FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3896694
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Inran soppresso, l’appello dei lavoratori. “Senza stipendio, salviamo la ricerca”

Inran soppresso, l’appello dei lavoratori. “Senza stipendio, salviamo la ricerca”

dipendenti (circa 400, 120 dei quali precari) dell’istituto di studi in campo alimentare, eliminato dalla spending review, si preparano a scendere in piazza. Il ministero dell’Agricoltura rassicura: “Non li abbiamo abbandonati”

16/10/2012
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Monica Rubino

ROMA - Era diventato famoso nel mondo per aver promosso la dieta mediterranea e disegnato la "piramide alimentare". Ma l'Inran, l’Istituto nazionale di studi alimentari, è stato soppresso dalla manovra di spending review. "Rischiano di scomparire le competenze scientifiche e un'eccellenza della ricerca in nutrizione in Italia", scrivono i dipendenti in una lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al premier Mario Monti e al ministro delle Politiche Agricole Mario Catania. Il processo di revisione della spesa pubblica ha infatti sancito la soppressione dell'ente pubblico di ricerca vigilato dal Mipaaf, con il trasferimento delle funzioni per alimenti e nutrizione al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), e per quelle sulle sementi all'Ente Risi, con la messa in mobilità di 15 addetti al settore delle conserve alimentari. I dipendenti - che scenderanno in piazza per protestare il 16 ottobre con un presidio a Montecitorio e il 17 al Mipaaf - chiedono alle istituzioni di "agire prontamente per arginare e sopperire alla grave situazione in cui versa un istituto di ricerca pubblico che ha sempre rappresentato un patrimonio per il Paese”.

L'ex Inran ricorda nella lettera che tutto il personale di ruolo e a contratto (circa 400 lavoratori di cui 120 precari) "ha ricevuto solo in questi giorni lo stipendio di agosto 2012 e assiste impotente al blocco di tutte le attività lavorative, il tutto senza avere chiarezza circa il pagamento delle

polizze assicurative di responsabilità civile, delle utenze e degli affitti delle sedi distaccate sul territorio".

La denuncia dei ricercatori. "Abbiamo scritto alle istituzioni – ci spiegano i ricercatori - perché non ci è stata data finora nessuna rassicurazione sul nostro futuro. Siamo stati abbandonati. Eppure è lo Stato che ci ha chiamato: siamo dipendenti pubblici e abbiamo vinto un regolare concorso. Al ministero dell’Agricoltura non esiste un capitolo di spesa per i nostri stipendi". E aggiungono: "Da quando è diminuito il flusso di finanziamenti statali per la ricerca, è stato intaccato anche il fondo ordinario dal quale si pescavano i soldi per i nostri stipendi. Per un periodo i compensi sono stati pagati con i progetti di ricerca. Ma anche questo canale si è via via ristretto e adesso le casse sono vuote". L’Inran sembra essere arrivato all’accorpamento senza più mezzi. Lo si deduce dalle parole del sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, Francesco Braga, che, il 2 ottobre, ha ribadito alla Camera "la necessità di far affluire risorse all’ex Inran, anche per superare il blocco del fido della banca tesoriera, che non ha reso possibile il pagamento degli stipendi al relativo personale".

Il Mipaaf rassicura. Dal dicastero dell’Agricoltura rassicurano: “Siamo perfettamente a conoscenza dei problemi dell’ente – risponde il ministro Catania attraverso il suo ufficio stampa - non abbiamo affatto abbandonato i dipendenti ex Inran, con cui abbiamo avuto un colloquio di recente. Entro ottobre sarà pagato lo stipendio di settembre e quando il decreto attuativo di accorpamento sarà effettivo si vedrà anche in che modo ricollocare il personale precario. Quanto al bilancio, è stato appena chiuso e non ancora trasferito al ministero, quindi non sappiamo se ci sia realmente un 'buco' e a quanto corrisponda l’eventuale ammanco".

Gli altri enti accorpati. Le sorti dell’Inran sono comuni a molti altri enti di ricerca accorpati dal decreto sulla stabilità, come l’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) all’Inail, l’Isae (Istituto studi analisi economica) all’Istat, lo Ias (Istituto per gli affari sociali) all’Isfol. O come il gruppo dei dodici istituti del Miur che andranno a formare una sorta di "super-Cnr". Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha illustrato la settimana scorsa durante una riunione a Palazzo Chigi sulla legge di stabilità il piano di "razionalizzazione del sistema della ricerca", che dovrebbe entrare nel testo finale del ddl. Il primo punto del provvedimento prevede la nascita del nuovo Cnr, non più "Consiglio" ma "Centro" nazionale delle ricerche. La maxistruttura sostituirà, accorpandoli, i dodici enti esistenti - dall’Istituto di fisica nucleare all’Agenzia spaziale fino agli istituti di astrofisica e di geofisica e vulcanologia, per citare i più grandi - tagliando tutti i vertici e assorbendo il personale. Ci saranno anche due nuove Agenzie con il compito di gestire i fondi pubblici e verrà istituita un'abilitazione scientifica nazionale per i ricercatori, sulla falsariga di quella appena partita per i docenti universitari. Sarà un decreto del presidente della Repubblica, da emanare entro 90 giorni, a disciplinare le procedure e la chiamata dei ricercatori da parte degli enti.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL