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Intellettuali assenti, poche idee per la scuola

05/10/2014
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Corriere della sera

Sfortunato chi non può ricordare la maestra che gli ha svelato i segreti della grammatica, il professore che gli ha consigliato un libro che continua ad amare, l’insegnante che lo ha portato a scoprire la passione per lo studio. Oggi è la ventesima giornata mondiale degli insegnanti: si celebra la scuola, si celebra il lavoro nella scuola.
Ognuno ripenserà ai suoi «maestri», per l’Unesco è l’occasione per ribadire che «un sistema educativo è valido se può contare su insegnanti di qualità» e che nel mondo mancano 1,4 milioni di insegnanti per garantire l’istruzione di base universale.
In Italia quest’anno si è molto parlato di insegnanti, ma per ora nulla si è fatto, italianamente rimandando i progetti di riforma al prossimo anno scolastico. Se la legge di stabilità lo confermerà a settembre 2015 è promessa la stabilizzazione di 148 mila precari, un piano gigantesco di assunzioni a tempo indeterminato e di risorse per la scuola. Ma per dirla con Fröbel, il pedagogista tedesco che inventò gli asili, «non è la cattedra che fa il maestro». Come si diventa un «maestro», dunque, nel 2014? Oggi gli insegnanti arrivano all’appuntamento come una categoria in grande crisi di identità: sono dipendenti pubblici o professionisti ai quali nell’epoca dei saperi diffusi e delle molteplici fonti di apprendimento affidiamo i nostri figli perché ne facciano dei buoni cittadini sperando che ce li restituiscano pronti ad affrontare il mondo che cambia?
Sulla scuola è in corso una consultazione telematica aperta dal governo, ma dal dibattito sono assenti gli intellettuali: la primavera scorsa era cominciato un confronto proprio sulle pagine della Lettura del Corriere , ma oggi, salvo casi isolati e sporadici, non si sentono voci né idee autorevoli. Si parla di scatti di stipendio, se aggiungere al programma un’ora di inglese o di musica. Tutto bene, ma i «maestri» meriterebbero più attenzione e più idee.

Gianna Fregonara
 


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