Intervento del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca
Intervento del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca Senato della Repubblica 5 novembre 2002 Senatrici e Senatori, Riprendiamo i nostri lavori parlamentari in una giornata...
Intervento del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca
Senato della Repubblica
5 novembre 2002
Senatrici e Senatori,
Riprendiamo i nostri lavori parlamentari in una giornata di lutto per la
scuola italiana.
Il nostro pensiero va alla scuola elementare di San Giuliano del Molise,
così provata dagli eventi calamitosi che l'hanno colpita.
Il nostro pensiero va ai ragazzi che non ci sono più, alle loro famiglie
stremate dal dolore, agli insegnanti che hanno perso la vita e alla loro
collega ancora seriamente in pericolo, a tutti i docenti e agli alunni
dell'Istituto comprensivo si San Giuliano.
Abbiamo ammirato in questi giorni così difficili, la dignità, la forza,
il coraggio e il desiderio, l'impegno a ricominciare, a ricominciare
proprio dalla scuola per dare concretamente il senso che la vita
continua, per dare di nuovo speranza e fiducia ai giovani e sollievo
alle famiglie.
Abbiamo assunto l'impegno di stare vicini a tutta la comunità e ai
cittadini, in coordinamento con tutte le istituzioni coinvolte per far
sì che le loro aspettative non vadano deluse. Manterremo
l'impegno.
Oggi, all'ordine del giorno della seduta parlamentare abbiamo da
affrontare argomenti impegnativi ed urgenti, legati alla riforma degli
ordinamenti scolastici.
La conclusione del comune percorso, dopo un approfondito dibattito in
Commissione e in Aula - per cui ringrazio tutte le Senatrici e i
Senatori -, ci dà l'occasione di riaffermare i contenuti essenzali e
soprattutto i principi sui quali si basano le scelte contenute nel
disegno di legge di riforma degli ordinamenti scolastici italiani.
La prima riflessione che vorrei proporre a tutti voi è che i principi -
iscritti negli articoli 1 e 2 del disegno di legge delega - non hanno
riscontrato vere e sostanziali divergenze.
E non avrebbe potuto essere diversamente, visto che abbiamo cercato di
mantenere, per quanto possibile rispetto alla mutata cornice
costituzionale, il quadro valoriale frutto del lungo dibattito avvenuto
nella scorsa legislatura. La condivisione dei principi ispiratori del
provvedimento
Ciò significa che, al di là dei legittimi dissensi e del confronto
politico, il Paese, rappresentato da quest'Aula, può riconoscersi
attorno alle scelte di fondo, ai valori di riferimento, alla
riaffermazione dell'importanza di questa iniziativa che si pone
l'obiettivo di ridefinire, in modo organico e sistematico, gli aspetti
fondamentali del sistema scolastico e formativo.
Uno dei principi generali e di fondo che permea il disegno di legge -
che credo possa e debba unirci - è il porre la persona umana al centro
dello sviluppo educativo e di riaffermare l'importanza del patto
educativo con le famiglie. Tali principi sono richiamati e sviluppati,
in particolare, nei primi due articoli del provvedimento, è in
continuità con la migliore tradizione culturale e pedagogica sia
cattolica che laica, e rappresenta per questo il vero legame unitario
del nostro Paese. La persona umana al centro dello sviluppo educativo
La finalità generale del sistema eduativo, così come previso al disegno
di legge, é quella infatti di favorire la crescita della persona umana,
nel rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e
dell'identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, in
coerenza con i principi dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e
secondo i princpi sanciti dalla Costituzione. La scuola quindi ha il
compito e l'obiettivo di promuovere l'appendimento lungo tutto l'arco
della vita, garantendo a tutti pari opportunità di raggiungere elevati
livelli culturali, assicurando a tutti il diritto all'istruzione per
almeno dodici anni, o comunque, sino al conseguimento di una qualifica
professionale. Le finalità iscritte negli articoli 1 e 2 della Riforma
Anche i principi fondanti della scuola dell'infanzia, con l'obiettivo
della sua generalizzazione, e quelli relativi agli altri cicli sono
valori condivisi e comuni alla riflessione legislativa degli ultimi anni
e alla storia della scuola italiana. Con riferimento a questa scuola
trovo opportuna la raccomandazione del Senatore Gubert ad esplicitare
il riferimento allo sviluppo morale e religioso, sempre presenti nelle
attività educative e negli orientamenti della scuola dell'infanzia. Così
pure, l'aver mantenuto l'articolazione tra scuola del fanciullo e scuola
del preadolescente ( scuola elementare e scuola media), rende chiara la
volontà di rispettare, secondo la migliore tradizione italiana, i ritmi
dell'età evolutiva. Ringrazio il Senatore Valditara per essersi
soffermato su questo delicato aspetto della Riforma.
Dunque a questi valori e a questa tradizione ci siamo ispirati e mai
all'individualismo, a criteri aziendalistici ovvero privatistici, come
paventato dalla relatrice di Minoranza Senatrice Soliani. Ci ritroviamo,
invece, pienamente nelle riflessioni del Senatore Gaburro che ha colto
lo sforzo di concepire un impianto ispirato ai valori solidaristici e
umanistici che valorizza l'apporto della società civile al
consolidamento delle istituzioni della Repubblica.
Né si può rimproverare al Governo alcuna omissione rispetto al dovere di
garantire un sistema di istruzione pubblico, unitario, nazionale e di
qualità per tutti i cittadini. La garanzia di un sistema unitario,
nazionale e di qualità per tutti i cittadini
Infatti, i principi ispiratori della legge, hanno tenuto conto, - come
ho già avuto modo di dire - certamente del dibattito culturale e
politico che intorno alla riforma dura ormai da più di trent'anni, come
ha opportunamente ricordato in quest'aula il Relatore di Maggioranza, il
Senatore Asciutti.
Ma questa unità dei principi ispiratori della legge, è anche il frutto
di esperienze concrete, di sperimentazioni, di tentativi di innovazione
di singoli aspetti del sistema, delle iniziative degli insegnanti, delle
scuole e della stessa Amministrazione. A questo proposito ringrazio il
Sen. Compagna che ha richiamato in Aula l'orgoglio della nostra
Amministrazione e il suo valore, che condividiamo. L'unità di valori è
anche il frutto delle esperienze concrete delle scuole, delle
istituzioni e dell'Amministrazione.
Essa è, infine, il risultato di una legislazione precedente che,
soprattutto negli ultimi anni, ha avviato il decentramento e la
modernizzazione del sistema lasciati irrisolti per troppi anni.
Nessuna di queste esperienze locali o nazionali, professionali,
amministrative e politiche è stata trascurata o sottovalutata nella
elaborazione di un testo - il disegno di legge in discussione -, che
cerca di dare sistematicità, unitarietà e trasparenza agli obiettivi di
una scuola che si rivolge e interessa tutti i giovani.
Questo risultato - che ritengo il più significativo di tutta
l'iniziativa - è certamente la conseguenza di alcune sfide che vorrei in
questa occasione richiamare, e alle quali siamo tenuti a rispondere,
senza più indugi e tentennamenti. L'unità di principi è anche la
conseguenza delle sfide da affrontare
LA PRIMA SFIDA
La prima sfida riguarda il nostro rapporto con l'Europa.
Anche la scuola deve fare i conti con il contesto europeo e
l'accelerazione del processo di integrazione. L'unificazione monetaria è
stato un importante passo in questa direzione, ma senza uno sforzo di
armonizzazione dei sistemi di istruzione, cioè la creazione di uno
spazio educativo comune, anche questo traguardo non sarà sufficiente per
costruire un'Europa politica basata su valori e principi condivisi.
Dobbiamo essere tutti consapevoli che per l'integrazione europea è
fondamentale una forte convergenza delle politiche educative. L'Europa
e l'esigenza della creazione di uno spaio educativo comune
Ormai il mercato del lavoro attraversa le frontiere, i nostri studenti
si confrontano in termini di qualità e professionalità con i loro
colleghi europei, la competizione, una volta centrata solamente sulle
merci e sui prezzi, avviene sempre più sulle conoscenze, sulle
competenze, sulla cultura.
Abbiamo cercato di rispondere a questa sfida in più modi: Le scelte
concrete
- il primo riguarda la riaffermazione della nostra tradizione culturale
con nuovi piani di studio e un percorso liceale rinnovato. Anche
l'Italia si avvia a diventare una società multiculturale e proprio per
questo deve impegnarsi, soprattutto attraverso la scuola, a ritrovare
quei valori comuni di civiltà che definiscono l'essere CITTADINO ed
ITALIANO, ed insieme CITTADINO DELL'EUROPA. La tradizione
Perché l'incontro tra culture sia veramente fecondo esso deve fondarsi
non solo sul rispetto, sulla tolleranza, sulla reciprocità, sulla
solidarietà, ma anche sulla coscienza e memoria della propria identità,
della propria storia e delle proprie tradizioni;
- Un secondo aspetto, riguarda la definizione di un canale di istruzione
e formazione professionale, di pari dignità, prestigio ed efficacia di
quello liceale, sicuramente distinto "da quest'ultimo" così come
auspicato dal Senatore Compagna. Questo è il punto che continua - fin
dal Dopoguerra - ad allontanarci dall'Europa ed anche dai bisogni e
dalle esigenze di migliaia di ragazzi e ragazze - oggi spesso respinti
dal sistema di istruzione formale - , che vogliono che venga
riconosciuto il loro progetto di vita e di lavoro, senza rigidità e
senza esclusioni. Per questo, Senatrice Franco, e non per limitare
opportunità e garanzie, abbiamo chiamato DIRITTO e non OBBLIGO il loro
dovere di dare un contributo alla crescita di se stessi, in quanto
persone, fino al massimo livello delle loro possibilità e fino ai più
alti gradi di istruzione inclusa quella universitaria. Senatore Sodano,
la nostra preoccupazione è, dunque, quella di elevare gli standard
formativi senza mai precludere a nessuno alcun percorso superiore. La
lettera h dell'articolo 2 stabilisce, infatti, che anche dalla
formazione professionale, previa frequenza di un corso di studi annuale,
si possa accedere all'esame di stato che consente l'iscrizione
all'Università. Un nuovo canale di istruzione e formazione
professionale, per combattere gli abbandoni e la dispersione delle
risorse
E' un punto sul quale non rinunciamo a investire tutte le risorse e le
iniziative possibili, poiché crediamo che solo attraverso al pluralità
effettiva dei percorsi di istruzione e formazione, possiamo sperare di
sconfiggere l'abbandono, la dispersione, lo spreco di risorse umane e
professionali, che raggiungono livelli non più tollerabili.
Su questi aspetti così preoccupanti, la situazione non si è modificata,
sia prima che dopo l'approvazione della legge 9, la quale ha affermato
un principio che non si è tradotto in realtà positiva per migliaia di
ragazzi. Ancora oggi circa cinquecentomila studenti escono dal sistema
senza un diploma ed una qualifica.
Abbiamo imparato da questa difficile realtà che non è sufficiente
"obbligare" formalmente i ragazzi a stare a scuola, ma che bisogna
cambiare le CONDIZIONI in cui stanno a scuola;
- La terza opportunità offerta dalla legge risponde all'esigenza del
cambiamento e delle sue caratteristiche. La risposta educativa al
cambiamento continuo e alla sua velocità
Documenti dell'Unione Europea, programmi di molti governi, accordi
sindacali ripetono che vivere in una società dell'informazione e della
conoscenza, in un mondo caratterizzato dall'incertezza e dall'aumento
della competizione, richiede alle persone di sapere di più, e
soprattutto di essere in grado di continuare ad apprendere lungo tutto
l'arco della vita. Per sviluppare queste capacità bisogna "imparare a
imparare".
Il mondo in cui già siamo entrati chiede a tutti di far fronte a questi
cambiamenti e di fronteggiare i rischi personali che esso comporta e che
non riguardano soltanto la sfera del lavoro.
Per affrontare il cambiamento senza troppe difficoltà, la scuola deve
garantire a tutti i giovani il possesso di alcune competenze vitali,
cioè: contenuti, saperi m anche competenze che garantiscano la
cittadinanza di tutti gli stduenti
- debbono saper risolvere problemi e prendere decisioni, avere spirito
critico e capacità di trovare soluzioni innovative a eventi imprevisti,
- debbono sapersi relazionare, comunicare e interagire positivamente con
gli altri,
- avere un concetto di sé, delle proprie capacità e dei propri limiti,
gestire le proprie emozioni e far fronte allo stress
- saper scegliere; saper valutare, saper sopportare gli insuccessi,
saper costruire relazioni sociali significative, assumersi la
responsabilità del proprio comportamento. Per questo, tra l'altro,
abbiamo introdotto la valutazione del comportamento che corregge una
pedagogia permissiva, e poco attenta allo sviluppo delle competenze
relazionali degli allievi. Ringrazio i Senatori Compagna e Valditara
che apprezzano e condividono questa scelta.
Da questo punto di vista l'esperienza scolastica appare importante non
tanto e non solo per la quantità di conoscenze acquisite, ma anche per
la capacità di affrontare nuovi compiti e nuove realtà. Per tale motivo,
sperimentare il successo nel processo di apprendimento è la condizione
essenziale perché sia possibile continuare ad apprendere lungo tutto
l'arco della vita.
Da questo punto di vista lo stare a scuola disgiunto dal successo
educativo è un non senso.
Un processo di sviluppo che ponga le premesse per una continua capacità
di apprendimento lungo tutto l'arco della vita deve essere fatto di
esplorazioni, esperienze, di assunzioni di impegni, della capacità di
progettare, della costruzione del senso di autostima, come ha
giustamente sottolineato il Senatore Brignone.
Ciò può avvenire in una scuola profondamente rinnovata. L'importante -
come anche Lei Senatrice Franco ha auspicato - è che i giovani imparino
a cambiare lavoro, continuare ad imparare, a gestire la propria
prospettiva professionale in un contesto mutevole, perché possano sempre
rimanere "occupabili".
Se non si vuole consegnare una parte dei giovani ad un destino di
esclusi bisogna offrire loro relazioni di insegnamento/apprendimento che
li aiutino, in primo luogo, a diventare persone autonome, consapevoli,
sicuri di sé. Relazioni di insegnamento e di apprendimento che aiutino
i giovani a diventare persone
Per questo i percorsi formativi debbono essere personalizzati, ma
soprattutto flessibili, attraverso una organizzazione dei piani di
studio che contemplino la possibilità di differenziare lo studio e la
formazione nei contenuti, nella durata, nei percorsi. Ecco perché
abbiamo valorizzato al massimo la dimensione e lo strumento
dell'orientamento e della reversibilità delle scelte.
I ragazzi debbono sapere che qualsiasi segmento del percorso potrà e
dovrà costituire un credito spendibile in ogni momento della loro vita
formativa e professionale.
Ovviamente, ciò comporta elevare la parte irrinunciabile dei saperi di
base e di cittadinanza, che debbono essere garantiti a tutti in
qualsiasi percorso di formazione, anche superando la tradizionale
dicotomia e separazione tra percorsi di formazione e di istruzione. Una
cultura di base unitaria
Un 'altra modalità che speriamo possa diventare presto una efficace
elemento strutturale del sistema è l'alternanza tra scuola e lavoro.
Lo strumento strategico dell'alternanza scuola lavoro
Alternanza significa che la sequenza formazione-lavoro, che è la
sequenza per la quale prima si va a scuola e poi si va a lavorare
mettendo in pratica ciò che si è imparato, deve essere rivista in favore
di un processo circolare interattivo. L'idea è che si possa imparare
facendo, sia perché è nel fare stesso che si attivano i processi di
apprendimento e di scoperta e innovazione, sia perché soltanto un fare
reso consapevole può essere continuamente migliorato e innovato.
L'alternanza è una proposta didattica rivolta a tutti i ragazzi della
secondaria, e che se in qualche caso potrà costituire una vera
alternativa al percorso formale, un tutti gli altri casi potrà
costituire una modalità originale di accostarsi al mondo produttivo e
civile, maturando senso di appartenenza, coscienza civile e solidarietà
sociale.
- Infine, per vincere la sfida della modernizzazione e dell'integrazione
in Europa, puntiamo sulla generalizzazione - fin dai primi anni di
scolarità - dell'insegnamento dell'inglese come lingua veicolare per
tutti, strumento di comunicazione che segnerà nei prossimi anni la più
importante differenza dei cittadini sul mercato del lavoro e delle
comunicazioni. A questa scelta si aggiunge lo studio di un'altra lingua
comunitaria a partire dalla scuola secondaria di primo grado. Non ci
potrebbe essere modernizzazione, inoltre, senza un adeguato investimento
sull'introduzione delle nuove tecnologie come strumento per
l'insegnamento delle discipline. Rispetto alla vecchia concezione che
vede tali tecnologie solamente come "macchine per insegnare", le nuove
frontiere tecnologiche dovrebbero poter costituire ormai una opportunità
per tutti di accedere alle risorse universali della cultura e della
comunicazione. L'inglese e le nuove tecnologie
Più lingue e più tecnologia come strumenti di democrazia, e di equità
sociale, un modo concreto di affermare un effettivo diritto allo studio
nella società della conoscenza. In questo senso - Senatrice Franco -
porteremo a sistema le varie sperimentazioni, compresa quella
dell'insegnamento musicale, che in questi anni sono state attivate ma
che interessano ancora un modesta percentuale di scuole.
LA SECONDA SFIDA
La seconda sfida è più complessa: entriamo, dopo il Novecento, dopo la
fase in cui i sistemi scolastici hanno subito la travolgente domanda di
istruzione, che ha consentito il passaggio dalla scuola di élite a una
scuola di massa, ad una fase in cui debbono prevalere gli aspetti
qualitativi. La seconda sfida: la qualità
Non è più sufficiente sapere che i ragazzi si iscrivono a scuola,
bisogna che per ciascuno di essi il percorso che viene proposto abbia un
significato personale, per ciascuno di loro e per il progetto di vita e
di lavoro che intendono realizzare.
I ragazzi e le loro famiglie, nella grande maggioranza dei casi,
credono che l'istruzione sia una risorsa fondamentale. Il miglioramento
dei livelli di reddito delle famiglie e il progressivo venir meno di
vincoli economici alla decisione di far proseguire gli studi ai figli,
insieme alla consapevolezza diffusa che l'istruzione sia una carta
importante da giocare nel mercato del lavoro, hanno modificato in
maniera radicale i comportamenti nei confronti dell'istruzione.
Ma alla decisione di proseguire gli studi non sempre seguono, come
ragazzi e famiglie richiederebbero, risultati scolastici che consentano
di completare il ciclo e arrivare al diploma o alla qualifica, ovvero ad
una seria competenza spendibile sul mercato del lavoro.
La scuola per essere di massa e di qualità, per tutti e per ciascuno,
ha quindi bisogno di alcune scelte che noi stiamo compiendo con questo
provvedimento:
- Innanzitutto, modificare sostanzialmente la struttura e la natura
della decisione legislativa, che non può più essere - come nel passato -
una dettagliata e rigida elencazione di norme amministrative, ma un
quadro di principi generali e di indirizzi per l'attuazione di politiche
nazionali, di progetti, che possono e devono trovare concreta attuazione
a livello locale, di ogni singola istituzione scolastica inserita nel
suo territorio. Una legge di principi generali, come orientamento e
indirizzo delle scelte delle scuole e delle istituzioni
Questo ci è peraltro imposto, come è stato ricordato nel dibattito dai
Senatori Favaro e Brignone, dalla stessa Costituzione, riformata dalla
Legge 3 del 2001, che assegna allo Stato - come già nell'articolo 33
della stessa Costituzione - la definizione delle "nome generali" e dei
"livelli essenziali di prestazione" del sistema e attribuisce invece
agli enti locali e alle scuole compiti assolutamente inediti per un
sistema nato secondo un modello centralistico, burocratico e uniforme.
Per questo, i nuovi compiti degli Enti locali in materia di istruzione e
di formazione, la tenuta del sistema locale e nazionale, l'allocazione
delle risorse umane e finanziare, secondo principi di equità e di
sussidiarietà, come opportunamente richiamato dal Senatore Brignone,
sono divenuti una priorità nella riflessione e nel confronto
istituzionale e amministrativo.
Gli stessi programmi tradizionali che rappresentavano l'uniformità
centralistica, vengono superati da questo disegno di legge che pone,
invece, le basi per la personalizzazione dei piani di studio. Ne
consegue che non sono gli studenti che debbono adeguarsi all'istituzione
ma l'istituzione che deve essere messa in condizione di rispondere
efficacemente ai bisogni degli studenti. Programmi non più
prescrittivi, ma personalizzati
Dunque i piani di studio personalizzati - come ha giustamente
evidenziato la Senatrice Bianconi - pur con i vincoli nazionali che
tutti debbono rispettare, e che lo Stato deve indicare per obbligo
costituzionale, con il dovuto spazio alla quota regionale, accanto al
responsabilità progettuale delle istituzioni scolastiche e degli
insegnanti, chiamano in gioco la personale responsabilità educativa
degli studenti, della famiglia e delle altre agenzie educative presenti
nel territorio.
- In secondo luogo, la valorizzazione dell'autonomia e della
responsabilità delle istituzioni scolastiche, le quali sono oggi
riconosciute dalla stessa Costituzione. Ai Senatori D'andrea e Cortiana,
che hanno insistito su questo aspetto, vogliamo innazitutto dire che il
Governo non ha mai inteso mettere in discussione questo principio e la
sua realizzazione. Intendiamo dimostrarlo emendando, secondo le vostre
indicazioni quel punto della legge che richiama l'autonomia delle
istituzioni scolastiche. Sappiamo anche però che tutto ciò impone - di
conseguenza - una profonda revisione del ruolo e del funzionamento
dell'Amministrazione centrale e delle sue articolazioni periferiche,
chiamata e non più a gestire le scuole ma a governarle attraverso norme
generali e controlli di qualità. Per questo stiamo investendo
nell'istituzione di un sistema di valutazione come garanzia di
unitarietà, efficacia e trasparenza dell'attività delle scuole; la
valorizzazione dell'autonomia e della responsabilità delle scuole
- in terzo luogo, la definizione di nuove risorse per finanziare per il
rinnovamento del sistema scolastico. E' un tema che non può essere
eluso, Senatore D'Andrea, ma proprio perché riguarda un investimento che
troverà una copertura programmata man mano che verranno emanati i
decreti attuativi della legge delega, come ribadito nell'ordine del
giorno voluto dalla Maggioranza e approvato dal Governo, é
indispensabile predisporre un quadro di riferimento di obiettivi assai
chiari. Non si tratta infatti - come ha fatto giustamente rilevare il
Senatore Favaro - solamente di aggiungere nuove risorse a quelle
esistenti, ma di cambiare anche i criteri della gestione, di individuare
i centri di spesa, di valutare l'efficacia di ogni investimento e di
sperimentare nuovi modelli di amministrazione delle risorse, che ne
garantiscano la massima efficienza. Nuove risorse finanziarie
Tutto ciò é imposto all'Italia, come a tutti i paesi industrializzati,
proprio per la dimensione, l'estensione e la complessità del sistema,
dove si sono moltiplicati i soggetti responsabili della spesa.
- e, infine la promozione della professionalità dei docenti -
richiamata con forza nel dibattito dalle puntuali analisi e proposte
della Senatrice Bianconi -. Con il provvedimento in discussione
affrontiamo alcuni aspetti legati a questa problematica prevedendo un
nuovo sistema di formazione iniziale, che superi il vecchio e generico
modello concorsuale, valorizzi sia i contenuti disciplinari che quelli
tipici della professione di insegnamento ed introduca il tirocinio
obbligatorio, con valutazione finale da parte delle scuole, per
l'abilitazione all' insegnamento. Nuovi percorsi di formazione e
selezione degli insegnanti
Anche in questo caso l'Italia si avvicina alle migliori esperienze
europee di valorizzazione della professione docente. Siamo altresì
consapevoli che questi interventi non saranno sufficienti a raggiungere
l'ambizioso obiettivo di favorire il passaggio da una condizione
impiegatizia dei docenti a quella professionale. In tal senso
consideriamo preziose le indicazioni e le proposte che già da questo
dibattito stanno emergendo. Peraltro, senatrice Manieri, nell'atto di
indirizzo rivolto all'ARAN per il rinnovo del Contratto di lavoro degli
insegnanti abbiamo indicato l'obiettivo di raggiungere gli standard
professionali e retributivi europei come un traguardo di questa tornata
contrattuale. Per il primo biennio economico sono state già indicate le
cifre per una giusta rivalutazione economica degli stipendi dei docenti.
In questo modo e attraverso specifici istituti contrattuali per la
docenza, Senatore Cortiana, pensiamo di rimotivare i docenti alla loro
funzione.
Senatrici e Senatori,
a conclusione di questo importante dibattito, che ha migliorato con
significative integrazioni ed emendamenti non trascurabili della
Maggioranza e dell'Opposizione, il testo originario, ci resta la
preoccupazione di rispondere con tempestività e urgenza alla domanda che
viene dalle famiglie, dall'amministrazione e dagli enti locali e che
richiede la definizione di un quadro di riferimento di principi, di
criteri e di contenuti, sui quali operare le indilazionabili scelte
operative. Urgenza di un quadro di riferimento certo
Sappiamo che non pochi sono gli aspetti di criticità ancora aperti data
la complessità, la vastità e la profondità del mutamento che ci
accingiamo ad operare nel nostro sistema di istruzione e di formazione.
Sappiamo anche, come ha detto bene il Senatore Compagna, che l'azione di
Governo non può esaurirsi esclusivamente su questa legge. Altre azioni
ed interventi il Paese si aspetta, non solo nel campo dell'Istruzione,
ma anche dell'Università e della Ricerca.
La discussione di oggi, è, pertanto, solo il primo passo - per quanto
importante - di un processo che avrà le sue prove decisive sia nella
normativa di attuazione - i decreti legislativi - che nella capacità di
tradurre i principi e i valori che abbiamo descritto in realtà
effettiva, in una cultura della progettazione e della realizzazione. Le
difficoltà della realizzazione e i decreti di attuazione
Il vero cambiamento infatti non è solo nei contenuti della riforma, ma
nella capacità di tutti i soggetti coinvolti di tradurre questo
orientamento in un cambiamento continuo e continuamente sottoposto a
valutazione e verifica.
Possiamo comunque assicurare il Senato e, in particolare, il Senatore
Monticone, che tutti i passi successivi all'approvazione di questo
disegno di legge, saranno aperti al contributo puntuale del Parlamento,
in modo che vi sia la partecipazione reale e il massimo controllo della
coerenza delle scelte rispetto ai principi e ai criteri che ispirano la
decisione di oggi. Un processo aperto al contributo del Parlamento