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Insegnanti di sostegno Più al Sud che al Nord

I casi di Lombardia, Liguria e Piemonte

09/11/2010
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Corriere della sera

Lorenzo Salvia

I struzione: nel divario Nord-Sud c’è un’eccezione e riguarda gli alunni disabili e gli insegnanti loro dedicati. Nella fotografia del ministero gli insegnanti di sostegno sono più numerosi al Sud e le cose peggiorano al Nord dove la situazione era già più pesante. La media di 2 studenti a docente. Non in Lombardia

ROMA — Di solito quando si allarga la forbice Nord-Sud vuol dire che le cose migliorano al Nord e peggiorano al Sud. Per gli alunni disabili, le loro famiglie e gli insegnanti di sostegno accade l’esatto contrario. Le tabelle che il ministero dell’Istruzione ha consegnato due giorni fa ai sindacati dicono che a livello nazionale la situazione non è cambiata rispetto all’anno scorso. Sono aumentati gli studenti che hanno diritto al sostegno, 7.272 in più, ma sono aumentati anche gli insegnanti che li devono seguire, 4.339 in più. Il risultato è che in media ci sono ancora due studenti per ogni insegnante. Ma la fotografia scattata dall’alto non dice tutto e bisogna scendere di quota per capire come stanno le cose. Da sempre gli insegnanti di sostegno sono più numerosi al Sud. La sorpresa è che le cose peggiorano, di poco ma peggiorano, proprio dove la situazione era già più pesante. Qualche esempio.

Già l’anno scorso la Lombardia aveva un quadro più difficile rispetto alla media nazionale, 2,31 studenti per insegnante. Quest’anno il rapporto è salito a 2,34, cioè ci sono meno insegnanti rispetto agli studenti. Stesso discorso in Piemonte, in Liguria e, di poco, anche in Emilia Romagna. Dall’altra parte dello Stivale succede l’esatto contrario. Già l’anno scorso la Campania aveva una situazione molto migliore rispetto alla media nazionale, 1,75 studenti per insegnante. Quest’anno il rapporto è migliorato ancora, scendendo a 1,71. Stessa tendenza in Basilicata, dove siamo arrivati a 1,55, o in Sicilia e in Puglia.

Ma come sanno bene gli statistici, e pure Trilussa con il suo pollo, la media non dice tutto. Anzi, sono tante le voci da aggiungere al conto. Il 30% degli insegnanti di sostegno sono precari: un problema per loro ma soprattutto per gli studenti che dovrebbero seguire, costretti ogni anno a veder cambiare quella figura di riferimento. Come dice Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, la «continuità didattica è ancora più importante per loro. Se dobbiamo risolvere la questione dei precari è proprio da qui c he bi s ogna c ominciar e » . Non solo. Dall’anno scorso non c’è più il tetto alle presenze dei disabili per ogni classe. «Prima — ricorda Evelina Chiocca, presidente del Coordinamento insegnanti di sostegno — non potevano essere più di uno nelle classi da 25 e più di due nelle classi da 20. Adesso non ci sono limiti. E ci può essere la tentazione di concentrarli in una solo classe, alleggerendo le altre». E qui arriviamo ad un altro tema caldo, l’affollamento generale delle classi. Le stesse tabelle consegnate dal ministero ci dicono che, considerando tutti gli studenti, siamo passati da 21,1 a 21,3 per classe. «Così — dice Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil — l’integrazione degli studenti disabili diventa ancora più difficile».

Scendiamo ancora di quota ed entriamo nelle scuole. Riccardo Badino dirige il primo circolo didattico di Albenga, ed è rappresentante regionale della Cgil: «Nella mia scuola due alunni sono stati certificati come disabili solo poche settimane fa. Loro in queste statistiche non vengono conteggiati e per avere il sostegno dovranno aspettare l’anno prossimo». Brunella Maiolini, invece, è la dirigente della materna Pistelli di Roma: «L’anno scorso avevamo 6 bambini disabili e quattro insegnanti di sostegno, adesso abbiamo 8 bambini e tre insegnanti». Come è possibile che situazioni di questo tipo portino a una media nazionale stabile? Lo spiega di nuovo Evelina Chiocca, la presidente del coordinamento degli insegnanti di sostegno: «Dipende da come i docenti vengono distribuiti nelle singole scuole. Se ne può assegnare uno fisso ad un disabile grave e per questo essere costretti a diminuire le ore ad altri che ne hanno bisogno. La media non cambia, il risultato sì


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