Insegnanti, via al decreto che salva gli scatti e azzera i prelievi
«Contrariamente quanto affermato dal ministro dell’Istruzione il governo non ha stanziato le risorse necessarie a evitare il prelievo dal fondo del Mof» polemizza Mimmo Pantaleo,
IL CASO
ROMA È il decreto salva-stipendi. Due articoli soltanto, ma il Consiglio dei ministri ha strappato un sorriso ai lavoratori della scuola. Si è chiuso così il capitolo più delicato sulla spinosa questione degli scatti d’anzianità degli insegnanti e del personale Ata (bidelli, ausiliari e amministrativi della scuola) ma la partita, estenuante, dovrà riaprirsi con “un apposito negoziato” per usare le parole del governo. Il risultato è che ai docenti in questi mesi verrà corrisposto lo stesso stipendio del 2013: non si avanza ma non si retrocede, fino a quando non sarà esaurito il negoziato e a quel punto gli stipendi verranno restituiti alla normale progressione d’anzianità ripristinando gli scatti con l’anno in corso.
Il rischio di un passo indietro si era materializzato nei giorni scorsi con l’ormai famosa nota del ministero dell’Economia che chiedeva il recupero, a rate di 150 euro, degli scatti maturati nel 2012 e pagati l’anno scorso. Non ci saranno invece tagli e recuperi come già anticipato dal governo in questi giorni, frenando a colpi d’estintore le polemiche che si erano accese come paglia.
LA TRATTATIVA
Il provvedimento del governo consente di recuperare gli scatti del 2013 con un negoziato. Formalmente, si discuterà anche di quelli del 2012, ma di fatto questi sono stati già acquisiti. Durante tutto il negoziato, e comunque per tutti i primi sei mesi del 2014, «al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell’anno 2013». Il governo lo ha messo nero su bianco, i sindacati sono ancora critici, e rimarcano che - scatti a parte - mancano ancora risposte sul trattamento economico del personale Ata (bidelli e amministrativi).
Si procede, come sempre, sanando il pregresso, arrivando in ritardo di proroga in proroga. All’origine di tutto c’è la norma del 2010 che bloccava per tre anni gli scatti di tutti i dipendenti pubblici. Poi, con l’azione dei sindacati, si è cominciato a negoziare il recupero, mentre nel frattempo veniva prorogata anche la sterilizzazione degli scatti assieme al rinnovo del contratto collettivo di lavoro.
Si evita di appesantire il bilancio dello Stato (che è lo scoglio da evitare) come si è già fatto per gli anni precedenti al 2012, finanziando gli aumenti con risparmi e risorse provenienti dal settore scolastico. In buona parte, e su questo i sindacati hanno polemizzato molto, si dovrà attingere al Mof, il fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa. «Il decreto risolve solo in parte le questioni», commenta Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola.
«Contrariamente quanto affermato dal ministro dell’Istruzione il governo non ha stanziato le risorse necessarie a evitare il prelievo dal fondo del Mof» polemizza Mimmo Pantaleo, leader della Flc-Cgil scuola. Un conto è la partita degli scatti, un conto quella delle posizioni economiche del personale Ata. Non se ne parla nel decreto del governo. «E’ gravissimo non aver previsto alcuna soluzione strutturale per questo», rimarca Pantaleo. Ai tecnici e ausiliari infatti era stata chiesta la restituzione, poi sospesa, dell’incentivo economico, come da accordo di tre anni fa, per le mansioni extra. Fatto è, che critiche a parte, il decreto del governo ha suscitato reazioni sul fronte degli altri dipendenti pubblici: il sindacato di polizia Silp Cgil ha subito reclamato un provvedimento analogo. Che è come dire: gli insegnanti hanno ottenuto qualcosa.
Alessia Camplone