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Inran, Ispra e gli altri: quando il futuro della ricerca è a rischio

Caos sugli stipendi, tagli ai fondi, i precari in scadenza a dicembre. In attesa della nuova «revisione della spesa» annunciata per ottobre

19/09/2012
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il manifesto
Roberto Ciccarelli
Sono stati definiti i «guardiani del cibo» perchè dettano le linee guida per una sana alimentazione, vigilano sulle tabelle di composizione degli alimenti e le loro ricerche appaiono sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo. Sono i ricercatori dell'ormai ex Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), che a luglio hanno occupato il loro istituto accorpato dalla spending review al Cra (Consiglio per la Ricerca e sperimentazione in Agricoltura) e da agosto non ricevono lo stipendio. Un caos amministrativo prodotto dalla «revisione della spesa» che avrebbe dovuto «integrare» i ricercatori in una nuova amministrazione e invece ha provocato un terremoto nella vita delle loro famiglie, molte delle quali sono monoreddito. «In un incredibile gioco a rimpiattino tra ministero e amministrazioni - ha dichiarato Domenico Pantaleo, segretario Flc-Cgil - nessuno sa più chi governa il sistema e chi deve pagare gli stipendi». Ieri, durante un incontro con il ministro Catania, i ricercatori hanno ricevuto l'assicurazione che gli stipendi verranno pagati a ottobre. «Resta comunque aperta la partita sul futuro della ricerca sull'alimentazione in Italia, unico paese in Europa a non avere un istituto pubblico che se ne occupa - afferma Tito Russo (Flc-Cgil) - che fine faranno i cento ricercatori precari che si occupano del monitoraggio o delle tabelle alimentari?».
Una situazione che riguarda anche molti altri enti di ricerca dove sul futuro dei precari incombe un'altra incognita. Nella seconda spending review, annunciato dal governo per ottobre, si parla infatti di una riduzione della pianta organica anche all'Ingv - l'ente che si occupa della prevenzione di terremoti - e all'Ispra - l'ente che si occupa di ricerca ambientale. A dicembre i 250 precari che svolgono l'attività di prevenzione del sottosuolo più insicuro del mondo potrebbero perdere un lavoro che svolgono da anni. Tagliati come «costi inutili».
Lo stesso rischio lo corrono un centinaio di ricercatori precari dell'Ispra dove, negli ultimi giorni, c'è stata una levata di scudi contro le dichiarazioni del ministro dell'ambiente Corrado Clini, secondo il quale l'istituto non sarebbe all'altezza del compito che svolge. Per l'Unione sindacale di Base (Usb), Clini starebbe pensando di fare uno «spezzatino» dell'ente che si occupa di questioni cruciali come quella dell'autorizzazione ambientale all'Ilva (la «Super Aia»). Dopo avere tagliato in tre anni 9 milioni di euro, per l'Usb l'obiettivo del ministero sarebbe quello di «addomesticare i pareri ambientali nell'interesse delle aziende». Oppure di privare gli enti pubblici di ricerca dei fondi necessari per svolgere i loro compiti istituzionali. I sindacati denunciano il caso della società in-house Sogesid (che verrà chiusa nel 2013 come stabilito dalla spending review) che ha ricevuto 426 milioni di euro dal 2009, soldi che avrebbero potuto essere investiti nell'Ispra. «Clini - continua l'Usb - dovrebbe ricordarsi di tutelare la salute dei cittadini, non quella delle grandi imprese e delle banche».
 

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