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Inglese e test, istruzione (sempre meno) per tutti

L'Università di Ca' Foscari: iscrizione solo con la lingua certificata. E poi le prove per l'iscrizione nei licei, ecco come si fa a pezzi l'istruzione universale

20/03/2013
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l'Unità

Luciana Cimino

Test d'ingresso sempre più selettivi nelle università italiane. L'Università di Venezia Ca' Foscari per la prima volta chiede agli studenti che intendano iscriversi alle sue lauree triennali almeno il livello B1 in Inglese. La selezione è basata sul Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue, Qcer, e va, ovviamente, certificata. Una certificazione che la scuola italiana però non offre. Di solito la posseggono coloro le cui famiglie hanno un reddito tale da consentire i viaggi di studio estivi in Gran Bretagna. La Ca' Foscari ha pensato a una proroga per chi ne è sprovvisto: si può conseguire la certificazione entro 12 mesi, gratuitamente, al centro linguistico di ateneo ma chi non dovesse farcela sarà bloccato. «Il problema è studenti più selezionati» dice il rettore Carlo Carrano. Sovrastato dalle polemiche, il rettore trova man forte nel presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, «è impensabile ipotizzare una formazione di alto livello per i nostri giovani senza la conoscenza dell'inglese - dice il governatore leghista - e non si venga a dire che la lingua al livello richiesto da Ca' Foscari è roba da figli di papà: io stesso non ho studiato l'inglese andando a Cambridge ma approfondendolo sui libri e continuando a farlo tuttora on line». Il rettore dice che «gli studenti dovrebbero già uscire dalle superiori con la certificazione Bl». Ma così non è. E ammette: «Il punto è che abbiamo un aumento di iscritti del 30% negli ultimi due anni" La conoscenza certificata della lingua è quindi un filtro dato che a causa della riforma Gelmini e della spending review le assunzioni di docenti sono bloccate. E gli sbarramenti arrivano anche alle scuole superiori. Da gennaio a oggi diversi sono state le prove di ammissione che alcuni istituti hanno riservato ai ragazzi di terza media. Alla base il solito problema degli spazi, sempre insufficienti mentre crescono gli alunni. L'esigenza di contenere le iscrizioni rischia però di aumentare il divario sociale. «Siamo inorriditi», dice la Rete degli studenti medi. «La scuola superiore è scuola dell'obbligo, è folle immaginare di utilizzare dei test per bloccare l'accesso ». Sulla stessa linea anche l'Unione degli studenti: «Non si può permettere - dichiara Roberto Campanelli - che l'assenza strutturale di fondi alla scuola le trasformi in luoghi della selezione e non dell'emancipazione per tutti». E di «sbaglio» parla anche il Partito democratico, perchè, spiega Francesca Puglisi, responsabile scuola, «siamo ancora nell'obbligo scolastico e perché tutte le ricerche dimostrano che classi eterogenee per abilità e origini economico- sociali degli studenti sono quelle che offrono i migliori risultati negli apprendimenti. È l'ingente danno culturale che ci lascia la destra: che la scuola debba selezionare le eccellenze abbandonando la propria funzione di ascensore sociale" Contraria anche l'Arci e, mentre le associazioni dei consumatori annunciano ricorsi, la Flc- Cgil si dice pronta «a intraprendere tutte le iniziative possibili per bloccare la deriva demagogica" «È l'ennesimo attacco al diritto all'istruzione. Non si può ostacolare l'accesso alle scuole nel nome dell'ideologia della meritocrazia», dice Mimmo Pantaleo, segretario generale. Parole su cui concorda anche il sottosegretario Marco Rossi-Doria: «le scuole superiori sono aperte a tutti: servono risorse per farle funzionare meglio, altro che numero chiuso 1


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