha guadagnato da quell’impoverimento ma contro chi ha provato faticosamente a difendere le lavoratrici e i lavoratori da 30 anni di attacchi consumati all’interno dell’affermazione del modello neoliberale di stampo tathceriano.
Ma perchè è stata colpita la Cgil?
Il sindacato, ricordiamolo, è stato il primo bersaglio di quel modello; il sindacato andava indebolito, annullato, se possibile in tutti i paesi del mondo dove si era insediato e poteva rappresentare un freno per la società degli individui come amava ripetere Margheret Tathcer. Questo movimento è l’epilogo nella pandemia globale che ha accentuato processi in atto di un fenomeno di lunga durata. Il neoconservatorismo che ha spostato la ricchezza dal basso verso l’alto.
Quindi la Cgil, come primo sindacato d’Italia, dà fastidio?
I neofascisti sono consapevoli di tutto ciò e colpiscono il sindacato perché pensano che senza il sindacato si possa avere campo libero per conquistare una rappresentanza di ampie fette di società in difficoltà. Ma dentro una visione reazionaria, subalterna nei fatti a chi decide e intimamente fascista. Noi abbiamo risposto con una piazza straordinaria di cittadine e cittadini giovani e anziani, lavoratori e lavoratrici, studentesse e studenti. Ma soprattutto abbiamo posto con forza la questione delle questioni che è la questione sociale. Dare risposta sul tema del diritto alla sanità, del diritto all’istruzione, sul tema della precarietà del lavoro, dei salari; questo è il vaccino contro ogni fascismo. Noi ci battiamo per ottenere queste risposte, con tutte le difficoltà e nostri limiti ma per ottenere queste risposte.