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Intervista a Nerozzi: ''NOTIAMO LE APERTURE restiamo FERMI SUI PRINCIPI'' (da Aprile)

Intervista a Nerozzi: ''NOTIAMO LE APERTURE restiamo FERMI SUI PRINCIPI'' Cgil/Confindustria: una strada tutta in salita Paolo Nerozzi, bolognese di nascita, ha cinquant'anni. Nel 1991 è eletto se...

17/07/2004
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Intervista a Nerozzi: ''NOTIAMO LE APERTURE restiamo FERMI SUI PRINCIPI''
Cgil/Confindustria: una strada tutta in salita
Paolo Nerozzi, bolognese di nascita, ha cinquant'anni. Nel 1991 è eletto segretario generale aggiunto della Funzione Pubblica Cgil, e nella stessa categoria diventa il numero uno dal giugno del '94. Alla segreteria confederale della Cgil arriva il 27 gennaio 2000.
Attualmente, nella segreteria di Guglielmo Epifani, ricopre l'incarico per le politiche di coesione economica e sociale, in particolare del Mezzogiorno, delle riforme istituzionali, del federalismo, dei bilanci regionali. A lui, che faceva parte della delegazione della Cgil che ha partecipato all'incontro con la Confindustria, abbiamo chiesto alcuni chiarimenti su quanto accaduto nella riunione del 14 luglio.

Dopo solo dieci minuti di colloquio, il dialogo vero - quello nel merito - tra Confindustria e Cgil salta di nuovo tanto che, senza aspettare la fine della riunione, la delegazione del sindacato di Corso Italia ha lasciato la sede di viale dell'astronomia. È già finito, dunque Nerozzi, l'idillio con Montezemolo e la sua "nuova" confindustria?
Non sarei così schematico sulla questione. Il documento che ci è stato presentato ha tutta una parte che abbiamo apprezzato: lo abbiamo detto ieri e lo ribadiremo dovunque sarà necessario. Del testo che ci è stato proposto, tutta la parte sulle iniziative da assumere per lo sviluppo è buono. Non possiamo, però, non prendere atto che tutta la parte relativa all'ipotesi di revisione dell'impianto del sistema contrattuale altro non è che la riedizione del punto di vista "Bombassei" (Alberto: ex presidente di Federmeccanica attualmente, nella nuova Confindustria di Montezemolo, è il responsabile per le relazioni industriali e gli affari sociali, ndr).
È, quindi, su questa parte del documento che esprimiamo dissenso perché, mentre ci si chiede di fare in fretta a chiudere si vorrebbe, inoltre, che fossimo d'accordo a fermare tutte le contrattazioni in corso.
Non già di rottura, allora, si tratta. Io riassumerei l'esito della riunione di ieri affermando che siamo pronti a notare le aperture ma continuiamo ad essere fermi sui principi.

Rimane, comunque, il fatto che la Cgil abbandona la riunione mentre le altre due confederazioni rimangono, ancora una volta, da sole al tavolo affermando, per di più, di non comprendere i motivi di tale decisione. Che ne pensi, non sei un po' preoccupato?
Diciamo che si è intravisto, anche ieri, in qualche protagonista al tavolo del confronto, lo spirito del Patto di Luglio e degli accordi separati.
Noi, però, andiamo avanti con le nostre posizioni che, ripeto, sono di apprezzamento per la parte sullo sviluppo e critici sull'accelerazione che si vuole far assumere al confronto sul sistema di contrattazione.
Che non vuole dire, in alcun modo, che non vogliamo discutere nel merito. Diciamo solo che vogliamo farlo seguendo una linea di priorità e non crediamo che il modello contrattuale sia in cima all'elenco. Infine, e non crediamo sia una questione di poco conto, riteniamo che prima di discutere di revisione del modello di contrattazione al tavolo del confronto con Confindustria, sia necessario realizzare una proposta condivisa con Cisl e Uil portandola all'attenzione de lavoratori. Vorrei ricordare a tutti che sull'accordo del 23 luglio 1993 (quello cosiddetto della "concertazione" che ha definito il vigente modello di contrattazione articolato su tre livelli: confederale, nazionale e aziendale, ndr) si sono espressi milioni di lavoratori. Noi non siamo cambiati e continuiamo a ritenere fondamentale l'assenso dei lavoratori con i quali vogliamo continuare a confrontarci.

Quindi, in sostanza, non temi che qualche protagonista al tavolo punti ad un accordo separato?
No, non credo ci sarà alcun accordo separato perché sono convinto che in autunno la manovra economica del governo, l'attacco alle condizioni di vita dei lavoratori riporteranno in primo piano i problemi reali del paese che sono: concludere i contratti aperti; dare risposta alle pensioni; realizzare un diverso modello sviluppo. L'accordo separato la prima volta è stata un tragedia, la seconda sarebbe una farsa. Per questo, ripeto, sono convinto che Cisl e Uil non lo faranno.
[Alessandro Bongarzone]


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